TFB Non mi piace stare all'inferno
#21

Korinna Suder

Betazoid

Korinna prese uno dei pugnali che le porgeva la collega e lo fissò alla cintura, facendo il possibile per assicurarsi che non le limitasse i movimenti. Poi prese il disgregatore, anche se doveva ammettere che stava sperando che non si sarebbe trovata a dover utilizzare nessuno dei due, soprattutto contro dei klingon. Per quanto fosse stata addestrata al combattimento diversi anni prima, dubitava di avere concrete possibilità di uscirne tutta d'un pezzo se si fosse trovata a dover combattere contro dei guerrieri, specialmente se disperati. Perfino la sua collega sembrava in grado di metterla facilmente fuori combattimento, se avesse voluto.

Lo sguardo della betazoide si spostò in direzione del punto verso cui Seeth stava osservando l'avvicinarsi delle creature. Purtroppo, stando a quel poco che era riuscita a capire dalle mappe di bordo, se volevano cercare di ritornare verso la zona prevista per il loro atterraggio, quella era esattamente la direzione verso la quale avrebbero dovuto dirigersi. D'accordo, vediamo se riusciamo a disperderli. decise, afferrando le cariche artigianali che era riuscita a mettere insieme con i pezzi della navetta e infilandole cautamente in una borsa, ricavata da un lembo di stoffa che ricopriva i sedili. Aspetti qui, ho un'idea... purtroppo in queste condizioni non sono in grado di utilizzare le mie abilità per avvertire il capitano T'Dal o l'ambasciatore della nostra situazione, ma sono certa che abbiano iniziato a cercarci nel momento stesso in cui abbiamo perso il contatto si scusò, sporgendosi oltre la piccola altura per dare un'occhiata verso il basso, dove gli animali erano ormai ben visibili e cominciavano ad arrampicarsi faticosamente lungo le pendici del monte, evidentemente diretti verso la loro posizione. ... farò detonare le cariche per disperderli, poi cercheremo di passare loro in mezzo. Sei i prigionieri sono in grado di catturarli a mani nude non dovrebbe essere troppo difficile tenerli a bada con dei disgregatori, nel caso in cui si facessero troppo coraggiosi. valutò, preferendo evitare di ricorrere a misure troppo drastiche per uscire da quella brutta situazione. Lei mi faccia da copertura e mi avverta se si stanno avvicinando troppo.

Senza aggiungere altro scese di qualche metro per posizionare le cariche, con un occhio concentrato sul proprio lavoro e l'altro per seguire l'avvicinamento degli animali. Sapeva che non avrebbe avuto molto tempo, una volta innescate le cariche, per mettersi al riparo, ma sapeva di poter contare sulla collega per tirarla fuori dai guai nel caso in cui si fosse trovata in difficoltà: tra tutte le cose che poteva contestare ai klingon, non rientrava certo la mancanza di correttezza. Anzi, sembravano avere un forte senso dell'onore che Korinna apprezzava e rispettava. Quasi fatto...! annunciò in direzione di Seeth, innescando l'ultima delle cariche prima di correre al riparo. Gli animali erano ormai a pochi metri di distanza ed erano ben visibili nonostante il loro manto bianco, che li mimetizzava con il suolo ghiacciato. Giù! Giù! gridò Korinna, quasi tuffandosi dietro ad una roccia, mentre una serie di esplosioni in rapida sequenza incendiavano l'aria.
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#22

Victory is not achieved if an Empire is destroyed in order to win a war, and it is not failure if a battle is backed away from in order to preserve an Empire.

