TFB Ho una notizia da darti
#11

It's nice to have a family.

Carol Marcus Umana

Guardai in volto l'uomo davanti a me e vedevo la miriade di emozioni che attraversavano il suo volto – sorpresa, preoccupazione, forse anche una punta di timore. Per un attimo, ci ritrovammo entrambi sospesi in un silenzio carico di significati non espressi, con la rivelazione che pendeva tra noi come una nebulosa inaspettata.

Quando mi offrì quell'abbraccio, con la promessa che potevo contare su di lui, sentii un'ondata di sollievo misto a gratitudine. Mi avvicinai a lui, accogliendo l'abbraccio che offriva, un gesto di supporto e comprensione che in quel momento significava più di qualsiasi parola. «Grazie.»  mormorai, sentendo il peso di quella situazione un po' meno opprimente grazie al suo sostegno, ma le lacrime si affacciarono sul mio volto. Sentivo il calore della sua presenza, la forza che da sempre avevo ammirato in lui, e in quel momento, mi apparve sotto una luce ancora più umana e vulnerabile. Era chiaro che anche lui stava cercando di capire, di trovare la sua strada in questa nuova realtà che ci aveva colti entrambi di sorpresa.

Quando si staccò per guardarmi, scorgendo nel mio sguardo l'insieme di speranze e timori che mi agitavano, capii che anche lui stava affrontando un momento di introspezione profonda. «Credo che... potremmo prendere un momento per parlarne ora, dato che ho sganciato la bomba; però volendo possiamo prendercela con calma, ma non dobbiamo decidere tutto stasera.» dissi, rispondendo alla sua domanda con un sorriso timido.
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#12

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Jim trattenne un sospiro quando le lacrime si affacciarono sul volto di Carol: ne poteva capire il motivo e sapeva che molto probabilmente doveva solo sfogare la tensione accumulata nei momenti di incertezza seguiti alla rivelazione del medico... ma allo stesso tempo sapeva di essere almeno in parte responsabile di quell'intera situazione. Un vago senso di colpa, difficile da ignorare, cominciò a pungolarlo più di quanto fosse necessario. Andrà tutto bene, hai la mia parola tentò di rassicurarla o, forse, di rassicurare se stesso mentre prendeva delicatamente il volto di lei per asciugare una dopo l'altra quelle lacrime.

Il giardino era relativamente tranquillo in quel momento, ma la loro presenza aveva comunque attirato l'occhiata interrogativa di due giovani ufficiali apparentemente intenti in una fitta chiacchierata. Andiamo in un posto più riservato suggerì Jim, staccandosi dalla fioriera alla quale si era appoggiato per avviarsi in direzione del proprio alloggio ... dicevi che sei andata da McCoy perché non ti sentivi bene. Adesso va meglio? interloquì mentre raggiungevano il turboascensore.

Ponte nove ordinò una giovane guardiamarina, infilandosi nel turboascensore assieme a loro dopo aver mosso un rapido cenno di saluto in direzione dei due. Ponte cinque le fece eco Jim, stiracchiando un sorriso in risposta al saluto della ragazza.
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#13

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Carol Marcus Umana

Le lacrime che mi scorrevano sulle guance erano un misto di emozioni: sollievo, paura, incertezza, gioia. Erano la manifestazione fisica di tutti i pensieri e sentimenti che avevo tenuto a bada, ma che non riuscivo più a trattenere. Sentivo la mano di Jim asciugarmele delicatamente, gesto di cui ero profondamente. «Andrà tutto bene, hai la mia parola» disse Jim, e nelle sue parole c'era sincerità, ma mi sembrava - mi chiesi se non l'avessi immaginato - di sentire nella voce del capitano, anche l'eco di un tono incerto che probabilmente lo tormentava tanto quanto tormentava me. «Grazie.» dissi, incerta se mi avesse sentita.

Il giardino, di solito un rifugio di pace, ora sembrava troppo esposto, troppo aperto per una conversazione così intima e personale. Quando Jim suggerì di andare in un posto più riservato, annuii senza esitare. Avevo bisogno di stare lontana da sguardi e orecchie indiscrete, soprattutto in un momento in cui mi sentivo vulnerabile e mi chiesi se anche per lui valeva lo stesso.

