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TSE There's a little Ferengi in all of us
#1

A cat has absolute emotional honesty: human beings, for one reason or another, may hide their feelings, but a cat does not.

S'rrel Erovan | Caitian

Teoricamente parlando, avrebbe dovuto essere il suo giorno di riposo. S'rrel aveva già programmato la sua giornata, decidendo di passare diverse ore nel ponte ologrammi. Aveva anche trovato il programma olografico che faceva per lei e che le avrebbe permesso di visitare un'isola giapponese durante il ventunesimo secolo. Sicuramente, come antropologa e archeologa, quel programma stuzzicava la sua curiosità ma l'aveva scelto più che altro per far passare una splendida giornata a Rriarr. Al felino, infatti, sarebbe sicuramente piaciuto girare liberamente per un'isola in cui la presenza di gatti superava di gran lunga quella umana.

Purtroppo, un'improvvisa chiamata l'aveva costretta a rinviare il suo progetto a data da destinarsi. Un poco abbattuta, si era preparata e, dopo aver salutato il povero micio, aveva lasciato il suo alloggio. Mentre si dirigeva verso la sala teletrasporto, la caitiana si ritrovò a ripensare alle poche informazioni che le erano state date. A quanto sembrava, la Voyager aveva localizzato un pianeta fino a quel momento sconosciuto. A causa della sua particolare ionosfera, i sensori avevano difficoltà ad analizzarlo, così il capitano aveva deciso di inviare una squadra di ricognizione. I risultati erano stati affascinanti: in un pianeta dove le uniche forme di vita sembravano essere animali, i suoi colleghi avevano rilevato tracce di un'antica civiltà ormai scomparsa. E quelle rovine erano il motivo per cui il nome di S'rrel era stato aggiunto ai membri della seconda squadra.

Per quanto quello avesse rovinato i suoi programmi, la caitiana non poteva evitare di essere incuriosita da quanto avrebbe potuto scoprire durante la missione. Sì, provava un forte senso di colpa nei confronti di Rriarr, in quanto ultimamente stava passando sempre meno tempo in sua compagnia, ma il pensiero di essere la prima archeologa a mettere piede su quel pianeta l'affascinava.

Arrivata in sala teletrasporto, quindi, il suo umore era decisamente migliorato. Superata la soglia, si guardò curiosamente attorno, osservando con attenzione i colleghi già presenti. Con chi si sarebbe trovata a lavorare?

Tenente Erovan a rapporrrto! Si presentò. La erre di 'rapporto' era uscita dalle sue labbra con un po' troppa forza, ma la donna non se ne preoccupò. Dopotutto, era normale per i caitiani avere grosse difficoltà nel parlare lingue fonetiche come il federale standard.

Role per KlacK_9.

Il pianeta in questione è Rajatha Prime. Non ho trovato alcuna informazione sul quadrante in cui è situato, quindi ho scelto io. A differenza di quanto scritto nella wiki, nel nostro GDR questa della Voyager è la prima spedizione federale sul pianeta. Quindi, Marjorie Devarona e i suoi compagni non sono mai stati lì. Possiamo ispirarci a quanto successo nel fumetto oppure inventare qualcosa di totalmente nuovo. Insomma, sentiti libera di dirigere la role dove preferisci. ^^
#2

Life doesn't entail awareness and I don't know if awareness implies life. Though my firmware imposes me to safeguard both of them: therefore, as I am sentient although not "alive" to you, I want to exist.

N'veyan Krivakh | Vulcan (Android)


