27-03-2024, 09:23 PM
Logic is the beginning of wisdom, not the end of it
T'Dal Zayrus Vulcaniana
La confessione di Dakona, così piena di sincerità e priva di ogni dubbio precedente, mi colpì nel profondo del cuore. La sua lotta interna, palpabile nei momenti prima che pronunciasse quelle parole, aveva trovato risoluzione nella più pura espressione d'amore. Ascoltando Dakona parlare del nostro essere "fatti l'uno per l'altra" e del superamento dei dubbi che lo avevano tormentato, non potei fare a meno di sentire una ondata di calore attraversarmi. Le sue parole riecheggiavano il cambiamento dentro di me, una trasformazione portata dalle spore che avevamo entrambi inalato. La logica, l'obbligo, il dovere - tutto sembrava svanire di fronte a questa nuova realtà in cui esistevamo solo io e lui, uniti da un amore che le circostanze avevano rivelato in modo così improvviso e assoluto.
Quando Dakona proseguì, presentandomi la pianta, ormai priva delle sue spore, come una rosa per me, "mio capitano" divenne un termine carico di nuova intimità e affetto. In quel momento, qualsiasi senso di responsabilità o comando che avevo avvertito come capitano della Saratoga sembrava irrilevante. Le spore ci avevano convinti che Nova Velloria fosse il nostro unico universo desiderabile, eliminando ogni altra aspirazione o impegno: era come se le spore avessero cancellato ogni ombra di dubbio o incertezza, lasciandoci in uno stato di beatitudine incondizionata e provare finalmente le sensazioni che tanto avevamo soppresso.
«Dottore, non pensavo che tu ti sentissi così, io pensavo che io non ti interessassi...! Il bene che dovrebbe interessarci è solo il nostro» dissi accarezzandogli il volto con un gran sorriso.
In tutto questo, in un angolo remoto della mia mente, un sussurro di razionalità persisteva, lottando per farsi sentire. Questo amore, questa felicità - era reale o semplicemente il prodotto di un'illusione? In quel momento, però, quelle domande rimanevano inascoltate, sommerse dalla forza delle emozioni che Dakona e io condividevamo.
«È meraviglioso qui, Dakona… dobbiamo condividerlo» gli dissi, il cuore traboccante di una felicità non filtrata dalla logica o dal ragionamento «Facciamo scendere l'equipaggio, voglio che tutti vedano e siano felici»
Quando Dakona proseguì, presentandomi la pianta, ormai priva delle sue spore, come una rosa per me, "mio capitano" divenne un termine carico di nuova intimità e affetto. In quel momento, qualsiasi senso di responsabilità o comando che avevo avvertito come capitano della Saratoga sembrava irrilevante. Le spore ci avevano convinti che Nova Velloria fosse il nostro unico universo desiderabile, eliminando ogni altra aspirazione o impegno: era come se le spore avessero cancellato ogni ombra di dubbio o incertezza, lasciandoci in uno stato di beatitudine incondizionata e provare finalmente le sensazioni che tanto avevamo soppresso.
«Dottore, non pensavo che tu ti sentissi così, io pensavo che io non ti interessassi...! Il bene che dovrebbe interessarci è solo il nostro» dissi accarezzandogli il volto con un gran sorriso.
In tutto questo, in un angolo remoto della mia mente, un sussurro di razionalità persisteva, lottando per farsi sentire. Questo amore, questa felicità - era reale o semplicemente il prodotto di un'illusione? In quel momento, però, quelle domande rimanevano inascoltate, sommerse dalla forza delle emozioni che Dakona e io condividevamo.
«È meraviglioso qui, Dakona… dobbiamo condividerlo» gli dissi, il cuore traboccante di una felicità non filtrata dalla logica o dal ragionamento «Facciamo scendere l'equipaggio, voglio che tutti vedano e siano felici»