24-07-2014, 11:18 AM
Nérios Aev s'Rehu
Vulcan/Romulan
Una volta sceso dalla navetta, Syvar si posizionò dietro al presidente, in formazione con gli altri agenti. Rimase in silenzio per tutto il tragitto, sia quando il generale si unì al gruppo che quando entrarono nel bunker, unendosi alla sceneggiata col suo silenzio: il comportamento più opportuno per un 'semplice' agente di fronte ai suoi superiori. Una volta, però, che le porta del bunker furono chiuse e il generale disintegrò con dei rapidi colpi i due agenti che si occupavano della sicurezza dell'imperatore. O dell'ex-imperatore, visto come stavano andando le cose.
Quando Terrh s'Dor estrasse il Teral'n, Syvar fu colto da una profonda ira. Dovette fare molta fatica a controllarsi, stringendo i pugni e mordendosi un labbro. L'imperatore non stava semplicemente cercando di obbligarli ad accettare un onorevole combattimento con le armi bianche ma, almeno secondo Syvar, voleva anche ricordare a tutti loro chi era e qual'era il suo ruolo nell'Impero.
"Mostrarci il simbolo del potere romulano non basterà a salvarti, zio." Disse dunque, togliendosi la maschera che gli copriva in parte il volto e lasciandola cadere a terra. "Il Teral'n non era destinato a finire tra le tue mani, le mani di colui che ha ucciso il legittimo erede al trono."
A quel punto il romulano doveva fare una scelta. Una parte di lui aveva la grande tentazione di non accettare il silenzioso invito dello zio, di prendere il disgregatore e sparargli. Ma sarebbe stata un'azione ben poco onorevole. E il fatto che l'imperatore avesse gettato da una parte il suo mnhei'sahe, il suo onore, quando aveva ucciso il fratello, questo non significava che avrebbe dovuto farlo anche lui. Altrimenti non sarebbe risultato molto diverso dallo zio.
Fece qualche passo avanti, estraendo la lirpa che aveva legato alla schiena. Era un'arma tradizionale vulcaniana, simbolo della sua natura di mezzosangue ma anche una di quelle armi bianche non romulane che la sua passione per l'antropologia gli aveva fatto comprare durante la sua permanenza nella Federazione. Forse non era l'arma più adatta per diventare imperatore, ma l'idea che lo zio morisse per mano di un'arma creata dai loro cugini era vagamente ironica. "Non meriti una morte onorevole ma, nonostante il disonore con cui ti sei macchiato, sei comunque mio zio. Disonorerei mio padre e mio nonno se non ti dessi almeno la possibilità di riguadagnare il tuo onore nel tuo ultimo combattimento." Aggiunse, consapevole della pericolosità della sua scelta. Non conosceva le capacità in combattimento dello zio, né se sarebbe stato veramente leale nel combattimento, ma non poteva continuare a nascondersi dietro ai suoi alleati altrimenti sarebbe diventato solamente un loro burattino. Il suo desiderio di vendetta lo aveva condotto fin lì, quindi era disposto a rischiare la sua vita per raggiungere il suo obbiettivo. Altrimenti tutto quello che aveva fatto fino a quel momento non avrebbe avuto senso.
Si mise in posizione di guardia e fece un cenno all'imperatore. Un cenno che voleva spronarlo ad attaccare.
Quando Terrh s'Dor estrasse il Teral'n, Syvar fu colto da una profonda ira. Dovette fare molta fatica a controllarsi, stringendo i pugni e mordendosi un labbro. L'imperatore non stava semplicemente cercando di obbligarli ad accettare un onorevole combattimento con le armi bianche ma, almeno secondo Syvar, voleva anche ricordare a tutti loro chi era e qual'era il suo ruolo nell'Impero.
"Mostrarci il simbolo del potere romulano non basterà a salvarti, zio." Disse dunque, togliendosi la maschera che gli copriva in parte il volto e lasciandola cadere a terra. "Il Teral'n non era destinato a finire tra le tue mani, le mani di colui che ha ucciso il legittimo erede al trono."
A quel punto il romulano doveva fare una scelta. Una parte di lui aveva la grande tentazione di non accettare il silenzioso invito dello zio, di prendere il disgregatore e sparargli. Ma sarebbe stata un'azione ben poco onorevole. E il fatto che l'imperatore avesse gettato da una parte il suo mnhei'sahe, il suo onore, quando aveva ucciso il fratello, questo non significava che avrebbe dovuto farlo anche lui. Altrimenti non sarebbe risultato molto diverso dallo zio.
Fece qualche passo avanti, estraendo la lirpa che aveva legato alla schiena. Era un'arma tradizionale vulcaniana, simbolo della sua natura di mezzosangue ma anche una di quelle armi bianche non romulane che la sua passione per l'antropologia gli aveva fatto comprare durante la sua permanenza nella Federazione. Forse non era l'arma più adatta per diventare imperatore, ma l'idea che lo zio morisse per mano di un'arma creata dai loro cugini era vagamente ironica. "Non meriti una morte onorevole ma, nonostante il disonore con cui ti sei macchiato, sei comunque mio zio. Disonorerei mio padre e mio nonno se non ti dessi almeno la possibilità di riguadagnare il tuo onore nel tuo ultimo combattimento." Aggiunse, consapevole della pericolosità della sua scelta. Non conosceva le capacità in combattimento dello zio, né se sarebbe stato veramente leale nel combattimento, ma non poteva continuare a nascondersi dietro ai suoi alleati altrimenti sarebbe diventato solamente un loro burattino. Il suo desiderio di vendetta lo aveva condotto fin lì, quindi era disposto a rischiare la sua vita per raggiungere il suo obbiettivo. Altrimenti tutto quello che aveva fatto fino a quel momento non avrebbe avuto senso.
Si mise in posizione di guardia e fece un cenno all'imperatore. Un cenno che voleva spronarlo ad attaccare.