TSE Recuperare e studiare il dispositivo, grazie
#21

L'arte è fatta per disturbare, la scienza per rassicurare.

Elan Torak Cardassiano

Il Laboratorio Zay'oul era un edificio imponente, dall'architettura moderna che non tralasciava tuttavia elementi classici. Era stato concepito per essere una vetrina di ciò che avveniva all'interno: il tocco classico dell'ingresso loggiato voleva suggerire il legame con il pianeta e la sua tradizione, mentre gli elementi moderni e le scelte architettoniche ardite dei piani superiori simboleggiavano le capacità dei ricercatori che vi lavoravano, oltre ad attirare l'attenzione di passanti e potenziali clienti. All'interno erano presenti diversi laboratori di ingegneria aerospaziale dove venivano prodotte e testate componenti sperimentali all'avanguardia. Non avrebbe sorpreso nessuno il fatto che il laboratorio fosse schermato sia contro eventuali intercettazioni, che contro teletrasporti non autorizzati. L'unico punto in cui Darhe'el e Damar avrebbero potuto rimaterializzarsi era l'ingresso e lì avrebbero trovato ad accoglierli una giovane assistente di nome Zalina.

Benvenuti. Vi chiedo di lasciare qui eventuali armi, vi verranno riconsegnate all'uscita. li avrebbe accolti con fare cordiale per poi consegnare ai due dei badge di riconoscimento che avrebbero consentito loro di non venir riconosciuti come intrusi dal complesso sistema di sicurezza dell'edificio. Se non avessero fatto storie, li avrebbe scortati verso il turboascensore diretto ad uno dei piani superiori dove si trovavano gli uffici del personale, per poi accompagnarli attraverso un lungo corridoio dove gli insoliti ospiti avrebbero potuto contare tre scanner in grado di rilevare armi e/o componenti pericolose per la strumentazione dell'edificio, diverse olocamere di sorveglianza, e almeno due porte con accesso abilitato da una serratura a scansione biometrica, prima di poter finalmente raggiungere l'ufficio di Elan.

Nell'istante stesso in cui i due avessero messo piede nell'edificio, Elan e gli altri ricercatori sarebbero stati immediatamente allertati del loro arrivo. Per quanto lo riguardava, Torak era curioso di vedere se i due agenti si sarebbero davvero lasciati condurre fin lì. Gli riusciva difficile immaginare qualcosa per cui fossero disposti a una simile dimostrazione di fiducia, che lui per primo non era sicuro di essere disposto a concedere.
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#22

La mia vita è dedicata alla grandezza di Cardassia. Ogni decisione, ogni azione è rivolta al bene del nostro popolo e alla sicurezza del nostro impero.

Mindur Damar Cardassiano

Non ero felice di lasciare il mio ufficio, ma dovevo ammettere che la situazione iniziava a piacermi. Stare dietro a una scrivania era monotono e questa missione mi permetteva di fare qualcosa di concreto. «Vale anche per me» dissi quando Ailam disse che era un piacere di lavorare con me, ma il silenzio era caduto tra noi e nessuno fece un passo per colmarlo, non ero mai stato di tante parole e non sapevo cosa potessi dire ad Ailam che potesse essere di qualche interesse... non in quel momento per lo meno. Salimmo entrambi sulla pedana e il teletrasporto fu attivato.

Il Laboratorio Zay'oul era un edificio imponente, un mix di architettura moderna e classica. Non mi sorprese il fatto che il laboratorio fosse schermato contro intercettazioni e teletrasporti non autorizzati. L'unico punto in cui potevamo rimaterializzarci era l'ingresso, dove una giovane assistente di nome Zalina ci accolse con fare cordiale, chiedendoci di lasciare le armi e che ci sarebbero riconsegnate all'uscita.