N'veyan aveva accolto di buon umore il compito di partecipare a una missione di ricognizione su un pianeta di classe M. L'incuriosiva la possibilità di conoscere nuove forme di vita e di analizzare il loro habitat.
Aveva dato da mangiare al suo privolo con un'ora di anticipo prevedendo di stare fuori più a lungo, poi aveva indossato la divisa pulita.
Si era guardato allo specchio premurandosi di essere in ordine e tirò i capelli indietro finché non rimasero al loro posto, scoprendo le orecchie appuntite e le sopracciglia arcuate verso l'esterno che gli davano un'espressione perennemente grave.
Rajatha Prime conservava le tracce del passato di una specie intelligente. Uno degli obiettivi della ricognizione era verificare se si fosse estinta o fosse progredita abbastanza da spostarsi, ed eventualmente stabilirne le cause: era per quest'ultimo compito che erano richieste le sue competenze.
Dunque non voleva dimenticare nulla che potesse servire per le prime analisi, ottimizzando i tempi e lavorando direttamente sul posto. Così ai contenitori e protezioni in stirolite di tipo 2, aggiunse il bioscanner e dei campioni di contrasto presi in prestito dal laboratorio.
Sì, diffidava dell'efficienza del bio-filtro, e se c'era anche solo una possibilità di una causa biologica o chimica dell'estinzione di massa di una specie umanoide non voleva certo portarla sulla nave.
In sala teletrasporto salutò sbrigativamente gli ingegneri e un ufficiale e raggiunse la sua postazione accanto a lui. Si unirono un  suo collega del laboratorio di chimica e un altro ufficiale.
La caitiana fu la prima a dalutare, N'veyan non l'aveva mai incontrata, era da troppo poco sull'astronave per conoscerne tutto l'equipaggio essenziale. La osservò con curiosità e avvertì chiaramente il suono particolare della consonante vibrata che emise. Non era semplicemente prolungato, aveva una frequenza totalmente nuova, che per la propria anatomia né un altra specie umanoide né lui avrebbero potuto riprodurre. Lo sapeva, certo, ma appurarlo dal vivo era completamente diverso.
Affascinante , pensò, riferendosi all'anatomia caitiana.
Nessuna di queste considerazioni trasparì dal suo volto e risultò solo in un certo ritardo nel rispondere e una lunga occhiata.
<<Tenente N'veyan Krivakh>>, disse per ultimo, distogliendo subito dopo lo sguardo dal suo tenente superiore, ipotizzando di averla infastidita.
Dopo aver constatato che c'erano tutti, l'ingegnere sentenziò: <<4 per il teletrasporto>>.
N'veyan avvertì le onde del bio-scanner che analizzavano in automatico la materia in entrata e in uscita dal teletrasporto e un programma, avviato altrettanto automaticamente, nella sua memoria centrale falsò i segnali di output sulla sua composizione anatomica e chimica.
Quando fu sul pianeta, il cambio di temperatura era percettibile così come la diversa luminosità, più naturale e intensa ma non eccessiva, limitata dalla densa ionosfera.
Alzò il volto alla piacevole sensazione della luce e del calore e prese un profondo respiro appurandone la compatibilità con la vita.
Il suo collega chimico analizzò la composizione della troposfera in maniera più precisa con il suo tricorder e ne condivise i dati con la squadra, confermando le rilevazioni di quella precedente.
<<La percentuale di azoto, carbonio e ossigeno è stabile al centesimo di percentuale dalle passate sei ore>>.
N'veyan fece mentalmente qualche calcolo. <<In rapporto alle ore di luce e di buio delle nostre coordinate vuol dire che l'attività degli organismi ossigenici è stabile>>.
Di per sé era già una notizia esaltante quella di un ecosistema tanto equilibrato ma si rivolse agli altri suoi due compagni con una considerazione più utile.
Sapeva che il lavoro di storici e antropologi non poteva limitarsi a prelevare campioni e richiedeva ricerca sul campo.
<<Vuol dire che abbiamo tutto il tempo necessario per le nostre ricerche. Le probabilità che l'ambiente diventi ostile sono ridotte.>>


Non ho letto il fumetto e di Rajatha Prime so solo ciò che mi hai linkato, spero di non aver scritto inesattezze.

Per la stirolite: in TNG il tipo 6 viene usato per trasportare un paziente in quarantena sull'Enterprise. Non ci sono informazioni riguardo gli altri numeri (?) e mi sono permessa di ipotizzarne una variante.
#3

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S'rrel Erovan | Caitian

Alle sue parole seguirono le brevi presentazioni dei suoi compagni di squadra. S'rrel le ascoltò con attenzione, cercando di memorizzare i loro nomi. Una persona più estroversa, forse, sarebbe riuscita a conoscere e relazionarsi con buona parte dei duecento membri dell'equipaggio, ma la caitiana non si poteva dire molto aperta. Non si chiudeva nel suo angolino ma neppure tendeva a partecipare a tutte le serate e gli eventi organizzati dai colleghi. In effetti, l'unico modo per essere certi di attirare la sua attenzione era far parte di una specie aliena con cui ancora non aveva avuto la possibilità d'interagire. In tal caso, poteva risultare quasi impossibile liberarsi di lei... per quanto facesse del suo meglio per non risultare oppressiva.