Quando Jim suggerì di andare in un posto più riservato, annuii, grata per l'opportunità di parlare in un ambiente più intimo e privato. Mentre camminavamo verso il turboascensore, la sua domanda su come mi sentivo mi fece riflettere sul tumulto emotivo e fisico degli ultimi giorni. «È stata una montagna russa di emozioni. Non sono mai stata ipocondriaca, ma non riuscivo a darmi pace, mi sentivo sempre molto stanca tra le altre cose. McCoy mi ha assicurato che fisicamente sto bene, ma devo ammettere che è stato molto da elaborare.» risposi, cercando di trasmettere con parole il vortice di pensieri e sensazioni che mi assillavano.

Mentre ci univamo alla giovane guardiamarina nel turboascensore, la normalità di quella routine quotidiana sull'Enterprise si scontrava con l'eccezionalità di quello che stavo vivendo. Era un contrasto stridente, quasi surreale. Io sorrisi alla ragazza, ricambiando il cenno in maniera ansiosa. Decisi di provare di alleggerire quell'imbarazzo che stava aleggiando e decisi di fare del gossip con Jim. Non ero il tipo, ma sempre meglio che stare in un silenzio imbarazzato. In caso, se Jim avesse voluto, sarei stata zitta per il resto del tragitto.

«A proposito del dottor McCoy. Ho sentito che la guardiamarina Potter è finita di nuovo in infermeria. Io e lei abbiamo lavorato di recente insieme per quel mio progetto, mi sembra molto competente, ma girano certe voci... tu sai niente? Lei non mi ha detto nulla.» chiesi.
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#14

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James T. Kirk | Human

Jim era assorto nei suoi pensieri, al punto da non rendersi nemmeno conto del fatto che quell'improvviso silenzio avrebbe potuto mettere a disagio Carol o la giovane guardiamarina che li aveva raggiunti. Fu con una leggera sorpresa, infatti, che accolse quel brusco cambiamento di argomento da parte della dottoressa. Lo sguardo del capitano si fece interrogativo mentre rifletteva sulla questione intendi delle voci o degli incidenti? si informò, anche se in realtà aveva le idee chiare su entrambi. In un'altra occasione, quel pensiero gli avrebbe probabilmente strappato un sorriso divertito, ma in quel momento il caos in cui era appena finita la sua di relazione gli impedì di apprezzare fino in fondo ciò che aveva organizzato. Comunque non preoccuparti... ho motivo di credere che gli incidenti smetteranno presto rispose laconico mentre la guardiamarina lasciava il turboascensore dirigendosi verso uno dei laboratori.

Non ci volle molto prima che anche loro giungessero a destinazione. La porta dell'alloggio si aprì sibilando al loro passaggio e Jim mosse un cenno verso una delle poltrone accomodati pure... posso offrirti qualcosa? Un bicchiere d'acqua, un té... propose, resistendo stoicamente alla tentazione di far comparire una bottiglia di brandy sauriano. C'era un pensiero che gli ronzava per la testa dal momento esatto in cui Carol gli aveva rivelato di essere incinta... e se da un lato sapeva che non esisteva un buon modo per esternare il proprio dubbio, dall'altra non riusciva ad ignorare quei sottintesi.

Carol, so che è un momento difficile e probabilmente la mia è una richiesta ingiusta... ma ci sono alcune cose che ho bisogno di sentire. Il dottor McCoy saprebbe rispondermi... ma preferirei fossi tu a farlo. spiegò, aspettando il suo benestare prima di proseguire.
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#15

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Carol Marcus Umana

Mentre il turboascensore saliva silenziosamente verso il ponte cinque, Jim sembrava completamente immerso nei suoi pensieri. La sua distrazione era comprensibile, data la natura della conversazione che avevamo avuto poco prima. La sua reazione alla mia domanda rifletteva quella profondità di riflessione, come se stesse cercando di mettere ordine nel caos improvviso scatenato dalla mia rivelazione. «Intendo... beh, entrambe le cose» risposi, ma poi lasciai cadere il discorso.

