TFB Chi non borbotta in compagnia...
#31

I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Mi ritrovai ad osservare Kirk e Rekon con un sorriso divertito: era quasi come guardare un sipario sollevato su una commedia teatrale, con Rekon come la figura misteriosa e reticente e Kirk come il protagonista curioso e affascinante.
Quando Rekon rassicurò Kirk che la loro fama non era di natura famigerata, ma piuttosto celebrata, non potei fare a meno di sorridere ulteriormente.

Annuii, non nascondendo una punta di orgoglio, al brindisi proposto da Rekon all'equipaggio e all'Enterprise, così alzai il proprio bicchiere in segno di accordo. «Un vero gioiello, non c'è dubbio» dissi semplicemente, apprezzando il tributo di Rekon alla loro nave.

La risposta di Rekon alla richiesta di una storia da parte di Jim, mi fece sorridere ancora di più: se da una parte ero curioso di sentire cosa il Tellarite avesse in serbo, dall'altra pensavo che lo mandasse al diavolo. Mentre Rekon raccontava la storia di Kirk e i Triboli, McCoy scosse la testa in incredulità, ridacchiando «Ah, i Klingon e i Triboli! Che tu ci creda o no, ma è successo anche qui, ma non avevo idea che i klingon li avessero vietati... ma è comprensibile. Si riproducevano ad una velocità incredibile.» dissi con un sorriso malinconico, sembrava passata un'eternità da quel momento.

La storia successiva sulla Kobayashi Maru era altrettanto sorprendente, m sapeva bene quanto fosse testarda e innovativa la mente di Kirk, ma l'idea di trasformare un test in un'opportunità per dimostrare creatività era tipica del suo stile. «La creatività di Jim non ha limiti, il che fortunatamente sembra che abbia creato una tradizione dietro di sé, i cadetti devono aver apprezzato la possibilità di mettere alla prova le loro abilità in modi creativi. Non ho mai completamente apprezzato l'idea di un test non vincente. Potrei immaginare il sentimento dietro alla creazione del test, ma è meglio creare un test attitudinale. Meno frustrazione per i cadetti.» ammisi pensoso.
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#32

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Sul volto di Jim si allargò un sorriso felice quando apprese che, almeno nel futuro da cui proveniva Rekon, sembravano ricordarli più per ciò che avevano contribuito a far funzionare che per i vari incidenti di percorso. Annuì con gratitudine al generoso brindisi del tellarite all'Enterprise... e a tutti coloro che l'hanno seguita. Non provi nemmeno a convincermi che non avrebbe anche lei una lunga serie di avventure da raccontare: l'ho vista in azione e non dà l'impressione di essere appena uscito dall'Accademia. aggiunse con fare sornione in direzione del tellarite.

Il racconto che seguì a proposito dell'incidente con i Klingon gli strappò prima un sorriso, poi una risata allegra, mentre scambiava un'occhiata complice con McCoy. Mh borbottò, confermando le parole del medico si parlava proprio di burocrati... è stato cosa? Quattro anni fa? chiese, rendendosi conto che sembrava passata praticamente una vita da allora. Scosse leggermente la testa, poi si rivolse nuovamente a Rekon ci arrivò questa richiesta di soccorso con Priorità Uno dalla Stazione K-7... e lei cosa si aspetterebbe? Come minimo che stia per saltare in aria l'intera stazione, no?! NO! Avevano messo l'intero settore in allerta perché volevano qualcuno che gli piantonasse i magazzini del grano! brontolò ancora contrariato all'idea di come il Comando aveva deciso di gestire l'intera situazione. Fatto sta che avrebbero fatto meglio a preoccuparsi dei triboli più che dei Klingon: avevano già la stazione invasa quando arrivammo, ma non lo sapevamo. In tutto quel trambusto con i klingon ci è sfuggito che un tribolo si era teletrasportato con noi sulla nave... beh, nel giro di un paio di giorni ce li siamo ritrovati ovunque. A un certo punto erano riusciti a infilarsi perfino nei replicatori alimentari! Le lascio immaginare cosa ne usciva... raccontò, scuotendo la testa nel tentativo di allontanare quel ricordo ad ogni modo, potrei aver scordato di inserire qualche dettaglio nel rapporto ufficiale sogghignò c'era stata una discussione tra i nostri e alcuni klingon. Avevano definito l'Enterprise... com'era? Una... chiatta per rifiuti, o qualcosa del genere, di fronte al signor Scott e... beh, il resto a quanto pare è storia. ridacchiò, lasciando che il tellarite intuisse da solo perché ci fossero arrivati quei triboli a bordo della nave klingon. Certo, era curioso come Rekon sembrasse conoscere quella storia. Non era la prima volta che, nonostante i numerosi punti di divergenza tra le loro linee temporali, qualche avvenimento sembrava ripresentarsi in modo curiosamente simile: cambiavano i dettagli, cambiava il momento, ma tutto sommato era quasi come se i loro universi volessero riconvergere.