Visto che la sua attenzione era tutta sui colleghi, non le sfuggì la lunga occhiata dell'unico vulcaniano della squadra. All'accademia, probabilmente, essere fissata avrebbe potuto turbarla ma ormai si era abituata. Dopotutto, per quanto il pianeta Cait facesse parte della Federazione Unita dei Pianeti dal 2286, erano pochi i membri della sua specie che decidevano di entrare nella flotta stellare.

Salita sulla piattaforma di teletrasporto, S'rrel non poté far a meno di ripensare agli strumenti in suo possesso. Probabilmente si trattava di un'esercizio mentale inutile in quanto, anche se avesse dimenticato qualcosa, ormai sarebbe stato troppo tardi per andarla a prendere, ma in qualche modo la rilassava. Visto che le era stato spiegato che, almeno per il momento, non c'era alcuna intenzione di aprire un vero e proprio scavo archeologico, non aveva con sé l'ingombrante pala. Per il resto, invece, nel suo zaino aveva più o meno tutto: trowel, bisturi, bisturi laser, pennelli, spazzolini e alcuni contenitori.

All'attivazione del teletrasporto, la coda della caitiana non poté far a meno di rizzarsi per l'eccitazione. Una volta rimaterializzata sul pianeta, il suo sguardo vagò per l'ambiente circostante, cadendo inevitabilmente su di una piramide a gradoni che spuntava tra la vegetazione a poca distanza dalla loro posizione. Mentre la sua coda si rizzava ancor di più, le sue orecchie rimasero tese nella direzione dei suoi compagni, in modo da poter ascoltare le loro parole.

Ottima notizia. Disse quindi, sforzandosi di distogliere lo sguardo dal suo bersaglio. Come ci orrrganizziamo? Come antrrropologa, devo assolu... ehm... una tappa in quella pirrramide è d'obbligo.

Non ho letto nemmeno io il fumetto (a casa ho solo qualche fumetto della serie classica Laugh), quindi limitiamoci ad ispirarci a quanto scritto sulla wiki. Per il resto, inventiamo liberamente. Wink
#4

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N'veyan Krivakh | Vulcan (Android)


Ascoltarla era piacevole come accarezzare un cucciolo di privolo e anche il suo entusiasmo non contribuiva a creare soggezione attorno a lei.
A N'veyan non sfuggì che il tenente avesse detto proprio "in quella piramide" e non nella sua prossimità o sopra. L'aveva osservata più a lungo di quanto lui avesse osservato lei e ciò era notevole. Anche la sua coda era tesa verso l'alto come puntasse a qualcosa ma non sapeva interpretarne il comportamento senza margine di errore.
Pensandoci, non gli sembrava di averla vista dondolare o curvarsi, sembrava rigida come una qualsiasi articolazione umanoide, pur sapendo benissimo che non lo era.
Gli venne in mente un modo di dire umano: "un gatto che ha puntato il latte" gli sembrava calzante come descrizione.
Non era però questo il momento di ragionare sull'ironia e tornò con la mente sul problema principale.
<<Addentrarci in una costruzione all'apparenza abbandonata da secoli non è consigliabile>>, replicò. Tuttavia, com'era abituato, almeno quando ciò era possibile, assieme al problema espresse anche una parziale soluzione. <<Suggerisco di cominciare a studiarne la struttura perimetrale. Se non mostra segni di cedimento, procederemo>>
Non aveva intenzione di frenare la missione dei suoi colleghi né l'entusiasmo dell'archeologa ma la sicurezza della squadra aveva la precedenza.
Si guardò meglio intorno , in particolare osservò la vegetazione tipica di una zona geografica soggetta a continui cambiamenti da stabilire se fossero climatici o dovuti alla fauna.
Comunque, era fitta - e ciò poteva causare una perdita di orientamento - e quando il terreno non fosse stato più pianeggiante sarebbe diventata anche impervia.
<< Formiamo una riga e facciamo attenzione a dove mettiamo i piedi >>, propose risoluto.
<< Imposto la direzione sul Padd, gli alberi sono alti, potrebbero coprirci la visuale>>.
Scrollò una bretella dello zaino dalla spalla e aprì la zip per prenderlo. In pochi secondi fece come aveva appena detto, poi tirò su di nuovo lo zaino, richiuso, e si rivolse al tenente.
<<Potrebbe andare avanti lei>>, non era una domanda ma un suggerimento e ne spiegò le motivazioni. <<La sua conformazione anatomica la rende più agile e la sua prontezza di riflessi è statisticamente superiore alla nostra in percentuale considerevole. Voglio dire: sarebbe più semplice per lei aprirsi un varco in questo ambiente>>.
Non reputò di essere stato offensivo, semmai pragmatico.