Con un gesto di riluttanza, consegnai la mia arma nascosta.L a sicurezza non era mai troppa di recente, anche se probabilmente non mi sarebbe servita fuori dall'ufficio. Ero comunque piuttosto bravo a trovare un'arma di fortuna, e persino il mio braccialetto poteva essere utile se utilizzato nel modo giusto al momento opportuno. Non era mai capitato, ma c'era sempre una prima volta. Non mi piaceva essere disarmato, ma ero comunque bravo a improvvisare. Zalina ci consegnò dei badge di riconoscimento e ci scortò verso il turboascensore diretto ai piani superiori. Durante il tragitto, attraversammo corridoi dotati di scanner per rilevare armi e componenti pericolose, olocamere di sorveglianza, e porte con serrature a scansione biometrica. La sicurezza del luogo era impressionante.

Sapevo che Elan e gli altri ricercatori furono immediatamente allertati del nostro arrivo. Per quanto riguardava Torak, era curioso di vedere se ci saremmo davvero lasciati condurre fino a lui. Gli riusciva difficile immaginare qualcosa per cui fossimo disposti a una simile dimostrazione di fiducia, che lui per primo non era sicuro di essere disposto a concedere.

«Che ne pensi?» chiesi ad Ailam, pacatamente, non sapendo nemmeno perché feci quella domanda.

Mentre ci avvicinavamo all'ufficio di Elan, riflettei sulla sicurezza del laboratorio. Era certamente un luogo ben protetto, ma in caso di necessità, sapevo di poter contare sulle mie capacità di adattamento. Nonostante tutto, ero pronto ad affrontare qualsiasi imprevisto. La missione era troppo importante per lasciare nulla al caso.
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#23

On Cardassia, family is everything.

Ailam Darhe'el Cardassiano

Alla conclusione del teletrasporto, Ailam si ritrovò in una hall dal design impeccabile. La osservò per qualche istante, paragonandola involontariamente a quella - ben più piccola - del Laboratorio di Biogenetica Ghenorev. Non poteva assicurarsene senza uscire ma, già dalla hall, era evidente che l'edificio del Laboratorio Zay'oul fosse più grosso di quello del Laboratorio Ghenorev. In parte era dovuto al diverso tipo di ricerca, che richiedeva più spazio, ma Ailam sospettava che ci fosse anche una differenza di fondi. Non che avesse veramente importanza: pizzico di gelosia a parte, Ailam si trovava bene nel suo laboratorio. Con le sue competenze, magari avrebbe potuto trovare di meglio (anche se la scarsa anzianità di servizio non l'avrebbe aiutato) ma non era veramente interessato a trovare un nuovo posto di lavoro.

Buongiorno. Salutò la donna che li accolse nella hall. Sono disarmato. Aggiunse, facendo del suo meglio per nascondere un lieve imbarazzo. Non è che non possedesse armi - aveva un disintegratore regolarmente detenuto - semplicemente non le portava sempre con sé. Ailam era un civile e, se non si considerava le rare missioni per l'Intelligence, lasciava raramente la sicurezza della capitale cardassiana. Per di più, considerando il luogo da cui era arrivato, se avesse avuto qualche arma con sé l'avrebbe dovuta consegnare prima di incontrare Damar.

Seguì la donna fino al turboascensore, attento a mantenersi un passo dietro a Damar. Durante il tragitto, si osservò con curiosità attorno. Il suo occhio non era allenato come quello dell'agente di intelligence al suo fianco, ma registrò con interesse le parti più visibili del sistema di sicurezza. Non sono un esperto, ma mi sembra che abbiano un ottimo sistema di sicurezza. Provò a rispondere, quasi esitante, all'imprevista domanda di Damar. Non era sicuro di cosa intendesse l'uomo ma, non avendo ancora visto nulla del laboratorio, quella era l'unica risposta che poteva dare. Quasi quasi, potrei chieder loro da chi se lo sono fatti installare. Quello del Laboratorio Ghenorev è... insomma, potrebbe essere una buona idea aggiornarlo.
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#24

