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TFB Non mi piace stare all'inferno
#71

For a joined Trill, nothing is more important than to protect the life of the symbiont. Nothing.

Elina Milayn Dax Trill Unita

Kela, ascoltami bene. Disse Elina. Stava cominciando a vedere uno spiraglio, per quanto flebile. So che pensi di avere un piano, ma vi è già sfuggito di mano. Pok e Mara sono stati catturati dai klingon, forse anche Korax. Non sai nulla di Gallin: nella migliore delle ipotesi, al momento si trova nelle celle della Saratoga. Rimanete solo te e Gork, una volta che avrà ripreso conoscenza. Ricapitolò quanto estrapolato dalla spiegazione del fratello. Qualunque piano abbiate organizzato, non è più applicabile. È il momento di crearne uno nuovo, assieme a noi.

Non sei più su Rura Penthe, sei su una nave federale. Proseguì, ripetendo volutamente quello che avrebbe potuto sembrare l'ovvio. Kela aveva passato mesi in quel campo di prigionia, impossibile dire quanto l'avesse influenzato. Vorrei dire che sei al sicuro ma la verità è che, finché la Saratoga non avrà lasciato il territorio klingon, il pericolo rimane. Quello che posso dirti è che la Saratoga non è il tuo nemico. Non lo sono le persone che stai tenendo in ostaggio, e non lo è T'Dal. Offri loro la possibilità di dimostrarlo.

Il tuo amico potrebbe aver bisogno di aiuto medico. Aggiunse infine. Con ogni probabilità quel Gork era solo stato stordito, ma chi poteva saperlo? Elina non era esperta di fisiologia klingon, ma in umani e trill anche solo una botta alla testa poteva rivelarsi letale. Se era caduto dopo un colpo di phaser come sembrava, un controllo non avrebbe fatto male. E, soprattutto, avrebbe potuto convincere Kela.
#72

Bisogna essere onesti per vivere fuori dalla legge.

Kela Idaris Trill

Alle parole della sorella, Kela si rabbuiò: non era vero che "pensava" di avere un piano, ne era certo! Senza un piano non sarebbero mai riusciti a lasciare la superficie del pianeta. Senza un aiuto esterno non sarebbero mai riusciti nemmeno ad avvicinarsi ad una nave federale, figurarsi riuscire a salire a bordo ed eluderne la sicurezza il tempo sufficiente per prendere degli ostaggi. Kela lo sapeva bene. In passato aveva provato a farla sotto il naso a qualche nave della Flotta e non era mai arrivato neanche lontanamente vicino a ciò che avevano fatto in quel momento. Forse la fortuna era stata dalla loro, andava considerato che non erano degli sprovveduti... ma questo non spiegava il fatto che fosse lì, con un phaser in mano. A quel pensiero il trill abbassò per un istante lo sguardo sull'arma, ripensando alle parole di Elina.

Il vero problema era Gork. Il piano era suo, i contatti anche. Chi avrebbe chiamato, una volta a bordo della navetta, se non si fosse ripreso in tempo? Non gli ci volle molto per realizzare che, in quel momento, le sue opzioni erano due: poteva puntare il phaser contro uno degli ufficiali medici e costringerlo a rianimare Gork, per poi proseguire con il suo piano, qualunque esso fosse... o poteva affidarsi alla buonafede del capitano della Saratoga, della quale non sapeva nulla, se non che secondo Elina era lì per aiutarlo. Se doveva essere del tutto sincero, nessuna delle due opzioni lo entusiasmava.

Il vero problema era che se anche Elina avesse avuto ragione e la Saratoga fosse stata lì per aiutarlo, non c'era alcuna garanzia che fossero risposti ad aiutare il klingon, specialmente dopo che li aveva aggrediti. D'altra parte se Gallin in quel momento si trovava in una cella della Saratoga, farlo evadere senza aiuto sarebbe stato praticamente impossibile. Kela sospirò, realizzando che in tutto quel tempo non c'era stato un solo tentativo da parte degli ufficiali della Saratoga di riconquistare l'infermeria... anche se lui stesso aveva in mente un buon numero di modi in cui avrebbero potuto farlo, dallo stordire tutti i presenti inoculando un qualche gas soporifero nella stanza, al disabilitare tutti gli apparecchi elettronici, compreso il suo phaser, passando per il teletrasporto degli ostaggi. Qualcosa gli suggeriva che Elina, in fondo, stesse dicendo la verità: l'opzione più sensata era che stessero cercando di risolvere quella situazione senza che nessuno si facesse male.

Allo stesso tempo l'idea di abbassare le armi dopo tutto il tempo passato a lottare per sopravvivere gli risultava più difficile di quanto avrebbe voluto ed esitò. Sis... non mi abbandonare. disse, posando il phaser a terra e calciandolo lontano da sé, temendo che se non l'avesse fatto avrebbe finito per rendersi conto di quanto stupida fosse quella mossa e ci avrebbe ripensato.
#73

Causing people to suffer because you hate them... is terrible. But causing people to suffer because you have forgotten how to care... that's really hard to understand.