Seeth Rahnaz Mezza Klingon

Anche l'equipaggio della Kal'Ruq ci starà cercando. Confermò. Poteva solo sperare che, senza lei a far da cuscinetto, l'equipaggio della Kal'Ruq e della Saratoga non finisse per scontrarsi a causa di qualche discrepanza di opinioni. C'era poi anche da considerare la reazione dello staff carcerario: Seeth non era sicura che avrebbe concesso con facilità alle squadre di ricerca il permesso di far scendere sul pianeta, e questo avrebbe potuto ritardare i soccorsi. La klingon decise però di tenersi per sé quelle preoccupazioni, evitando di gravare inutilmente la collega, e concentrò su questioni più immediate. Trovata posizione in un punto della piccola altura in cui avrebbe potuto vedere con facilità sia i movimenti di Suder che quelli delle bestie in avvicinamento, diede il via libera: Sono in posizione. Quando vuole, può iniziare.

Il tricorder, ancora attivo come scanner, era posato su un rialzamento appena davanti a lei in modo che potesse tenere d'occhio le forme di vita in avvicinamento. Teneva il disgregatore col braccio buono, già puntato verso la direzione da cui proveniva il nemico. Osservò la betazoide scendere di qualche metro ed iniziare a piazzare le cariche. Se non fosse stata mezza congelata, gocce di sudore sarebbero scese dalla fronte mentre i secondi passavano lenti. Quasi fatto...! All'annuncio di Suder seguì un colpo di disgregatore ed un guaito: uno degli animali si era avvicinato troppo e Seeth se n'era occupata prima che raggiungesse Suder. La scena sembrò aizzare contro di loro il resto del branco, ma la betazoide era ormai di ritorno. Sparò ancora uno o due colpi, per coprire la sua ritirata, poi recuperò il tricorder e la seguì al riparo dietro una roccia. Appena in tempo, come dimostrò la serie di esplosioni che seguì subito dopo.

Dobbiamo muoverci. Disse Seeth una volta tornata la calma. Aveva un fastidioso fischio nelle orecchie e non si sentiva totalmente stabile, ma si costrinse ad alzarsi. Scosso il capo nel tentativo di scacciare il senso di stordimento, allungò una mano verso Suder per aiutarla ad alzarsi. Si trattava del braccio malandato, in quanto nell'altro teneva ancora il disgregatore, ma un po' di dolore non spaventava una klingon. Soprattutto non quando il gelo del luogo faceva da perfetto antidolorifico.

Andiamo. Avrebbe aggiunto una volta la betazoide si fosse rialzata, per poi guidarla in mezzo al caos. Il piano sembrava aver funzionato: i canidi erano stati spaventati dalle esplosioni. Quelli che non erano morti o non erano così feriti da non riuscire a muoversi, si erano allontanati. Non avevano però lasciato la zona, forse per non abbandonare i feriti. Non mostriamoci spaventate, Disse. ed evitiamo di passare troppo vicino ai feriti. Potrebbero attaccarci per difenderli. Non era sicura che quegli accorgimenti sarebbero bastati per evitare un ulteriore attacco in quanto ognuno reagiva in maniera diversa alla paura: c'era chi fuggiva e c'era chi attaccava. Si sarebbe quindi tenuta pronta a sparare se qualche animale avesse deciso di tentare la fortuna.
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#23

Korinna Suder

Betazoid

Erano passate ormai diverse ore dallo schianto e sulla superfcie ghiacciata del pianeta non sembrava esserci alcun segno di vita, fatta eccezione per qualche segnale isolato che di tanto in tanto compariva sui loro strumenti. Ormai si stava avvicinando la sera e le temperature si erano fatte, se possibile, ancora più rigide. Come è possibile che nessuno sia ancora venuto a cercarci? si informò Korinna, cercando di scandire alla meno peggio le parole, ma perfino la sua bocca sembrava essersi congelata con quel clima. Le sue abilità erano ancora inutilizzabili, ma non le servivano certo per intuire che le condizioni della collega fossero peggiori delle sue: il braccio ferito della klingon sembrava infastidirla ormai ad ogni passo e, sebbene cercasse di nasconderlo, tremava visibilmente.