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Elan Torak Cardassiano

I suoi visitatori sono arrivati annunciò Zalina entrando nell'ufficio di Elan. Si trattava di una stanza non troppo grande; la parete di fronte all'ingresso era occupata da una finestra a tutta altezza che poteva venir oscurata trasformandosi in un monitor o una lavagna, all'occorrenza. Lì accanto si trovava una scrivania alla quale Elan era comodamente seduto, intento a studiare le registrazioni della sorveglianza con cui aveva seguito l'arrivo dei visitatori. Per il resto la stanza era spoglia, eccezion fatta per una curiosa pianta esotica dalle grandi foglie lanceolate che faceva mostra di sé accanto alla scrivania. Grazie Zalina disse l'ingegnere, spegnendo il monitor ed alzandosi per raggiungere i visitatori alla porta ... si assicuri che nessuno ci disturbi, la chiamerò se avessimo bisogno del suo aiuto. spiegò con la cortesia che lo contraddistingueva.

Signori... disse, rivolgendosi poi ai due agenti ed invitandoli ad entrare presumo non vogliate perdere ulteriore tempo in chiacchiere annunciò, invitandoli con un cenno ad accomodarsi sulle due sedie di fronte alla sua scrivania mentre tornava a sedersi, ormai curioso di scoprire per quale ragione l'Intelligence fosse tanto interessata a lui da sottostare alle sue condizioni: solo una cosa gli balzava alla mente. Non erano molti i cardassiani ad essere stati coinvolti quanto lui in collaborazioni con alieni ed aveva il forte sospetto che proprio lì sarebbero andati a parare quei due. Se perché lo ritenevamo colpevole di qualcosa o fossero interessati ad acquisire informazioni al riguardo non gli era ancora chiaro, ma aveva la sensazione che non avrebbe dovuto attendere ancora molto per scoprirlo. Ditemi pure li incitò, studiandoli con sguardo impassibile dietro alla sua maschera di cortesia.
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#25

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Mindur Damar Cardassiano

Sorrisi internamente alla ingenuità di Ailam, riguardo alla sicurezza Laboratorio Ghenorev. «Interessante osservazione» risposi, mantenendo una certa compostezza esteriore, per poi annuire.
Mi guardai intorno, l'ambiente era impeccabile, certo, ma la sicurezza, sebbene robusta, non era inviolabile. La vera sfida sarebbe stata vedere se l'ospitalità sarebbe stata all'altezza delle apparenze.

Mi sedetti, mantenendo un'espressione professionale e calma. «Signor Torak» iniziai con un tono che imitava la cordialità, «mi dica, cosa ne pensa della nostra piccola gitarella?»

Elan mi fissò, cercando di leggere le mie intenzioni. Era evidente che cercava di capire il motivo del nostro interesse e la mia presenza. «Come le ho accennato, siamo qui per discutere di una collaborazione su un progetto di importanza cruciale per Cardassia. La sua esperienza e le sue competenze sono indispensabili per il successo di questa missione. Il suo ruolo sarà quello di analizzare e interpretare i dati del dispositivo. La sua esperienza con tecnologie avanzate e collaborazioni interspecie è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno. Avrà accesso a tutte le risorse necessarie e il nostro supporto totale.»

Con queste parole, mi rilassai leggermente, pur mantenendo un atteggiamento vigile. Era chiaro che la nostra missione stava per entrare nel vivo, e ogni dettaglio doveva essere gestito con precisione. Questa era un'opportunità per dimostrare il mio valore e la mia capacità di leadership, e non intendevo sprecarla.

Mentre parlavo, osservavo attentamente le reazioni di Elan.
Era un momento cruciale, e sapevo che la sua decisione avrebbe determinato il successo o il fallimento della nostra missione. Restai in silenzio per un momento, lasciando che Elan assorbisse tutte le informazioni. Poi, con un tono più deciso, dissi: «La sicurezza è stata una priorità per noi, e lo sarà anche per questa operazione. Possiamo contare su di lei?»