Quando giungemmo al suo alloggio, la porta si aprì con un sibilo. Entrai, accettando con gratitudine il suo invito a sedermi. «Un té sarebbe perfetto, grazie» risposi, mentre mi accomodavo su una delle poltrone. La sua offerta, sebbene semplice, era un gesto di cura che apprezzavo. La domanda di Jim, che seguì poco dopo, era esattamente quello che temevo ma allo stesso tempo sapevo che era inevitabile.
Prendendo un profondo respiro, annuii, capendo che era giunto il momento di affrontare quelle domande che, immaginavo, gli ronzassero in testa. Annuii, dandogli il mio benestare per continuare. «Va bene, Jim. Chiedi quello che devi, sarò il più sincera possibile«» dissi, preparandomi mentalmente per una conversazione che sapevo sarebbe stata difficile, ma necessaria.

Era chiaro che la rivelazione della mia gravidanza aveva scatenato in lui una serie di dubbi e incertezze; ero consapevole che le domande di Jim potessero riguardare la paternità, il nostro futuro insieme, il lavoro, o persino i cambiamenti che la gravidanza avrebbe portato nelle nostre vite; ma se c'era una cosa che sapevo era che dovevamo affrontare insieme qualsiasi dubbio avesse, per poter procedere in modo onesto e aperto.

Aspettai, dunque, pronta a rispondere alle sue domande, a chiarire ogni dubbio. Non importava quanto fossero difficili le questioni che avrebbe sollevato; ero determinata a condividere con lui ogni pensiero, ogni preoccupazione, con la stessa sincerità che avevo sempre apprezzato in lui.
Il mio cuore batteva forte mentre lo guardavo, consapevole che le risposte che avrei dato avrebbero potuto cambiare il corso della nostra relazione.
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#16

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James T. Kirk | Human

Jim rispose con un cenno di assenso mentre raggiungeva il replicatore alimentare. Ritornò qualche istante dopo con un piattino sul quale si trovava una tazzina di tè dal colore scuro che emanava un leggero aroma vagamente fruttato. Accanto alla tazzina si trovavano un paio di biscotti, dai quali spuntava l'accenno di un ripieno alla marmellata ... ecco a te disse, porgendole il piattino e assicurandosi che lei lo reggesse saldamente prima di prendere posto nella seconda poltroncina, insolitamente a disagio. Sapeva che le sue parole rischiavano di ferire Carol, ma allo stesso tempo non poteva semplicemente zittire i propri dubbi, facendo finta di niente. Lo sguardo del capitano si abbassò un istante sul bicchiere di succo color verde acido che teneva tra le mani: rigirò il liquido un paio di volte, annuendo leggermente quando lei acconsentì a rispondere.

Sono io il padre? volle accertarsi per prima cosa. Non gli era infatti sfuggito il fatto che nella sua rivelazione Carol non avesse esplicitato quel non indifferente dettaglio e nella sua mente si erano improvvisamente aperti due scenari: nel primo lei lo aveva informato perché la questione lo riguardava direttamente... nel secondo quell'omissione era una scelta deliberata per dargli tempo di metabolizzare l'informazione, prima di informarlo che la loro relazione era diversa da come l'aveva immaginata. Sebbene ritenesse di conoscere Carol abbastanza da propendere per la prima delle due opzioni, si rendeva conto di non avere alcuna prova che la seconda fosse da escludere. La dottoressa era per prima cosa un'amica e l'avrebbe supportata in entrambi i casi, ma quell'ambiguità andava risolta prima di poter prendere qualunque decisione.
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#17

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Carol Marcus Umana

Accettai il piattino con la tazzina di tè e i biscotti, ringraziai Jim con un sorriso. L'aroma fruttato del tè e la dolcezza dei biscotti fornivano un contrasto confortante all'intensità del momento. Bevvi un piccolo sorso, mentre Jim prendeva posto sull'altra poltroncina, potevo sentire la tensione nell'aria, un senso di apprensione mista a necessità di chiarezza.

Lo sguardo di Jim era profondo, quasi pensieroso, mentre giocava distrattamente con il bicchiere di succo tra le mani. La sua domanda diretta,  «Sono io il padre?»  mi colse in parte di sorpresa, non tanto per il contenuto, ma per la franchezza immediata. Capivo il bisogno di certezza dietro quella domanda, la necessità di dissipare ogni dubbio prima di poter procedere.