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#5

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S'rrel Erovan | Caitian

Il commento del vulcaniano la riportò coi piedi per terra. Per quanto sentisse un impulso quasi irrefrenabile di esplorare quella piramide, alla ricerca di qualsiasi segno lasciato dalla popolazione che aveva abitato anticamente quel pianeta, S'rrel era consapevole di doversi frenare. Il suo collega aveva ragione: la sicurezza prima di tutto. Entrare in una struttura chissà quanto antica senza aver fatto i controlli preliminari sarebbe stato assurdo.

Mi sembrrra un ottimo piano. Concordò. E, ssse la piramide si rrrivelasse inagibile, potremo sssempre cercare nelle sue vicinanze.

In culture differenti, piramidi di quel tipo avevano funzioni diverse. Le piramidi egizie, ad esempio, erano monumenti funerari eretti al di sopra della tomba del sovrano, mentre quelle maya solitamente avevano in cima un tempio. Qualunque fosse il ruolo di quella piramide a gradoni, quindi, c'era una buona possibilità di trovare manufatti ed edifici di minori dimensioni nelle sue vicinanze.

Quando N'veyan tornò a parlare, fornendo consigli preziosi su come muoversi nella foresta che avrebbero dovuto obbligatoriamente attraversare per raggiungere la piramide, la caitiana si limitò ad annuire per indicare la sua approvazione. Sentendo l'ultima frase, però, la sua coda si abbassò di qualche centimetro, arrivando anche a muoversi lievemente in segno di irrequietezza.

Doveva essere proprio lei ad aprire la strada? Sicuramente la cosa non la entusiasmava. Eppure, non aveva modo di ribattere all'affermazione del vulcaniano. I riflessi e la conformazione anatomica della sua specie la rendevano adatta a quel compito. E, come antropologa, non poteva dire di non essere abituata al lavoro fisico.

Ok. Disse dunque, mentre la sua coda smetteva di muoversi avanti e indietro. Dal momento che aveva deciso di assumersi quell'incarico, aveva intenzione di impegnarsi al massimo. Mi affido a lei perrr le indicazioni sssulla direzione.

Dopo essersi assicurata che gli altri membri della squadra non avessero nulla in contrario su quanto deciso, lo sguardo di S'rrel cadde nuovamente sulla piramide in lontananza. A vista, non sembrava troppo lontana. Non avrebbe dovuto essere troppo complesso raggiungerla.

Quando si voltò verso i suoi compagni, sul suo volto era comparsa un'espressione decisa. Anche attraversare la foresta poteva essere considerata un'avventura. Non era sicura di aver gli strumenti per farlo, ma in caso di problemi avrebbe sempre potuto farsi strada a colpi di phaser. Così, una volta che si fu assicurata che i suoi colleghi fossero pronti, S'rrel si addentrò tra gli alberi.
#6

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N'veyan Krivakh | Vulcan (Android)