Tra qualche ora non vedremo più dove stiamo andando, con quelle creature chissà dove a darci la caccia non credo sia una buona idea continuare a camminare al buio fece notare guardandosi attorno. Stando alle mappe dovremmo essere non troppo lontane dall'ingresso di una delle miniere, forse possiamo trovare riparo lì dentro suggerì, indicando la direzione in cui avrebbe dovuto trovarsi l'accesso. L'idea di incontrare i prigionieri che ci lavoravano non era esattamente nella sua lista di preferenze, ma aveva ormai diversa esperienza in ambito diplomatico e contava di poterla utilizzare per uscirne viva nel caso in cui avessero incontrato qualcuno. Venga con me... disse, studiando un'ultima volta gli strumenti prima di avviarsi verso una serie di aperture artificiali nella montagna.

posto che l'idea iniziale era di scatenare una ribellione potremmo fare amicizia con qualche prigioniero che poi ci torna utile al momento giusto. Thinking
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#24

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Seeth Rahnaz Mezza Klingon

Il freddo la stava attanagliando. Folate di vento gelido le sferzavano il volto, e Seeth non sapeva dire se aveva una sola parte del suo corpo che non fosse intorpidita. Il braccio ferito era sempre più difficile da muovere e il dolore continuava a peggiorare. I suoi stivali affondavano nella neve abbondante ad ogni passo e, nonostante la sua forza klingon, camminare stava diventando sempre più difficile: era come trascinarsi nel fango, con l'aggiunta del gelo della neve che si infilava ovunque. Il movimento la stava aiutando a mantenere la circolazione attiva, a scaldare il suo corpo ormai mezzo congelato, ma Seeth era ben consapevole che l'inclemente clima di Rura Penthe la stava pian piano uccidendo. I klingon non erano fatti per il freddo.

Temo che sia questione di politica. Rispose alla domanda della collega, finalmente rivelandole i suoi timori. Rura Penthe non accetta interferenze esterne, nemmeno dalla flotta imperiale. Ci saranno sicuramente squadre di ricerca attive, squadre del luogo, ma continuando a muoverci non le stiamo certamente aiutando. Non che avessimo altra scelta, non muoverci ci avrebbe ucciso.

I nuvoloni che avevano visto formarsi nelle ore precedenti i direzione del luogo dello schianto le erano più che sufficienti per teorizzare di essere scampate per miracolo ad una terribile tempesta di neve. Magari avevano reso più difficile ai soccorsi individuarle ma almeno erano vive. Se fossero rimaste nella navetta, a quell'ora sarebbero tornate sulla Kal'Ruq come cadaveri congelati. Il loro era stato un pericoloso azzardo, ma in qualche modo le aveva ripagate. Non che fosse ancora certo che sarebbero tornate sulla nave vive.

Sì, dobbiamo trovare riparo. Confermò. Anche non considerando il buio in arrivo e la probabile discesa di una temperatura già dannatamente rigida, Seeth non sarebbe riuscita ad andare avanti ancora a lungo. La seguì in silenzio, concentrandosi a mettere un passo davanti all'altro. Man mano che si avvicinavano alla miniera poterono sentire rumori e voci secche, deformate dalla distanza ma il cui tono era quello di un ordine. Sembra che la miniera sia attiva. Constatò. C'erano dei rischi ad avvicinarsi ad una miniera attiva ma, nelle loro condizioni, significava anche che avrebbero finalmente ricevuto soccorso.

Davanti alla miniera l'attività era frenetica. Prigionieri erano al lavoro, controllati da alcune guardie. All'arrivo di Seeth e Korinna, una coppia di guardie si diresse verso di loro. La prima puntò verso di loro un disgregatore, mentre la seconda teneva al guinzaglio una delle belve che le avevano attaccate ore prima... e sembrava pronta a lasciarla libera al minimo problema.

Tornate da una passeggiata, javpu'1? Esclamò sarcastica la guardia col disgregatore.