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#26

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Ailam Darhe'el Cardassiano

Interessante osservazione. Fu quella la risposta di Damar. Ailam aveva la forte sensazione di non aver superato un qualche tipo di test, ma evitò di commentare. Era inutile rimuginare su quello che si era già fatto, la sua concentrazione ora doveva andare sull'ottenere la collaborazione di Torak.

Entrato nell'ufficio, si accomodò di fianco a Damar. Ascoltò le parole dei due, lasciando che l'ufficiale finisse di parlare prima di unirsi alla conversazione. Posso comprendere che lavorare per l'Intelligence sia inusuale. Disse quindi, scegliendo un approccio differente. Le direi di considerare i Servizi Segreti come un qualsiasi altro suo cliente, ma nelle loro richieste c'è sempre di mezzo la sicurezza nazionale. So che lei ha i suoi impegni e immagino che un cambiamento di piani comporterà perdite economiche, ma questa missione è urgente: non ho ancora ben chiaro cosa sia quel dispositivo ma temo che ci sarebbero gravi conseguenze se qualcun altro ci mettesse sopra le mani. Assicurarsi che ciò non succedesse era lavoro dei Servizi Segreti, non suo, ma ne comprendeva l'urgenza. Più tempo passavano a girare i pollici, più il pericolo aumentava. Dovevano al più presto raggiungere il sito, analizzare il dispositivo e fare in modo che potesse essere spostato in sicurezza.

Estratto il PADD, lanciò un'occhiata a Damar per assicurarsi di avere il suo permesso poi lo porse a Torak. Qui può trovare i dati sulla missione. La prego di leggerli prima di prendere una decisione. Se i Servizi Segreti hanno scelto lei, nonostante non abbia mai lavorato con loro, è perché c'è bisogno delle sue competenze. Torak non era l'unico ingegnere in circolazione, come lui non era l'unico genetista. La scelta poteva essere caduta su di lui a causa della sua collaborazione con i Servizi Segreti, ma per Torak era diverso. Non credo che sia necessario ricordarglielo, ma le informazioni sul PADD non potranno uscire da questa stanza. Nella relazione non c'erano dati particolarmente sensibili, come la posizione del dispositivo, ma rimanevano comunque informazioni riservate.
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#27

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Elan Torak Cardassiano

Elan non si scompose di fronte alla domanda di Damar beh... iniziò, sprofondando nella sua poltrona mentre soppesava con accurata indifferenza le proprie parole suppongo si tratti di una questione della massima urgenza se vi siete entrambi scomodati per venire fin qui. Non desidero farvi perdere più tempo del necessario. rispose, tenendo per sé il pensiero che quella era solo una delle opzioni che gli erano passate per la mente. Un'altra era che avevano capito che non aveva la minima intenzione di lasciarsi acchiappare senza combattere e che probabilmente erano lì per studiare i sistemi di sicurezza del laboratorio, se non direttamente per catturarlo a tradimento.

Prestò poca attenzione al resto delle chiacchiere dell'uomo e del suo collega, aspettandosi che avrebbero esposto una qualche ragione perfettamente sensata perché fosse strettamente necessaria la sua presenza, ma allo stesso tempo poco interessato a scoprire quale fosse. Non si sarebbe aspettato niente meno che una storia perfettamente credibile dall'Intelligence ed il fatto che lo fosse non era di alcuna rilevanza per l'ingegnere. Quando Darhe'el gli porse il PADD, tuttavia, non poté fare a meno di dare un'occhiata ai dati che il giovane intendeva mostrargli e fu allora che, per la prima volta dall'inizio di quella chiacchierata, la sorpresa si fece strada sul suo volto. Quello a cui si trovava di fronte era un dispositivo alieno... riconosceva alcuni dei simboli presenti sul dispositivo da una ricerca di diversi anni prima, all'inizio della sua carriera, qualcosa di cui pochi Cardassiani erano a conoscenza e ancora meno erano in grado di trarne un significato. Oh. si lasciò sfuggire, mentre scorreva con curiosità il rapporto.