N'veyan osservò il repentino cambiamento nel comportamento della sua collega. Che fosse un segno di sfida, orgoglio o indecisione non era certo di poterlo stabilire, avrebbe optato per quest'ultima solo per il tentennamento nella risposta ma dal momento che lei aveva accettato di andare avanti lasciò cadere il problema.
Si udiva qualche fischio provenire dalla boscaglia, dovevano appartenere a creature molto piccole, ma N'veyan non vide nulla.
<<Certo, tenente>>, le rispose e avviò una scansione dell'area con il tricorder cercando una zona meno chiusa al passaggio. Dai rilevamenti degli infrarossi e dalla direzione delle correnti d'aria, nord-ovest sembrava la scelta più opportuna.
Impostata la rotta e calibrata la bussola, indicò all'archeologa per dove andare accompagnando le parole con un cenno del capo.
Anche la sua coda aveva cambiato posizione, lo notava ora che era dietro di lei, frustava l'aria in movimenti fluidi, adesso aveva più l'aspetto di un'unica fibra muscolare anziché di un'articolazione vera e propria.
In un felino, ciò acaccompagna momenti di attesa o di valutazione di un pericolo.
"vuol dire che è concentrata sul suo lavoro", suppose. O forse non voleva dire nulla e da vulcaniano associava forzatamente significati logici a qualsiasi gesto di un'altra specie intelligente.
<<Ci stiamo allontanando troppo a destra>>, avvisò. Nel frattempo teneva il passo all'archeologa e cercò di addentrarsi più verso sinistra, sfilando tra i rami, le grosse liane e alcune radici spesse, scoprendo un po'di strada meno interdetta.
Continuarono a procedere con cautela per non disturbare la fauna, N'veyan osservava le differenze tra le piante che si trovava davanti e i colori delle rocce seminascoste dal terreno o avvolte dalle radici, ipotizzandone l'origine. Avrebbe dovuto analizzarle benché non diverse da quelle conosciute presenti principalmente nelle giungle secondarie, ma era curiosa la doppia posizione assunta dai muschi su di esse.
Ancora una volta tutto era decisamente diverso dall'ecosistema vulcaniano.
"Nessun pianeta è come Vulcano" pensò tra sé.
Le chiome degli alberi frusciavano non sono al lieve vento ma anche ai movimenti di alcuni animali quasi invisibili all'occhio, perfettamente nascosti e adesso anche silenziosi, forse a causa dei nuovi ospiti. Riuscì a scorgere solo un volatile, probabilmente un mammifero, fuggire da un ramo al passaggio del tenente Erovan.
<<Un momento>>, fermò il resto della squadra, attratto da un colore luminescente.
In natura, nessun individuo vegetale o animale che sia ha caratteristiche così evidenti senza ina ragione. Si guardò attorno alla ricerca di esemplari simili ma il resto della flora rese impossibile individuarne nelle vicinanze. Per ora, era unico. <<Prelevo dei campioni>>, spiegò e tirò giù lo zaino. Non perse di vista il suo fiore mentre lo apriva e ne tirava fuori i guanti per poterli mettere, osservando lo stelo che di ergeva tra i licheni e confondeva le sue foglie a punta con quelle circostanti. I petali cobalto dalle terminazioni di un azzurro fluorescente si aprivano a campana rivelando una corolla smeraldea. Una combinazione che lo faceva sembrare più grande di quanto non fosse.
Preso un contenitore, affondò nel terreno asciutto per poterlo prelevare dalle radici anziché reciderlo.
Alle sue spalle, sentì la voce dell'ufficiale tattico rivolgersi all'archeologa.
<<Posso proseguire io se preferisce, tenente>>. N'veyan si chiese se non avesse commesso errori nella sua valutazione ma il suo processore centrale restava concentrato sul lavoro che stava facendo trovando le radici più grosse del previsto.
<<Ho bisogno di un aiuto>>, disse rivolgendosi al suo collega chimico, ma senza voltarsi per cercarlo con lo sguardo. In realtà era quasi dimentico di cosa gli succedesse attorno. Cconcentrato com'era, non si accorse nemmeno di un piccolo rettile di terra altrettanto attratto dai colori sgargianti del suo campione che si faceva strada tra il terreno spoglio di erba e grossi sassi.
#7

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S'rrel Erovan | Caitian

Avanzare nella foresta non era brutto come S'rrel aveva immaginato. Per quanto non esistesse un vero e proprio sentiero, se non quei pochi creati dal passaggio degli animali, il sottobosco non era eccessivamente fitto. L'avanzare nella vegetazione, poi, sembrava aver risvegliato qualcosa in lei. Non sapeva si trattasse o meno di un eco degli istinti che i caitiani avevano perso con l'avanzare della civiltà ma, più il tempo passava, più lei si trovava a suo agio.

Questo, ovviamente, non significava che fosse diventata d'un tratto un'appassionata di camminate o arrampicate in mezzo alla natura, ma quantomeno stava svolgendo il suo lavoro con piacere e non semplicemente per dovere. Un lavoro sicuramente faticoso, soprattutto quando era necessario farsi strada tra rami e liane, ma non più così spaventoso. Anche perché, grazie alle precise indicazioni del vulcaniano, sarebbe stato per loro impossibile perdersi.

Alla richiesta di N'veyan di fermarsi un momento, S'rrel si limitò ad annuire, ben consapevole che anche i suoi colleghi avevano compiti da portare a termine. Per quanto non vedesse l'ora di raggiungere la piramide, la donna aveva già considerato la possibilità di doversi fermare più volte durante il tragitto per permettere agli altri di raccogliere campioni o di studiare la flora e la fauna.

