30-03-2024, 07:45 PM
(Questo messaggio è stato modificato l'ultima volta il: 31-03-2024, 07:18 AM da T'Dal.)
Commetti i tuoi errori, impara da essi, e quando la vita ti fa male, perché te ne farà, ricorda quel dolore… Il dolore fa bene: vuol dire che sei fuori da quella caverna.
Jor Erulen Betazoide
«Capisco. Procedi come hai pianificato» risposi con tono calmo ma fermo, apprezzando la sua efficienza e prontezza nel gestire la situazione, ero contento che potessimo utilizzare l'aiuto di Mid. La preoccupazione di Midway per la potenziale reazione di T'Dal e del dottor Raal alla nostra presenza sulla colonia rafforzava la mia ansia. La mia mente si concentrò soprattutto su T'Dal, la cui natura Vulcaniana, tipicamente controllata e logica, poteva essere stata gravemente compromessa dalle spore. Dopo aver terminato la comunicazione con Midway, iniziai i preparativi per la discesa sulla colonia.
Cambiai la mia divisa standard con una tuta protettiva contro le radiazioni, assicurandomi che ogni parte della mia persona fosse coperta e protetta dall'ambiente potenzialmente contaminato della colonia. Ogni movimento era meditato, ma la mia mente era altrove, preoccupata per quello che avrei trovato una volta atterrato. La discesa sul pianeta fu silenziosa e dopo esserci guardati intorno mi misi alla ricerca di T'Dal e Dakona il dottor Raal, ma poi la vidi: T'Dal, il capitano, totalmente immersa in una serenità che non le avevo mai visto mostrare prima, abbracciata al medico di bordo, che stava dicendo qualcosa e rise di gusto. La sua usuale compostezza Vulcaniana sostituita da un'incuranza quasi infantile. Non mi aveva ancora notato, e un sospiro mi sfuggì, carico di sollievo e, al contempo, di pesante preoccupazione. Come avrebbe reagito al mio intervento? Mentre mi avvicinavo, un dilemma mi assillava: avrei dovuto tentare per prima cosa di far rinsavire T'Dal, la cui logica e leadership ci sarebbero indispensabili, o concentrarmi sul dottor Raal, la cui competenza medica poteva essere cruciale per comprendere e contrastare gli effetti delle spore? La decisione non era facile, ma il mio istinto mi portava a privilegiare il benessere di T'Dal. La sua stabilità emotiva e mentale era fondamentale non solo per la missione, ma anche su un piano personale.
«Capitano, sono Jor» dico con voce chiara ma dolce, cercando di attirare la sua attenzione senza spaventarla. «Siamo qui per aiutarti, per portarti a casa.» Mentre le ultime parole mi sfuggono, intendendo la Saratoga, mi preparai mentalmente per ogni possibile reazione, sperando che un barlume della sua vecchia personalità emergesse e la renda ricettiva al nostro aiuto, prima di dover pensare qualcosa e farla arrabbiare davvero molto. La situazione richiedeva delicatezza e rispetto per le emozioni alterate di T'Dal e Dakona, ma sono determinato a fare tutto il possibile per garantire la loro sicurezza e quella dell'equipaggio della Saratoga. La priorità è chiara: dovevamo agire rapidamente, per risolvere questa crisi e ripristinare l'ordine a bordo della nave.
Cambiai la mia divisa standard con una tuta protettiva contro le radiazioni, assicurandomi che ogni parte della mia persona fosse coperta e protetta dall'ambiente potenzialmente contaminato della colonia. Ogni movimento era meditato, ma la mia mente era altrove, preoccupata per quello che avrei trovato una volta atterrato. La discesa sul pianeta fu silenziosa e dopo esserci guardati intorno mi misi alla ricerca di T'Dal e Dakona il dottor Raal, ma poi la vidi: T'Dal, il capitano, totalmente immersa in una serenità che non le avevo mai visto mostrare prima, abbracciata al medico di bordo, che stava dicendo qualcosa e rise di gusto. La sua usuale compostezza Vulcaniana sostituita da un'incuranza quasi infantile. Non mi aveva ancora notato, e un sospiro mi sfuggì, carico di sollievo e, al contempo, di pesante preoccupazione. Come avrebbe reagito al mio intervento? Mentre mi avvicinavo, un dilemma mi assillava: avrei dovuto tentare per prima cosa di far rinsavire T'Dal, la cui logica e leadership ci sarebbero indispensabili, o concentrarmi sul dottor Raal, la cui competenza medica poteva essere cruciale per comprendere e contrastare gli effetti delle spore? La decisione non era facile, ma il mio istinto mi portava a privilegiare il benessere di T'Dal. La sua stabilità emotiva e mentale era fondamentale non solo per la missione, ma anche su un piano personale.