Poggiando il piattino sul tavolino davanti a me, lo guardai negli occhi, comprendendo l'importanza di una risposta chiara e sincera. «Sì, sei tu il padre. Non c'è stato nessun altro. »  dissi con fermezza, volendo dissolvere qualsiasi ambiguità. «La notte che abbiamo trascorso insieme... dopo quella missione, eravamo su di giri - o comunque io lo ero - e ho dimenticato ogni cautela. Questa situazione... è complicata, lo so, e non era prevista; ma quando ho scoperto di essere incinta, non ho avuto dubbi su chi fosse il padre. Non volevo lasciare spazio a fraintendimenti o dubbi.» dissi sinceramente, riprendendo la tazzina e relativo piattino, per poi bere un altro sorso.
«Spara la prossima domanda.» dissi guardandolo con un sorriso teso.
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#18

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Lo sguardo di Jim si illuminò per un istante, poi un secondo pensiero parve affacciarsi nella sua mente e il sorriso che era apparso nei suoi occhi si spense rapidamente come era apparso, mentre cercava di mettere al proprio posto il groviglio di emozioni che lo avevano assalito. Da un lato c'era quel profondo senso di sollievo all'idea che non ci fosse nessun altro in quella relazione, di non essersi ingannato così ingenuamente sulle intenzioni di Carol. C'era gratitudine per quella sincerità non scontata... ma allo stesso tempo faticava ad ignorare la soffocante sensazione di essere in trappola. Eh... lasciamo stare dove avevo io la testa... tentò di scherzare, ma il sottotono delle sue parole uscì più amaro che divertito.

Lo sguardo del capitano si abbassò per osservare il contenuto del proprio bicchiere con una tale intensità che si sarebbe potuto immaginare intendesse trovare lì le risposta che cercava. Mi dispiace... si corresse, realizzando di essere suonato più duro di quanto avrebbe voluto. Sapeva che quella situazione non era più facile per lei di quanto non lo fosse per lui e che quello non era il momento adatto per sfogare la sua frustrazione. Per qualche istante rimase in silenzio, nel timore di dire qualcosa che avrebbe irrimediabilmente peggiorato quella situazione, poi Carol lo spronò a proseguire e si rese conto che procrastinare non avrebbe fatto altro che ritardare l'inevitabile.

Jim alzò riluttante lo sguardo dal bicchiere che reggeva tra le mani e che per qualche momento sembrava aver catturato tutta la sua attenzione. La seconda domanda era sotto tutti i punti di vista più semplice della prima. La risposta, al contrario, aveva buone probabilità di non esserlo per nessuno dei due: ... tu vuoi avere questo bambino?
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#19

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Carol Marcus Umana

Il cambiamento repentino nell'umore di Jim non mi sfuggì. Il suo tentativo di scherzare, celando sotto un velo di umorismo un disagio più profondo, era un chiaro segnale del conflitto interiore che stava affrontando. Lo guardai incapace veramente di aiutarlo, se non se la sentiva di confidarsi con me, come potevo obbligarlo a fare altrimenti? Non volevo fare la pazza, non volevo obbligare a fare alcunché. Quando finalmente Jim alzò lo sguardo dal bicchiere, la sua prossima domanda non mi sorprese, ma colse il cuore della situazione: «... tu vuoi avere questo bambino?»  Era una domanda semplice nella sua formulazione, ma di un peso enorme nelle sue implicazioni.

Non dovetti pensarci nemmeno tanto, in realtà, la risposta era ovvia e annuii con vigore.
«Sì, voglio avere questo bambino. Non avevo previsto di diventare madre in questo momento della mia vita, specialmente sotto queste circostanze»  Feci una breve pausa, cercando di capire quale potesse essere la reazione di Jim mentre parlavo. «Ma quando ho scoperto di essere incinta, ho dovuto fare i conti con la realtà di questa nuova vita dentro di me. È una responsabilità enorme, lo so, e cambierà tutto; ma è importante per me che tu sappia che hai la libertà di scegliere il tuo ruolo in tutto questo. Non voglio che ti senta obbligato a rimanere o a prendere una decisione per senso di dovere nei nostri confronti.»