Prima che potesse seguire fino in fondo quel pensiero, comunque, Jim fu distratto dai complimenti di McCoy alla propria creatività. Non ti ricordavo così entusiasta quando ti dissi che intendevo sostenere il test per la terza volta lo punzecchiò, assestando una generosa quanto affettuosa pacca sulla spalla del medico. Comunque la linea temporale del signor Rekon mi piace di più. A me l'Accademia ha fatto solo problemi per quella storia... e sospetto che il signor Spock la consideri ancora la trovata più idiota cui sia stato costretto ad assistere. Sarebbe bello se anche nel nostro universo le istituzioni avessero un po' di flessibilità mentale! Credi che potrei chiedere un trasferimento? scherzò in direzione dell'amico. Dubitava che il Comando sarebbe stato disposto anche solo a considerare di concedergli qualche giorno di licenza in una linea temporale alternativa.
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#33

Rekon

Tellarite


Rekon ascoltò incuriosito il racconto di Kirk... ovviamente non conosceva i dettagli della missione che aveva portato tutti quei guai con i Triboli nella sua timeline, aveva solo letto la cosa come nota a margine sul perché di un divieto curioso - l'importazione di creature infestanti ma fondamentalmente innocue - e se l'era ricordata.

Trovava curioso come - nonostante l'evoluzione dei loro universi fosse stata così diversa a causa dell'incursione temporale della Narada - certo eventi fossero rimasti sostanzialmente simili. Ricordava di avere letto qualcosa del genere ad un corso di Meccanica temporale...

"Punti focali..." disse infine, ricordando la corretta terminologia utilizzata al corso "Così vengono chiamati i punti di contatto tra più universi, gli elementi che comunque - in un modo o nell'altro - devono avvenire."

Ci pensò un momento, sinceramente perplesso del motivo per cui una scaramuccia sul grano dovrebbe essere stato un nodo indispensabile per lo sviluppo dell'Universo, ma non trovò risposta. Alla fine sentenziò borbottando divertito "Magari questo è stato un punto focale perché ha permesso ai Klingon di scoprire il loro più grande e terribile nemico...delle morbide palette di pelo che mangiano e trillano!"

Il divertimento, comunque, si ridusse quando Kirk gli chiese di lui, della sua esperienza nella Flotta. Non tanto perché non volesse rispondergli o altro, ma perché c'erano stati momenti scuri in tutti quegli anni nello spazio "Io...beh, diciamo che anch'io mi sono fatto i miei trenta e passa anni nello spazio, Capitano."

Sì massaggiò la barba ingrigita, aggiungendo "Ci sono stati momenti difficili, in cui è servito arrangiarsi. Sono stato in prima fila durante due Guerre e ho altrettante inutili croci d'argento appese ad un quadretto a commemorarle. Ma la differenza vera la fai quando sei lì fuori..."

Ripensò ai tanti eventi che aveva visto, cercandone uno che potesse essere interessante raccontare "Una volta - ero uno sbarbatello appena uscito dall'Accademia - tentammo il recupero di uno yacht che si era schiantato sotto la calotta polare di un pianeta per un errore nell'uscita dalla curvatura. Un incubo di situazione: la navetta era sott'acqua e stava insieme a fede e bestemmie, quindi non potevamo recuperarla col raggio traente. Il teletrasporto era inutilizzabile per via del campo magnetico del pianeta, che stava facendo se**o selvaggio con una vampata solare e faceva impazzire i sensori..."

Erano passati trent'anni, ma lo ricordava come fosse ieri: era la navetta di un ammiraglio e la pressione era alle stelle "Alla fine siamo scesi con una navetta sott'acqua, ma c'era talmente tanto ghiaccio che era impossibile avvicinarsi abbastanza da stendere un condotto di collegamento. Ho dovuto prendere una tuta spaziale, saldarci attorno un esoscheletro di rinforzo ed usarla come tuta da sub per raggiungere la navetta a cavalcioni di una sonda modificata per essere guidata...ero ridicolo, ma a bordo trovammo una bambina ancora viva e riuscimmo a portarla in salvo con degli intensificatore di teletrasporto..."

Quella bambina, oggi, era diventata un Ammiraglio tra i più rispettati, nientemeno. Ma questo non era poi così importante...

"Comunque non ho solo scorrazzato nello spazio. Ho partecipato ad una task force per il rammodernamento della Flotta quando ero più giovane e - per un po' - ho anche lavorato ai cantieri spaziali e insegnato ingegneria all'Università di Miracht Prime. Ma alla fine son tornato nello spazio dopo un periodo di congedo...e son finito qui prima ancora di raggiungere la mia nave...!"