Hab SoSlI' Quch2, per caso? Seeth lo insultò. Ti sembriamo dei prigionieri? Non vedi che sono una klingon? Magari era assurdo che proprio lei, mezza trill per parte di madre, usasse quell'insulto ma l'aveva scelto per la sua efficacia. Non sempre essere gentili coi klingon era una buona idea, alle volte bisognava affermare la propria superiorità. Soprattutto quando si era mezzi moribondi.

Sai insultare bene per essere una yIH ngaghwI'3. L'uomo ricambiò l'insulto. Come se non avessimo prigionieri klingon, dannati bast*rdi senza onore... ma, in effetti, il vostro abbigliamento non è da prigionieri. Flotta imperiale?

HIja'4, Confermò Seeth. Io sono Seeth Rahnaz della IKS Kal'Ruq. La mia collega è Korinna Suder.

I nomi corrispondono con quelli dei dispersi. Assurdo che ora la flotta accetti anche humanpu'5. Suder non era un'umana, ma Seeth non lo corresse. Seguitemi, vi porto dal mio superiore.



1 javpu': prigionieri, plurale di "jav"
2 Hab SoSlI' Quch: letteralmente "Tua madre ha la fronte liscia". È uno degli insulti più terribili rivolti a un klingon, la cui fronte è simbolo del suo lignaggio.
3 yIH ngaghwI': letteralmente "[colui] che si accoppia con triboli"
4 HIja':
5 Humanpu': umani, plurale di "human" (prestito linguistico dal Federale Standard)

Dove ci sono i prigionieri, ahimè, ci sono anche le guardie. Ma sei sempre in tempo a far succedere qualcosa di catastrofico. Laugh
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#25

Korinna Suder

Betazoid

Quando la guardia sbarrò loro la strada, Korinna per poco non trasalì. Nel suo breve periodo a bordo della Kal'Ruq aveva imparato che non era una buona idea mostrare il fianco ad un klingon, ma in quel momento era talmente stanca ed intontita che fu grata quando Seeth prese la parola. Non poté comunque fare a meno di interrogarsi sulla propria conoscenza della lingua, perché da un lato aveva l'impressione che quei due si stessero insultando a vicenda, dall'altra la situazione non parve degenerare, per cui sospettò di aver frainteso qualcosa in quell'intera conversazione.

Quando la guardia la scambiò per un'umana non vi diede realmente peso: sapeva che i betazoidi erano difficilmente distinguibili dagli umani, specialmente per degli alieni che poco o nulla conoscevano della loro cultura e delle reciproche caratteristiche. Se le sue abilità non fossero state soppresse in quel momento, probabilmente si sarebbe resa conto che il klingon non si sarebbe offeso se avesse protestato, anzi, probabilmente avrebbe apprezzato... ma quelle sottigliezze della loro cultura le erano ancora aliene e non potendo basarsi su ciò che percepiva non le passò nemmeno per la mente l'idea di rispondergli a tono. In fondo, ciò che importava in quel momento, era mettersi al più presto in contatto con la Saratoga e l'Ambasciatore Elieth, in modo da potersi occupare delle condizioni di Idaris. Da quanto aveva visto, infatti, quel pianeta non era esattamente una località vacanza e aveva tutta l'intenzione di portarlo via da lì il prima possibile.

Il klingon da cui le portarono era un uomo di mezza età. Una vistosa cicatrice gli attraversava la guancia sinistra, rendendo il suo aspetto già imponente ancora più inquietante. Un'altra cosa abbastanza evidente era che non fosse di buonumore. Korinna decise di rimanere in silenzio: Seeth era infatti un suo superiore e, anche se non lo fosse stato, conosceva decisamente quell'ambiente e cosa dire meglio di lei. Stavamo cercando tre dispersi brontolò il klingon, senza premurarsi di farle accomodare né preoccuparsi delle loro condizioni di salute.