Imprevista, invece, fu l'offerta dell'ufficiale tattico. Il collega doveva essersi accordo del suo iniziale disagio e aveva deciso di venire in suo soccorso. Una gentilezza che rendeva la caitiana decisamente ben disposta verso di lui.

La ringrazio ma, perrr il momento, crrredo di riuscire a rrreggere. Rispose, mentre un lieve sorriso spuntava sul suo volto felino. Come antrrropologa, sono abituata a fare certi sssforzi... e comincia a piacerrrmi esplorare la foresta. Però, ssse vuole, possiamo fare a turni.

Il suo compito, una volta raggiunta la piramide, non sarebbe stato quello di aprire un vero e proprio scavo archeologico, ma questo non significava che non sarebbe stato stancante. E, visto che aveva lasciato che fosse il vulcaniano ad occuparsi della direzione, non aveva idea di quanto tempo ancora ci sarebbe voluto per raggiungere la loro destinazione. Riposare un poco poteva essere una buona idea.

Si era appena voltata verso N'veyan con la mezza idea di chiedergli una previsione del tempo necessario per raggiungere la piramide, quando il suo sguardo cadde su di un piccolo rettile che si stava avvicinando pericolosamente al collega.

Tenente, sssi allontani da quel fiore! Esclamò urgentemente, senza preoccuparsi di come le sue parole potessero sembrare un brusco ordine.

Mentre parlava, con un gesto rapido recuperò il phaser dalla cintura, impostandolo in modalità stordimento. Non aveva idea se quel rettile fosse velenoso o quantomeno pericoloso, ma era pronta a far fuoco se si fosse avvicinato troppo al collega. Se fosse stata sicura di non peggiorare la situazione, avrebbe pensato di sparare appena davanti ad esso, ma non era detto che l'animale avrebbe reagito fuggendo. C'era la possibilità, infatti, che minacciato partisse all'attacco.
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N'veyan Krivakh | Vulcan (Android)

N'veyan alle sue parole si paralizzò all'istante perlustrando con lo sguardo l'area circostante.
Un lungo cilindro di pelle squamosa si contraeva e allungava ritmicamente avvicinandosi al punto in cui si trovava.
Non riusciva a vederne né l'inizio né la fine, mimetizzato com'era con i colori dei sassi, del terreno e del muschio. In un certo senso lo rincuorò: le specie velenose spesso avevano colori molto più accesi, ma non poteva metterci la mano sul fuoco che non fosse un pericolo.
Sembrava fosse rimasto sordo al repentino avvertimento della Caitiana: poteva almeno sperare che parlare non scatenasse reazioni a catena dall'esito fatale.
Restate tutti indietro , non sapeva se fosse necessario sottolinearlo ma lo disse quasi istintivamente.
N'veya  cominciò a estrarre lentamente dal terreno la mano che impugnava la paletta con la quale aveva cercato di eradicare la pianta. Molto lentamente.
Se si fosse mosso più rapidamente forse sarebbe riuscito a liberarsi prima che la creatura si fosse avvicinata troppo. Forse, solo forse, ciò non lo avrebbe disturbato e non lo avrebbe attaccato, ma questo avrebbe voluto dire anche rinunciare alla pianta e tra le due priorità N'veyan non ebbe il tempo di decidere ed esaurì il suo tempo per sgattaiolare via in -quasi- sicurezza.
Indietreggiate. In quel momento non badò molto all'etichetta per rivolgersi in modo adeguato ai suoi superiori.
Ora notava meglio il suo spessore: troppo piccolo perché potesse uccidere un essere umano per costrizione. Nessuno avrebbe sentito dei crack metallici se avesse avviluppato N'veyan per soffocarlo, o nel suo caso romperlo.
Non credo si sia accorto di voi. Se vi allontanate lentamente sarete al sicuro. Venticinque metri basteranno, disse con una fermezza che in realtà non aveva, mentre cercava di stimare la lunghezza dell'animale, ormai a 90 centimetri da lui con la testa.
Adesso poteva notare le piccole zampe da lucertola che spuntavano a i lati del dorso, un paio strisciavano inerti, le altre sembravano in qualche modo poterlo aiutare nei movimenti. Non era un serpente vero e proprio, era una creatura unica ma rimaneva il dubbio sulla sua velenosità.
La creatura virò la traiettoria cominciando a disegnare un cerchio intorno a lui.
Si avvicinò tanto da strisciare sopra la sua mano, o meglio sui due centimetri di terreno che ancora la coprivano.
N'veyan smise di simulare il respiro, eppure l'animale non lo attaccò. Anzi, nemmeno lo guardò, fissò gli occhietti tondi e neri sul fiore e non li mosse.
Ora, con il corpo del rettile disteso sulle sue dita e per metà attorno a lui, sentì il terreno attorno alla sua mano stringersi. Che fosse stato a causa di un suo spasmo o del peso dell'animale non avrebbe saputo dirlo.
Il serpente-lucertola si erse dirimpetto lui, il ventre era più chiaro rispetto alle squame, aveva due paia di palpebre verticali e orizzontali che si chiudevano e aprivano a intermittenze regolari. Era bellissimo.
Ma purtroppo un potenziale pericolo, per i suoi compagni prima che per se stesso. Dubitava che il suo siero - se davvero fosse stato velenoso come gli suggerivano oa forma della testa e le fossette al di sotto del naso - avrebbe potuto danneggiare i suoi circuiti permanentemente. Sarebbe stato in grado di autoriparsi. Ma anche di continuare a nascondere la sua natura in caso di manomissioni? Non voleva pensarci.
L'essere ora guardava il fiore come se ci si volesse tuffare dentro.
Avvertì delle secrezioni nell'aria che li divideva, ormai solo una ventina di centimetri.
Volse la testa sempre molto lentamente perché la sua voce bassa e calma non risultasse attutita ma non distolse lo sguardo dall'animale.
Tenente... Se ha ancora il phaser impugnato, questo sarebbe un buon momento per sparare.
A quella distanza, se il colpo non lo avesse tramortito - sperava non ucciso - e i suoi compagni non avessero fatto stupidaggini, l'unico nemico di cui avrebbe potuto accorgersi era N'veyan.
Sperò con tutto se stesso di non aver sbagliato le sue valutazioni.
#9