E rise, perché sinceramente non c'era molto altro da fare un quella situazione...

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#34

I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Ascltai attentamente le storie di Kirk e Rekon, il mio sorriso sardonico accompagnato da un'occhiata di approvazione mentre le vicende si dipanavano davanti a lui come una rappresentazione teatrale di una commedia spaziale. Annuii quando Jim chiese se erano passati quattro anni. Sembrava essere passato molto più tempo: c'erano giorni in cui sembra siano passati molti più anni, altre volte che l'Enterprise fosse partita da pochi giorni. Ci sono giorni in cui mi manca il mio vecchio lavoro, ma d'altra parte, amavo troppo quello che stavo facendo ora. Non lo avrei cambiato per nulla al mondo, nonostante tutto. «Ho sempre detto che sei come un gatto. Atterri sulle tue zampe anche quando cadono triboli ovunque» commentai, il sarcasmo in piena evidenza mentre guardava Kirk con un misto di ammirazione e ironia, ricordando quando caddero un numero elevato di triboli su Jim.

La storia della "guerra del grano" con i Klingon mi fece sbuffare divertito. «Oh, la burocrazia! È un mostro da affrontare anche nell'iperspazio. Non so cosa sia peggio, se la burocrazia, l' affrontare un tribolo nei replicatori o un Klingon arrabbiato nel bel mezzo di una disputa sul grano.» dissi con un sorriso beffardo.

Il racconto di Rekon sulla Kobayashi Maru mi fece alzare un sopracciglio, ma quando il tellarite condivise la sua esperienza nella Flotta, abbassai lo sguardo in un momento di riflessione. «Quando lavoriamo su una nave, più di ogni altro lavoro, ogni ruga e capello grigio racconta una storia. La storia con la bambina è davvero toccante, Rekon. Mi fa ricordare che in questo cosmo spaziale ci sono sempre miracoli e tragedie che si intrecciano in modi inimmaginabili.» ammisi pensoso.

Guardai Jim e aggiunsi «Forse dovremmo fare una pausa dai rapporti ufficiali e scrivere un libro sulle nostre avventure, che intitolerei come 'Viaggiatori del Tempo e Altri Guai Galattici.' e tu, Rekon, potresti scrivere una prefazione» dissi ridacchiando, immaginandomi per un istante come autore di bestseller intergalattici.
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#35

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Punti focali? chiese Jim, ascoltando pensieroso la definizione che Rekon ne dava sì... credo di averne sentito parlare! disse, illuminandosi nel realizzare che quel pezzo di informazione si incastrava esattamente in quel suo piccolo puzzle mentale. Avrebbe voluto gioire a sua volta per l'epifania che i Klingon dovevano aver avuto per merito loro, ma McCoy scelse proprio quel momento per ricordargli che i Klingon non erano stati gli unici a doversi districare tra una buona dose di disavventure per via di quell'incidente. Jim si stropicciò gli occhi, cercando di allontanare l'immagine che il medico gli aveva appena evocato Bones! protestò, felice di poter cambiare argomento quando Rekon iniziò a raccontare la propria storia.

L'ingegnere sembrava averne viste di tutti i colori nella sua carriera, ma Jim non poteva dire di esserne realmente sorpreso, specialmente dopo aver visto cosa era riuscito a mettere assieme con i pezzi malconci dei loro intensificatori. Trent'anni nello spazio, due guerre e una nuova assegnazione in arrivo, comunque, erano un'esperienza che in pochi potevano permettersi di raccontare. ... e chi non è stato in prima linea ammira le collezioni di spillette lucenti, orgoglioso di festeggiare l'eroe del giorno e altrettanto felice di dimenticare in fretta quelle medaglie rimaste al posto degli uomini e delle donne che non hanno avuto la tua stessa fortuna si ritrovò a considerare Jim, forse con più amarezza di quanto avrebbe voluto, mentre le immagini evocate dalle parole del tellarite si proiettavano tra i suoi pensieri. L'avventura descritta dal loro ospite era curiosamente familiare: cambiavano i tempi, cambiavano gli strumenti, ma era evidente che quella di compiere miracoli sarebbe stata un'abilità apprezzata anche nel futuro.

A proposito di avventure folli! Ha mai sentito parlare di quella volta in cui un inconveniente con il teletrasporto ci ha scambiati con le nostre controparti di una linea temporale messa molto peggio della nostra in cui la Federazione non era mai esistita...? iniziò, tornando rapidamente a considerazioni più leggere, per poi sorridere divertito all'idea di McCoy di inserire quella tra le storie di un fantomatico libro di memorie. Ah, non contare su di me. Sai, ogni tanto mi ritrovo a considerare seriamente quella proposta di promozione... ma non credo riuscirei a starmene fermo nelle retrovie. Le mie avventure ho sempre preferito scriverle sul campo.
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