«Capitano, sono Jor» dico con voce chiara ma dolce, cercando di attirare la sua attenzione senza spaventarla. «Siamo qui per aiutarti, per portarti a casa.» Mentre le ultime parole mi sfuggono, intendendo la Saratoga, mi preparai mentalmente per ogni possibile reazione, sperando che un barlume della sua vecchia personalità emergesse e la renda ricettiva al nostro aiuto, prima di dover pensare qualcosa e farla arrabbiare davvero molto. La situazione richiedeva delicatezza e rispetto per le emozioni alterate di T'Dal e Dakona, ma sono determinato a fare tutto il possibile per garantire la loro sicurezza e quella dell'equipaggio della Saratoga. La priorità è chiara: dovevamo agire rapidamente, per risolvere questa crisi e ripristinare l'ordine a bordo della nave.
Logic is the beginning of wisdom, not the end of it
T'Dal Zayrus Vulcaniana
All'udire la voce di Jor, un'onda di familiarità e conforto mi attraversava, nonostante la strana euforia che pervadeva ogni mio pensiero e sensazione. La mia attenzione si spostò da quella che mi sembrava la più bella delle scoperte - la mia nuova relazione con Dakona che aveva rapidamente bruciato le tappe e a cui ero abbracciata - alla figura del mio primo ufficiale avvicinarsi con cautela.
«Jor?» chiesi, la mia voce è piena di sorpresa e di una gioia pura, non filtrata dalla solita riserva Vulcaniana. La sua presenza qui, su questo pianeta che ora percepisco come un paradiso, mi sembrava fosse l'ultimo pezzo di un puzzle che non sapevo di dover completare. Guardai il suo corpo nascosto dalla tuta contro le radiazioni, e per un momento, un barlume di razionalità Vulcaniana cerca di farsi strada attraverso la nebbia di felicità indotta dalle spore, ma durò solo un istante.
«Per portarmi a casa?» ripetei le sue parole rimanendo stretta a Dakona ancora per un momento, sentendo la loro importanza, ma senza riuscire a connettere completamente con la loro urgenza. «Ma Jor, guarda questo posto e la serenità che ci offre. Non c'è bisogno di tornare.» dissi staccandomi dal medico, per poi fare dei passi verso il mio primo ufficiale. Non percepivo la gravità della nostra situazione, né comprendevo pienamente la missione di salvataggio che Jor stava cercando di compiere. La mia mente, normalmente un faro di logica e controllo, ora navigava in acque sconosciute di felicità senza limiti e amore senza condizioni.
«Non preoccuparti per noi, Jor. Le spore... ci hanno mostrato la via. Siamo liberi qui. Toglietevi tutto, è un ordine» dissi con tono allegro. Nel mio stato alterato, la mia fiducia in lui rimaneva incrollabile, ma è adesso filtrata attraverso un velo di beatitudine indotta che rendeva ogni pensiero di partenza o di pericolo distante e irrilevante; mentre mi avvicino a Jor con l'intenzione di condividere questa nuova esistenza, la parte più profonda di me, seppellita sotto l'influenza delle spore, spera che lui possa trovare un modo per salvarci tutti, per riportare me e Dakona alla realtà che conoscevamo, a quella Saratoga che, nonostante tutto, rimaneva la nostra casa, il luogo dove i nostri doveri e le nostre responsabilità ci attendevano.
«Jor?» chiesi, la mia voce è piena di sorpresa e di una gioia pura, non filtrata dalla solita riserva Vulcaniana. La sua presenza qui, su questo pianeta che ora percepisco come un paradiso, mi sembrava fosse l'ultimo pezzo di un puzzle che non sapevo di dover completare. Guardai il suo corpo nascosto dalla tuta contro le radiazioni, e per un momento, un barlume di razionalità Vulcaniana cerca di farsi strada attraverso la nebbia di felicità indotta dalle spore, ma durò solo un istante.
«Per portarmi a casa?» ripetei le sue parole rimanendo stretta a Dakona ancora per un momento, sentendo la loro importanza, ma senza riuscire a connettere completamente con la loro urgenza. «Ma Jor, guarda questo posto e la serenità che ci offre. Non c'è bisogno di tornare.» dissi staccandomi dal medico, per poi fare dei passi verso il mio primo ufficiale. Non percepivo la gravità della nostra situazione, né comprendevo pienamente la missione di salvataggio che Jor stava cercando di compiere. La mia mente, normalmente un faro di logica e controllo, ora navigava in acque sconosciute di felicità senza limiti e amore senza condizioni.
«Non preoccuparti per noi, Jor. Le spore... ci hanno mostrato la via. Siamo liberi qui. Toglietevi tutto, è un ordine» dissi con tono allegro. Nel mio stato alterato, la mia fiducia in lui rimaneva incrollabile, ma è adesso filtrata attraverso un velo di beatitudine indotta che rendeva ogni pensiero di partenza o di pericolo distante e irrilevante; mentre mi avvicino a Jor con l'intenzione di condividere questa nuova esistenza, la parte più profonda di me, seppellita sotto l'influenza delle spore, spera che lui possa trovare un modo per salvarci tutti, per riportare me e Dakona alla realtà che conoscevamo, a quella Saratoga che, nonostante tutto, rimaneva la nostra casa, il luogo dove i nostri doveri e le nostre responsabilità ci attendevano.