Da quel poco che poteva vedere, chiunque avesse analizzato quel macchinario prima di lui era poco più che un idiota dotato di buone intenzioni: sembrava averne frainteso gran parte del funzionamento, il che lo aveva portato a trarre una serie di conclusioni che non avrebbero aiutato nessuno che intendesse realmente utilizzare l'apparecchio. Doveva riconoscere che, se di una trappola si trattava, erano riusciti ad imbastirla bene. Mi faccia capire... voi siete in possesso di questo macchinario? chiese, sospettoso, in direzione di Damar.

La prospettiva di lavorare a un simile progetto era certamente allettante... forse troppo? Sarebbe bastato leggere il suo profilo, del quale l'Intelligence era certamente in possesso, per sapere che era interessato. Maledettamente interessato! L'ingegnere tamburellò distrattamente sulla propria scrivania, cercando di allontanare il desiderio di acconsentire all'istante in favore di una risposta più ponderata. Ammettiamo che sia interessato... temporeggiò quanto dovrebbe durare questo progetto? E soprattutto... siete consapevoli che si tratta di una macchina che necessita di una programmazione, vero? Se volete che estrapoli qualcosa di utilizzabile avrò bisogno di sapere cosa volete farci. precisò mentre resituiva il PADD a Darhe'el ... e voglio una dichiarazione scritta che al termine di questo progetto potrò tornare al mio lavoro qui. aggiunse, determinato ad accertarsi che quello non finisse per essere l'ultimo lavoro che avrebbe fatto in vita sua.
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#28

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Mindur Damar Cardassiano

Osservavo la scena con calma apparente, ma internamente non vedevo l’ora di concludere quelle chiacchiere e passare finalmente all'azione. Quel gioco di sottigliezze e diffidenza stava iniziando a stancarmi. Volevo solo mettere le mani su quel dispositivo e chiudere questa faccenda nel modo più efficiente possibile, ma come sempre, era necessario mantenere la facciata cordiale e professionale.

Quando Ailam parlò, la sua osservazione fu precisa e pacata, ma notai il lieve disagio con cui cercava di convincere Torak a collaborare. Un’ottima performance da parte sua, considerando che non è abituato a questo genere di trattative. Tuttavia, il vero test era capire quanto interesse potesse suscitare il dispositivo in questione nell’ingegnere.

Torak si rivelò freddo e calcolatore come previsto. Quando iniziò a parlare, con la sua solita indifferenza ben calibrata, non feci altro che osservare attentamente ogni sfumatura del suo volto. La mia esperienza mi ha insegnato che spesso il vero interesse o la vera paura si manifestano in dettagli impercettibili. Ed eccolo lì, il momento di debolezza: quando Ailam gli passò il PADD con i dettagli del progetto, vidi la sorpresa attraversare il suo sguardo. Un lampo di curiosità che per un attimo tradì la sua maschera di distacco: il dispositivo aveva colpito nel segno, esattamente come mi aspettavo.

«Mi faccia capire… voi siete in possesso di questo macchinario?» chiese Torak, con un sospetto velato. Sapevo che stava valutando tutte le opzioni. Se collaborare, fuggire, o tentare di giocare su più tavoli. Perfettamente prevedibile. Tuttavia, la sua curiosità lo stava tradendo.

«Non siamo in possesso del dispositivo, come dicevo prima, lo abbiamo solo trovato; ma il tempo non è dalla nostra parte. Non possiamo permetterci di tergiversare oltre. Questo è il motivo per cui ci siamo presi il disturbo di venire personalmente qui. Questo dispositivo potrebbe avere implicazioni critiche per la sicurezza di Cardassia, e lei è la persona più indicata per decifrarne il funzionamento.» risposi con tono calmo e professionale.