Dakona Raal Rigeliano

Da quando era iniziata la conversazione tra Idaris e sua sorella, Dakona era rimasto in silenzio ad osservare come si evolveva la situazione. In principio era teso e pronto ad agire appena il trill fosse tornato a minacciare gli ostaggi. Il rigeliano era disarmato, certo, ma aveva dalla sua la forza dei vulcanoidi e la conoscenza dell'infermeria. C'era un armadietto dei phaser nascosto non troppo distante: dalla sua posizione non era in grado di capire se fosse stato già aperto da qualche collega ma, se necessario, avrebbe provato a raggiungerlo. Per fortuna, non fu necessario e Dakona spostò la sua attenzione sui colleghi. Ora che Idaris non era più una bomba pronta ad esplodere, poteva permettersi di controllare che stessero bene. Per una vera e propria visita medica avrebbe dovuto aspettare ma, dalle brevi interazioni mute che avevano osato scambiarsi, non sembrava che ci fosse qualcuno bisognoso di cure mediche immediate. L'unico quesito era il klingon ancora privo di conoscenza ma, nella situazione attuale, era la sua ultima preoccupazione.

Quando vide Idaris lanciare il phaser lontano da sé, Dakona gli si avvicinò lentamente, evitando qualsiasi movimento brusco. La risposta di Dax alla supplica del fratello non si fece attendere. Non ti abbandonerò. Non questa volta. La sentì dire. Una promessa che immaginava avrebbe causato diversi guai al capitano della Constellation, ma che comprendeva e condivideva. Idaris poteva essere un idiota, ma era famiglia. Ha fatto la scelta giusta. Gli disse. La aiuteremo, e abbiamo un ottimo diplomatico a bordo. A dire la verità non aveva mai visto il fratello di T'Dal in azione, ma era l'ambasciatore per il Governo Vulcaniano e questo diceva tutto. Anche senza contare Suder dall'altra parte, se qualcuno poteva risolvere la situazione era Elieth. Sto per aprire l'infermeria per far entrare la sicurezza. Lo avvisò, per poi spostarsi verso la console e iniziare a lavorarci. Non faccia resistenza, andrà tutto bene. Siamo dalla sua parte.

Chiudiamo? Poi, quando T sarà disponibile, ci mettiamo d'accordo per il seguito. A meno che ci sia qualche trama che possiamo portare avanti noi due... Thinking
#74

Bisogna essere onesti per vivere fuori dalla legge.

Kela Idaris Trill

C'era molto in gioco: abbassare le armi significava non solo credere alla buona fede di Elina, ma anche che fosse in grado di fare quanto aveva promesso e di questo era meno sicuro, specialmente considerando che le circostanze in cui si stavano muovendo non erano del tutto chiare. Dopo settimane passate all'inferno, senza sapere se sarebbe sopravvissuto abbastanza a lungo da raccontarlo, senza una minima idea di quali fossero le accuse che lo avevano portato in quel posto e con la convinzione che stessero semplicemente cercando di farlo sparire, tornare a credere di avere una speranza, una possibilità di futuro, non era semplice. Vedere il phaser che fino a quel momento lo aveva protetto, dall'altro lato della stanza, gli diede per un attimo la sensazione di aver commesso l'ennesima imprudenza.

D'istinto si irrigidì nel vedere il medico muoversi nella sua direzione e parte di lui era fortemente tentata di imboccare nuovamente la porta e riprendere la sua fuga disperata… ma allo stesso tempo sapeva che il corridoio in quel momento brulicava di agenti della sicurezza e non fu affatto sorpreso nel sentire che il medico aveva intenzione di farli entrare. Va bene rispose con l'aria di un condannato al patibolo. Non oppose tuttavia alcuna resistenza quando gli uomini in uniforme rossa lo raggiunsero per scortarlo dal capitano. Non volevo fare del male a nessuno precisò in direzione del medico, sapendo che probabilmente non gli avrebbe creduto eppure sentendo la necessità di quella piccola precisazione: non si era divertito a minacciare quella gente e, fosse stato a lui decidere, non si sarebbe nemmeno trovato lì in quel momento.

Si potrebbe riprendere con Seeth e Korinna che indagano su come hanno fatto i prigionieri a fuggire e scoprono che c'è un gruppo di klingon che sta tramando contro l'impero (quelli realmente responsabili della droga e di aver tentato di farci fuori). Lascerei la Saratoga ad occuparsi di Idaris mentre noi ci addentriamo in territorio klingon, anche perché una nave della Flotta Stellare non può muoversi liberamente per indagare lì, noi sì. D'altra parte visto che sarebbe una nuova role si può aspettare di chiudere la missione diplomatica con gli Zeellai.
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