01-07-2024, 03:33 PM
La mia vita è dedicata alla grandezza di Cardassia. Ogni decisione, ogni azione è rivolta al bene del nostro popolo e alla sicurezza del nostro impero.
Mindur Damar Cardassiano
Non ero felice di lasciare il mio ufficio, ma dovevo ammettere che la situazione iniziava a piacermi. Stare dietro a una scrivania era monotono e questa missione mi permetteva di fare qualcosa di concreto. «Vale anche per me» dissi quando Ailam disse che era un piacere di lavorare con me, ma il silenzio era caduto tra noi e nessuno fece un passo per colmarlo, non ero mai stato di tante parole e non sapevo cosa potessi dire ad Ailam che potesse essere di qualche interesse... non in quel momento per lo meno. Salimmo entrambi sulla pedana e il teletrasporto fu attivato.
Il Laboratorio Zay'oul era un edificio imponente, un mix di architettura moderna e classica. Non mi sorprese il fatto che il laboratorio fosse schermato contro intercettazioni e teletrasporti non autorizzati. L'unico punto in cui potevamo rimaterializzarci era l'ingresso, dove una giovane assistente di nome Zalina ci accolse con fare cordiale, chiedendoci di lasciare le armi e che ci sarebbero riconsegnate all'uscita.
Con un gesto di riluttanza, consegnai la mia arma nascosta.L a sicurezza non era mai troppa di recente, anche se probabilmente non mi sarebbe servita fuori dall'ufficio. Ero comunque piuttosto bravo a trovare un'arma di fortuna, e persino il mio braccialetto poteva essere utile se utilizzato nel modo giusto al momento opportuno. Non era mai capitato, ma c'era sempre una prima volta. Non mi piaceva essere disarmato, ma ero comunque bravo a improvvisare. Zalina ci consegnò dei badge di riconoscimento e ci scortò verso il turboascensore diretto ai piani superiori. Durante il tragitto, attraversammo corridoi dotati di scanner per rilevare armi e componenti pericolose, olocamere di sorveglianza, e porte con serrature a scansione biometrica. La sicurezza del luogo era impressionante.
Sapevo che Elan e gli altri ricercatori furono immediatamente allertati del nostro arrivo. Per quanto riguardava Torak, era curioso di vedere se ci saremmo davvero lasciati condurre fino a lui. Gli riusciva difficile immaginare qualcosa per cui fossimo disposti a una simile dimostrazione di fiducia, che lui per primo non era sicuro di essere disposto a concedere.
«Che ne pensi?» chiesi ad Ailam, pacatamente, non sapendo nemmeno perché feci quella domanda.
Mentre ci avvicinavamo all'ufficio di Elan, riflettei sulla sicurezza del laboratorio. Era certamente un luogo ben protetto, ma in caso di necessità, sapevo di poter contare sulle mie capacità di adattamento. Nonostante tutto, ero pronto ad affrontare qualsiasi imprevisto. La missione era troppo importante per lasciare nulla al caso.
Il Laboratorio Zay'oul era un edificio imponente, un mix di architettura moderna e classica. Non mi sorprese il fatto che il laboratorio fosse schermato contro intercettazioni e teletrasporti non autorizzati. L'unico punto in cui potevamo rimaterializzarci era l'ingresso, dove una giovane assistente di nome Zalina ci accolse con fare cordiale, chiedendoci di lasciare le armi e che ci sarebbero riconsegnate all'uscita.
Con un gesto di riluttanza, consegnai la mia arma nascosta.L a sicurezza non era mai troppa di recente, anche se probabilmente non mi sarebbe servita fuori dall'ufficio. Ero comunque piuttosto bravo a trovare un'arma di fortuna, e persino il mio braccialetto poteva essere utile se utilizzato nel modo giusto al momento opportuno. Non era mai capitato, ma c'era sempre una prima volta. Non mi piaceva essere disarmato, ma ero comunque bravo a improvvisare. Zalina ci consegnò dei badge di riconoscimento e ci scortò verso il turboascensore diretto ai piani superiori. Durante il tragitto, attraversammo corridoi dotati di scanner per rilevare armi e componenti pericolose, olocamere di sorveglianza, e porte con serrature a scansione biometrica. La sicurezza del luogo era impressionante.
Sapevo che Elan e gli altri ricercatori furono immediatamente allertati del nostro arrivo. Per quanto riguardava Torak, era curioso di vedere se ci saremmo davvero lasciati condurre fino a lui. Gli riusciva difficile immaginare qualcosa per cui fossimo disposti a una simile dimostrazione di fiducia, che lui per primo non era sicuro di essere disposto a concedere.
«Che ne pensi?» chiesi ad Ailam, pacatamente, non sapendo nemmeno perché feci quella domanda.
Mentre ci avvicinavamo all'ufficio di Elan, riflettei sulla sicurezza del laboratorio. Era certamente un luogo ben protetto, ma in caso di necessità, sapevo di poter contare sulle mie capacità di adattamento. Nonostante tutto, ero pronto ad affrontare qualsiasi imprevisto. La missione era troppo importante per lasciare nulla al caso.