Torak continuava a tamburellare con le dita sulla scrivania, un chiaro segno che il suo cervello stava lavorando a pieno ritmo. Sapevo che lo avevamo in pugno, ma era ancora riluttante a cedere completamente.

«Ammettiamo che sia interessato...» temporeggiò, cercando di mascherare il suo crescente coinvolgimento. «Quanto dovrebbe durare questo progetto? E soprattutto… siete consapevoli che si tratta di una macchina che necessita di una programmazione, vero? Se volete che estrapoli qualcosa di utilizzabile avrò bisogno di sapere cosa volete farci.»

Eccola lì, la domanda cruciale. Mi aspettavo che arrivasse prima o poi. Era naturale che volesse capire l’uso che intendevamo fare di quel dispositivo. Rimasi calmo e risposi con la stessa precisione che avevo usato fin dall'inizio.

«Il nostro obiettivo primario è valutare le capacità del dispositivo e comprendere se può essere utilizzato per scopi difensivi o strategici. In particolare, ci interessa capire se la tecnologia di cui è dotato possa essere adattata per rafforzare le difese di Cardassia o, se necessario, per neutralizzare minacce potenziali. Tuttavia, la natura esatta delle sue applicazioni dipenderà dall’analisi dettagliata che voi due sarete in grado di fornire. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno della vostra esperienza.Voi siete due dei pochi in grado di comprendere davvero la complessità di questo macchinario.»

Torak sembrava riflettere intensamente, probabilmente valutando i rischi e i benefici di accettare l’incarico. Il gioco di manipolazione era arrivato al punto critico.

«Signor Torak, la durata del progetto dipenderà dalle variabili che incontreremo sul campo, ma le assicuro che non abbiamo intenzione di trattenerla oltre il necessario. Il suo lavoro qui non verrà compromesso. Avrà la libertà di tornare alle sue attività una volta conclusa la missione. Per quanto riguarda la programmazione del dispositivo, ecco dove entra in gioco la sua esperienza. La programmazione è esattamente ciò di cui abbiamo bisogno, e sappiamo che lei è l’unico in grado di comprendere fino in fondo la tecnologia coinvolta.»

Guardai che Torak restituì il PADD ad Ailam, mantenendo lo stesso tono cordialmente professionale che aveva accompagnato tutta la conversazione. «Ora, signor Torak, le chiedo di prendersi un momento per considerare quanto detto. Sa già cosa c’è in gioco, e siamo qui per garantire che tutto proceda nel modo più sicuro ed efficace possibile.»

Mi alzai dalla sedia, facendo segno ad Ailam di seguirmi. «Attendo la sua decisione, ma le suggerisco di non prendere troppo tempo. Il dispositivo è in attesa, e il futuro di Cardassia potrebbe dipendere da ciò che scopriremo.»

Con quelle parole, mi avvicinai alla porta. Sapevo che Torak era già convinto, ma volevo dargli l’illusione di avere ancora il controllo. Era un gioco di equilibri, e in queste situazioni la pazienza e la sottile manipolazione erano le armi migliori.

Mentre uscivamo dall’ufficio, l’aria fintamente cordiale si fece più intensa. Mi rivolsi a Ailam con un tono che nascondeva la mia impazienza. «Questa situazione sta iniziando a divertirmi.» dissi, ma sotto quella facciata di cortesia, l’unica cosa che desideravo era portare a termine tutto e mettere le mani su quel dispositivo. Il gioco stava per diventare molto più interessante.
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#29

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Ailam Darhe'el Cardassiano

In qualche modo, aveva funzionato. Ailam non si faceva illusioni: l'interesse di Torak era stato suscitato dai dati, non dalle sue parole. La manipolazione era il campo di Damar, non il suo. Rimase in silenzio mentre l'agente parlava, dimostrando spigliatezza e capacità persuasive ammirevoli. Damar era abile, non c'era dubbio. Ora bisognava solo vedere se Torak avrebbe abboccato all'amo. Considerato che lui stesso aveva fatto altrettanto, Ailam aveva ben pochi dubbi che l'ingegnere sarebbe stato suo compagno di squadra.

