13-06-2014, 09:09 AM
Nérios Aev s'Rehu
Vulcan/Romulan
Le parole del padre adottivo scacciarono i pensieri che ormai si stavano affollando nella mente del romulano. Maiek aveva perfettamente ragione: l'unico modo per poter entrare nel Palazzo Reale in una situazione di emergenza come quella era sicuramente come agente della Tal'Shiar, non come principe. Se le guardie dell'imperatore si fossero rese conto della sua presenza, il piano avrebbe potuto fallire. Così disse, rivolto al presidente: "Sì, hai ragione. Vado subito a prepararmi."
Mentre tornava al suo alloggio, però, un'idea non poté fare a meno di frullargli per la testa. Un'idea che non gli piaceva per niente e che fino a sole poche ore prima avrebbe scartato con sdegno. Ma al punto in cui era arrivato i suoi capelli potevano risultare il suo 'tallone d'Achille'. Una volta nel suo alloggio, quindi, con l'espressione di uno che sta facendo un sacrificio enorme, recuperò una tinta nera per capelli dalle sue cose. Era un regalo del padre adottivo, di qualche anno prima, che Syvar aveva scartato quasi all'istante. Non aveva ancora capito come fosse finito tra le poche cose che si era portato sulla nave, probabilmente c'era lo zampino di Mijne s'Rehu o di T'Shanik. La fissò per qualche istante, chiedendosi se usarla veramente o ricorrere all'utilizzo del dispositivo mimetico. Ma usare il dispositivo mimetico poteva comportare alcuni rischi, soprattutto se considerava che la sua attivazione aveva una durata limitata e che non sarebbe stato carino chiedere ad un suo collega 'ehi, ti fai scansionare? avrei bisogno di prendere il tuo aspetto!'. No, il suo utilizzo era semplicemente infattibile. Così doveva ricorre alla tinta, che - per fortuna - non era permanente. Se ne applicò un poco in cima alla testa, sulle radici dei capelli, e la sostanza fece il resto: in pochi istanti i suoi capelli erano diventati di un disgustoso nero. Sospirò, indossando la sua uniforme della Tal'Shiar e coprendosi in parte il volto con una specie di mascherina che veniva usata di tanto in tanto nelle missioni della Tal'Shiar. Per completare l'opera si legò i capelli in una coda bassa. Così com'era conciato non avrebbe dovuto essere riconosciuto e nemmeno suscitare sospetti. Ma, alla fin fine, tutto era da vedere. Poteva prepararsi al meglio delle sue possibilità, ma c'era sempre il rischio di un imprevisto, di qualcosa che sfuggiva al piano.
Quando tornò da Maiek disse semplicemente: "Eccomi, padre." Non aveva voglia di fare giochetti o di controllare se il padre adottivo avrebbe avuto qualche reazione particolare nel vedere che si era tinto i capelli, un avvenimento che avrebbe potuto considerarsi un miracolo: non ce n'era il tempo e, in ogni caso, non ne aveva nemmeno voglia. Non era semplicemente il momento di certi divertimenti.
Mentre tornava al suo alloggio, però, un'idea non poté fare a meno di frullargli per la testa. Un'idea che non gli piaceva per niente e che fino a sole poche ore prima avrebbe scartato con sdegno. Ma al punto in cui era arrivato i suoi capelli potevano risultare il suo 'tallone d'Achille'. Una volta nel suo alloggio, quindi, con l'espressione di uno che sta facendo un sacrificio enorme, recuperò una tinta nera per capelli dalle sue cose. Era un regalo del padre adottivo, di qualche anno prima, che Syvar aveva scartato quasi all'istante. Non aveva ancora capito come fosse finito tra le poche cose che si era portato sulla nave, probabilmente c'era lo zampino di Mijne s'Rehu o di T'Shanik. La fissò per qualche istante, chiedendosi se usarla veramente o ricorrere all'utilizzo del dispositivo mimetico. Ma usare il dispositivo mimetico poteva comportare alcuni rischi, soprattutto se considerava che la sua attivazione aveva una durata limitata e che non sarebbe stato carino chiedere ad un suo collega 'ehi, ti fai scansionare? avrei bisogno di prendere il tuo aspetto!'. No, il suo utilizzo era semplicemente infattibile. Così doveva ricorre alla tinta, che - per fortuna - non era permanente. Se ne applicò un poco in cima alla testa, sulle radici dei capelli, e la sostanza fece il resto: in pochi istanti i suoi capelli erano diventati di un disgustoso nero. Sospirò, indossando la sua uniforme della Tal'Shiar e coprendosi in parte il volto con una specie di mascherina che veniva usata di tanto in tanto nelle missioni della Tal'Shiar. Per completare l'opera si legò i capelli in una coda bassa. Così com'era conciato non avrebbe dovuto essere riconosciuto e nemmeno suscitare sospetti. Ma, alla fin fine, tutto era da vedere. Poteva prepararsi al meglio delle sue possibilità, ma c'era sempre il rischio di un imprevisto, di qualcosa che sfuggiva al piano.
Quando tornò da Maiek disse semplicemente: "Eccomi, padre." Non aveva voglia di fare giochetti o di controllare se il padre adottivo avrebbe avuto qualche reazione particolare nel vedere che si era tinto i capelli, un avvenimento che avrebbe potuto considerarsi un miracolo: non ce n'era il tempo e, in ogni caso, non ne aveva nemmeno voglia. Non era semplicemente il momento di certi divertimenti.