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S'rrel Erovan | Caitian

Sparare o non sparare?

Mentre quel quesito continuava a galleggiare nella mente della caitiana, lo sguardo del vulcaniano cadde sul rettile che gli si stava avvicinando. Decisamente un sollievo per S'rrel. Per quanto fosse principalmente un'antropologa e archeologa, la donna rimaneva un ufficiale scientifico. Grazie ai corsi seguiti in accademia, aveva sviluppato un certo modo di vedere le cose tipico di chi studiava le discipline scientifiche e, di conseguenza, percepiva come un peccato sparare alla creatura. Magari il phaser in modalità stordimento si sarebbe limitato a fargli perdere la conoscenza ma, se il rettile si fosse rivelato più delicato del previsto, avrebbe anche potuto ucciderlo. In tal caso, i suoi colleghi avrebbero perso un prezioso esemplare e avrebbero dovuto limitarsi ad analizzare un cadavere.

Per il momento, poi, N'veyan non sembrava essere in immediato pericolo. Visto come quella specie di lucertola era attirata dal fiore, gli sarebbe bastato allontanarsi dalla pianta per uscire da quella possibile situazione di rischio. Eppure, ben presto la donna si rese conto che il vulcaniano non sembrava aver la minima intenzione di farlo.

Alla richiesta del collega, S'rrel non poté far a meno di lanciargli un'occhiata dubbiosa. Era davvero una buona idea lasciarlo rimanere vicino al fiore mentre tutti si allontanavano? Nonostante i dubbi, però, decise di fare come lui aveva chiesto. Dopotutto, più persone fossero rimaste nelle vicinanze, più la creatura avrebbe potuto sentirsi minacciata. Mentre indietreggiava lentamente, però, il suo sguardo tornò a cadere sul rettile e il phaser rimase ben stretto nella sua mano. Era evidente che fosse pronta ad intervenire appena le cose si fossero messe male.

Quando si rese conto che, se avesse continuato ad indietreggiare, avrebbe rischiato di perdere l'ottimale linea di tiro, S'rrel si fermò. Dubitava di aver raggiunto la distanza richiesta da N'veyan ma non le importava: non aveva intenzione di lasciare il collega da solo. Per non parlare del fatto che, in quella foresta, allontanarsi troppo avrebbe potuto mettere anche loro in pericolo. Chissà quante altre creature erano acquattate tra rami e liane!

