23-03-2024, 08:19 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 23-03-2024, 08:19 PM da T'Dal.)
Logic is the beginning of wisdom, not the end of it
T'Dal Zayrus Vulcaniana
Mentre Dakona mi comunicava attraverso il comunicatore la sua scoperta, un'ansia cauta mi pervase, data l'insolita allegria nella sua voce. La sua affermazione di aver risolto il mistero dell'immunità dei coloni alle radiazioni mi intrigò profondamente. «Sono nei laboratori della colonia, collaborando con il team scientifico. Posso incontrarti a breve; dove ti trovi?» chiesi e alla sua risposta, mi affrettai verso il luogo dell'incontro, il mio passo veloce segnava la mia determinazione di sapere come poter tornare alla nave il prima possibile.
Quando Dakona apparve, la sua felicità era evidente, accresciuta dalla pianta che teneva. La sua gioia era contagiosa, ma una parte di me era decisamente preoccupata. «Come hai scoperto questa immunità? E cos'è quello che hai lì?» chiesi, ma prima che Dakona potesse spiegare, la pianta tra le sue mani si attivò, liberando una nuvola di spore nell'aria. Nonostante il mio tentativo di allontanarmi, fui avvolta comunque dall'effetto delle spore. La mia reazione fu immediata e viscerale. Non volevo che quelle spore avessero effetto su di me, desideravo resistere, mantenere il controllo che avevo sempre esercitato su me stessa. «No» dissi con un suono strozzato, seguito da un implorante, «per favore... no» volevo resistere, ma le spore erano troppo potenti, e il mio solito controllo Vulcaniano iniziò a svanire rapidamente.
In quel momento, tutte le preoccupazioni che avevano dominato la mia vita sembrarono perdere ogni significato. La Saratoga, la nave che avevo guidato con orgoglio e dedizione, i miei obblighi come capitano, il mio matrimonio fallito con Mestral che sembrava appartenere a un'altra vita, e persino i legami con la mia famiglia, tutto ciò divenne piano piano irrilevante, come se quella vita non mi appartenesse più ad eccezione di una cosa in particolare.
L'unica cosa, l'unica persona che rimaneva nella mia mente, era Dakona. Lui era lì, davanti a me, e in quel momento nulla altro contava. Con un sorriso che non avrei mai creduto possibile sul mio viso, ammisi con una sincerità che non avevo mai conosciuto prima: «Io ti amo. Ti posso amare ora.»
Queste parole, dette con una chiarezza e una certezza inaspettate, segnavano un distacco totale dalla persona che ero stata fino a quel momento. Ero sopraffatta da un'emozione pura e profonda, una dedizione che superava ogni razionalità e ogni controllo precedentemente imposto dalla mia cultura e dalla mia formazione.
In piedi davanti a Dakona, con il cuore aperto in un modo che non avrei mai immaginato possibile, ero pronta ad esplorare questa nuova realtà. Le spore avevano eliminato ogni barriera, ogni restrizione che mi ero imposta, permettendomi di esprimere un amore che aveva sempre aspettato, in silenzio, di essere rivelato.
Quando Dakona apparve, la sua felicità era evidente, accresciuta dalla pianta che teneva. La sua gioia era contagiosa, ma una parte di me era decisamente preoccupata. «Come hai scoperto questa immunità? E cos'è quello che hai lì?» chiesi, ma prima che Dakona potesse spiegare, la pianta tra le sue mani si attivò, liberando una nuvola di spore nell'aria. Nonostante il mio tentativo di allontanarmi, fui avvolta comunque dall'effetto delle spore. La mia reazione fu immediata e viscerale. Non volevo che quelle spore avessero effetto su di me, desideravo resistere, mantenere il controllo che avevo sempre esercitato su me stessa. «No» dissi con un suono strozzato, seguito da un implorante, «per favore... no» volevo resistere, ma le spore erano troppo potenti, e il mio solito controllo Vulcaniano iniziò a svanire rapidamente.
In quel momento, tutte le preoccupazioni che avevano dominato la mia vita sembrarono perdere ogni significato. La Saratoga, la nave che avevo guidato con orgoglio e dedizione, i miei obblighi come capitano, il mio matrimonio fallito con Mestral che sembrava appartenere a un'altra vita, e persino i legami con la mia famiglia, tutto ciò divenne piano piano irrilevante, come se quella vita non mi appartenesse più ad eccezione di una cosa in particolare.
L'unica cosa, l'unica persona che rimaneva nella mia mente, era Dakona. Lui era lì, davanti a me, e in quel momento nulla altro contava. Con un sorriso che non avrei mai creduto possibile sul mio viso, ammisi con una sincerità che non avevo mai conosciuto prima: «Io ti amo. Ti posso amare ora.»
Queste parole, dette con una chiarezza e una certezza inaspettate, segnavano un distacco totale dalla persona che ero stata fino a quel momento. Ero sopraffatta da un'emozione pura e profonda, una dedizione che superava ogni razionalità e ogni controllo precedentemente imposto dalla mia cultura e dalla mia formazione.
In piedi davanti a Dakona, con il cuore aperto in un modo che non avrei mai immaginato possibile, ero pronta ad esplorare questa nuova realtà. Le spore avevano eliminato ogni barriera, ogni restrizione che mi ero imposta, permettendomi di esprimere un amore che aveva sempre aspettato, in silenzio, di essere rivelato.