Mentre la conversazione proseguiva, Ailam rimase in silenzio ma pronto ad intervenire. Quando Torak gli restituì il PADD, lo tenne davanti a sé in modo che fosse facilmente recuperabile se ci fosse stata la necessità di controllare qualche dato. Quello in corso era un incontro preliminare, quindi difficilmente avrebbero avuto il tempo di analizzare in modo più accurato il rapporto, ma essere preparati all'evenienza non avrebbe fatto male.

Attendo la sua decisione, ma le suggerisco di non prendere troppo tempo. Furono le parole di Damar. La decisione di interrompere lì la conversazione lo prese alla sprovvista ma, mentre si alzava e ritirava il suo PADD, Ailam giunse alla conclusione che era azzeccata. Spronare troppo Torak avrebbe rischiato di fare più male che bene. L'esca era stata lanciata, ora dovevano solo attendere. Spero vivamente di poter lavorare con lei. Disse quindi, in una via di mezzo tra un saluto e un augurio sincero, poi lasciò la stanza al seguito di Damar.

L'affermazione che lo accolse oltre alla soglia portò il sorriso sulle sue labbra. Potrei dire altrettanto, Si osò rispondere. ma immagino il vero divertimento per me inizierà una volta di fronte al dispositivo.
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#30

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Elan Torak Cardassiano

Sembrava troppo bello per poter essere vero: una nuova tecnologia aliena, sulla quale pochi avevano avuto l'occasione di mettere le mani. Un progetto a cui avrebbe potuto lavorare e che l'Intelligence sembrava considerare di importanza cruciale... la strumentazione ed i fondi che avevano a disposizione per poterlo portare a termine erano probabilmente oltre la portata perfino del suo laboratorio. Praticamente l'occasione di una vita intera. Lasciarsela sfuggire sarebbe stato semplicemente da idioti. Tuttavia... Elan non era uno sciocco. Sapeva che quei dati potevano essere stati fabbricati ad arte per catturare la sua attenzione, per fargli abbassare la guardia ed allontanarlo dal laboratorio. Allo stesso tempo ammettere che fosse un inganno, avrebbe significato riconoscere che qualcuno oltre a lui conoscesse quella materia a sufficienza da essere in grado di ingannarlo. Possibile? Non gli servì più di una frazione di secondo per realizzare che, per quanto possibile, si trattava di un'eventualità improbabile.

Ci stava ancora ragionando sopra quando i suoi due ospiti si alzarono. Avevano già raggiunto la porta, pronti ad andarsene... e consegnare quell'opportunità nelle mani di qualcun altro. Magari quell'imbecille di Darun. Anzi, probabilmente quelle analisi preliminari erano state proprio opera sua, non lo avrebbe sorpreso: una simile superficialità era nel suo stile. Damar! chiamò l'ingegnere, cercando di controllare il senso di urgenza che percepiva per evitare che trasparisse dalla sua voce mentre si alzava con studiata lentezza per raggiungere i due sulla soglia. Il suo sguardo sfiorò per un istante il ragazzino che gli aveva mostrato le informazioni, sapendo che non era lui la mente di quel progetto.

Avete svolto bene le vostre ricerche: sono l'unico su Cardassia in grado di tirare fuori qualche informazione da quel marchingegno in tempi ragionevoli sottolineò, studiando con cautela lo sguardo di Damar, nella convinzione che se si fosse trattato di una trappola sarebbe riuscito a cogliervi qualche accenno, qualche segnale di allarme. Accetto l'incarico. annunciò sbrigativamente, mentre il suo orgoglio spingeva da parte le preoccupazioni che lo avevano assalito fino a quel momento e la sua mente già rielaborava ciò che aveva visto. Dove si trova? si informò, immaginando non fosse necessario precisare che era al dispositivo che si riferiva.
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