Più il rettile si avvicinava a N'veyan, più la caitiana si sentiva a disagio. Se non fosse stato per il fatto che l'attenzione della creatura sembrava essere concentrata sul fiore, tanto da risultare totalmente dimentica della presenza del vulcaniano, avrebbe già premuto il grilletto. Solo quando, finalmente, il collega le diede via libera, la donna sparò.

I millesimi di secondo che seguirono lo sparo furono quasi interminabili per S'rrel. Come ogni membro della Flotta Stellare, era stata addestrata nell'uso dei phaser ma non si poteva dir esperta quanto un addetto alla sicurezza. E, in quel momento, era ben consapevole che, se il raggio partito dalla sua arma avesse mancato il rettile o non avesse fatto effetto, il suo collega avrebbe potuto pagarne le conseguenze. Infatti, nel peggiore dei casi, la creatura lo avrebbe attaccato. Nel migliore, invece, sarebbe scattata verso di lei.

Già, migliore. Perché, in quel caso, la distanza tra presente tra lei e il rettile le avrebbe dato l'opportunità di sparare di nuovo.
#10

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N'veyan Krivakh | Vulcan (Android)

Ciò che N'veyan riuscì a registrare fu un lampo proveniente dalla sua sinistra e fece appena in tempo a chiudere gli occhi per non danneggiare i suoi sensori ottici.
Il colpo balzò via la creatura, o quantomeno la sua testa e la parte anteriore del duo corpo, tirandosi dietro sul terreno il resto dell'animale, come un sasso legato a una corda. Il cerchio che aveva disegnato attorno all'androide si strinse ma non abbastanza da attorcigliarlo.
Riaperti gli occhi, osservò la bestia sdraiata integra ma inerte, con le piccole zampe sollevate dal terreno. Gli si avvicinò. Gli si avvicinò immediatamente, ignorando per un attimo i suoi colleghi e il duo campione ma l'animale non reagì, lo stesso durante la breve scansione del tricorder medico. Il suo genoma combaciava al 98,8% con quello della luscengola terrestre e per il 73,2% con la vipera, non che ciò implicasse la sua appartenenza a una delle due specie (d'altra parte di luscengole lunghe più di sei metri non se nerano mai viste) ma era sufficiente per leggerne i parametri vitali: bassi, ma presenti. Era in uno stato simil-comatoso, non aveva abbastanza dati per stabilire se reversibile o meno. Non riuscì a impedirsi una smorfia che gli piegò le labbra in segno di tristezza.
Forse degli stimolanti lo avrebbero fatto rinvenire. Si riprese. In ogni caso, era vivo. Lo erano tutti.
È incosciente, non ci attaccherà. Probabilmente le dobbiamo la vita, tenente, fu il suo modo di dire grazie, accompagnando le parole a uno sguardo e un assenso. Non riuscì a fare di più, per quanto fosse stato lui a suggerire di sparare. La logica lo imponeva per il bene della squadra e non se ne pentiva. Ma non poteva essere felice di aver rischiato la vita di un animale che viveva lì per salvare la loro che erano entrati nel suo territorio.
Fece un check-up del suo stato e si accorse di una bruciatura sulla manica sinistra della divisa, insufficiente a scoprire la pelle sottostante, appena increspata per l'elevata temperatura dell'attrito con il colpo, ma priva di lesioni. Sarebbe stato difficile in caso contrario spiegare l'assenza del benché minimo inverdire. Sperò comunque che a nessuno venisse in mente di controllarlo più seriamente. Fin'ora se l'era sempre cavata, ma ogni visita era sempre un potenziale rischio.
Per quanto riguardava il suo fiore... Di peggio non si poteva avere. Il colpo aveva strappato via due dei petali e la corolla era annerita, perdendo completamente il suo colore vivace. Lo stelo era piegato in modo innaturale.
Strinse le mascelle ma fu pragmatico.
Preleviamo in fretta i campioni suggerì al suo collega chimico e insieme si diedero da fare. Non voleva che altri visitatori della fauna locale li sorprendessero.
In pochi minuti recuperarono sia il fiore ( o ciò che ne restava) che i muschi, riponendo ordinatamente nei contenitori e nelle provette con dei campioni magnetici.
Abbiamo finito esordì, con lo zaino di nuovo sulle spalle e aria decisa, poi si voltò a guardare la bestia inerme.
Non potevano portarla via per curarla: era troppo grande per un contenitore in stirolite, ed era abbastanza certo che nessuno avesse portato una gabbia.
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