Presi una pausa, cercando di trovare le parole giuste per esprimere il mio pensiero. «Se decidi che questa non è la situazione in cui vuoi trovarti, lo capirò. Il cognome del bambino può essere Marcus o può essere Kirk, non vorrò meno bene al bambino o a te, ma non dirò mai nulla di brutto su di te al bambino se scegli di tirarti indietro. Mai. Mi sono innamorata di te, non avrei voluto avere un bambino con nessun altro, ma ripeto, non voglio che tu ti senta obbligato a rimanere al nostro fianco.»

Guardai Jim negli occhi, volendo trasmettere sincerità e forza. «Ho intenzione di continuare a lavorare qui sull'Enterprise, di fare del mio meglio come ufficiale e come madre; ma ciò che mi sta a cuore ora è la tua sincerità: se vuoi essere parte della vita di questo bambino, voglio che sia una decisione presa con il cuore, non per senso di colpa o obbligo»

Mi sentivo vulnerabile nel pronunciare quelle parole, ma sapevo che era necessario. «Non ho bisogno di false promesse, Jim. Ho bisogno di verità, anche se potrebbe non essere facile da sentire. Se c'è una parte di te che desidera questo bambino, allora parliamone apertamente; ma se hai dei dubbi, per favore, sii onesto con me. È l'unica cosa che ti chiedo. Dimmi cosa vuoi tu.»

In quel momento, nel suo alloggio, ero pienamente consapevole della complessità della situazione in cui ci trovavamo. Era un crocevia non solo per la mia vita ma anche per la nostra relazione, e qualsiasi decisione avremmo preso avrebbe avuto un impatto profondo sul nostro futuro. Eppure, nonostante l'incertezza e le paure, ero determinata a procedere con integrità e apertura, sperando che anche Jim potesse fare lo stesso.
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#20

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James T. Kirk | Human

Non sono una macchina. si sentì in dovere di puntualizzare Jim. Ti amo, Carol. Non ho un interruttore che posso spegnere per starmene serenamente in disparte a guardarti mentre cerchi di bilanciare il tuo ruolo di ufficiale, di madre, portare avanti i tuoi progetti e chissà che altro tutto da sola. spiegò con un sospiro ammiro la tua determinazione, ma non puoi fare finta che non sia coinvolto quanto te. Le tue decisioni influenzano le mie e viceversa, che la cosa ti piaccia o meno. le fece notare in un tono che non ammetteva repliche, per poi ascoltare in silenzio come lei sembrasse aver già pianificato per conto suo ogni dettaglio, dal suo lavoro al cognome di un bambino che ancora non c'era... ma aveva evidentemente fatto i conti senza l'oste.

Jim prese un sorso del suo succo, desiderando silenziosamente di aver rempito il suo bicchiere con qualcosa di più forte di un po' di frutta zuccherata. Non posso negarlo... ho dei dubbi riguardo a questa storia. A partire dall'Enterprise. ammise a fatica ... questa nave non è un asilo nido. Sai quanto me cosa implicano le nostre missioni: abbiamo rischiato più volte la vita, ogni giorno affrontiamo la possibilità di venire esposti a patogeni di origine sconosciuta, alieni pronti a distruggerci, là fuori c'è un numero tale di fenomeni stellari in grado di farci saltare in aria in un millesimo di secondo che a volerli contare tutti rischieremmo di ammattire. Abbiamo accettato questi rischi come parte del nostro lavoro... ma c'è una ragione se non ci sono bambini a bordo. Magari un giorno la missione dell'Enterprise non sarà più spingersi oltre l'ultima frontiera e la cose cambieranno... ma non credo succederà a breve. C'è ancora molto da eplorare. le ricordò.

... e vorrei davvero poterti dire che non mi importa; che sarei disposto a stare al tuo fianco in qualunque angolo dell'Universo... ma non sarei sincero. Forse ho solo bisogno di tempo. Non lo so. Al momento l'unica cosa a cui riesco a pensare è che questo bambino significa lasciare il comando dell'Enterprise, l'esplorazione, gli amici che ho a bordo... e non credo di esserne in grado. ammise a denti stretti.
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