eh, vabbè, le guardie klingon sono l'equivalente delle redshirt, ce ne liberiamo facilmente... Tongue
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#26

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Seeth Rahnaz Mezza Klingon

Se c'era qualcosa che Seeth odiava del suo popolo era l'assenza di preoccupazione sulla salute, sia propria che altrui. Suder e lei erano evidentemente doloranti e mezze congelate, ma il loro interlocutore non parve curarsene. Sarebbe stata una situazione ancora accettabile se lei avesse potuto permettersi di farglielo notare, di pretendere la presenza di un medico, ma purtroppo quel livello di ferite erano niente agli occhi di un klingon. Farne una tragedia avrebbe portato più problemi che benefici.

Xennik è morto con onore, svolgendo i suoi compiti fino alla fine. Rispose quindi. Seeth era sufficientemente trill da rifiutare di definire quella del collega una morte poco onorevole solo perché l'esplosione l'aveva sbalzato dal suo posto. Magari non era morto in combattimento, ma aveva svolto i suoi doveri di pilota fino al momento in cui aveva perso conoscenza. Chi ha causato la sua morte si è invece coperto di disonore. Taglierò loro la testa, se ne avrò occasione.

Non c'era nulla di onorevole nell'utilizzare un ordigno per uccidere i propri nemici. Chi aveva piazzato quella bomba li aveva colpiti alle spalle, di soppiatto, in una maniera degna di un romulano. Se si considerava che quella da loro usata era una navetta della Kal'Ruq, i sabotatori doveva essere klingon. La rabbia di Seeth nei loro confronti era più che comprensibile.

Quindi è morto per mano di un nemico indegno.

Seeth ringhiò minacciosa a quel commento. Morire per mano di un nemico indegno significava morire in modo indegno. Non conosceva bene Xennik ma non aveva intenzione di permettere che la sua morte venisse screditata. No, non indegno.

Ci fu un attimo di silenzio, in cui lei e l'uomo si squadrarono, poi Seeth cedette. Le sue condizioni non erano buone, quindi non si poteva permettere di dar via ad un litigio che avrebbe potuto portare ad un duello. Non per un collega che conosceva appena. Non quando avrebbe significato mettere in gioco non solo la sua vita ma anche quella di Sef.

Abbiamo bisogno di utilizzare il vostro sistema di comunicazione, se ne possedete uno. Disse dunque. Dopo aver fatto rapporto alla Kal'Ruq, ci sarebbe utile un passaggio verso qualunque sia il luogo dove viene detenuto il prigioniero Idaris. Ce lo può offrire, signore?
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#27

Korinna Suder

Betazoid

Korinna seguiva sempre più confusa gli scambi verbali tra i due klingon: le era ormai chiaro che nessuno si sarebbe preoccupato per il loro stato di salute e che "onore" era una parola molto frequente nel dizionario klingon, ma le sfuggivano del tutto le sottigliezze sul perché una morte onorevole fosse tanto rilevante da dibattere in quel contesto... o anche solo in base a quali criteri questa venisse definita. Più studiava la cultura di quel popolo, meno sembrava comprenderla. Mise da parte la propria riflessione solo quando i due parvero giungere ad una qualche forma di accordo: la richiesta di Seeth sembrava aver riportato l'ufficiale klingon al suo dovere, non prima di aver pronunciato qualcosa che Korinna decise doveva trattarsi di una qualche imprecazione.

L'uomo raggiunse un terminale, vi inserì qualche dato e lo studiò per qualche istante, squadrando prima il monitor, poi le due donne mentre tentava di determinare se le due fossero effettivamente chi dicevano di essere. Ai miei tempi nessuna nave della Flotta Imperiale si sarebbe lasciata colpire a tradimento! brontolò, incredulo nel realizzare che le due sembravano davvero chi dicevano di essere. L'uomo sbuffò con evidente disapprovazione, ma alla fine si scansò per permettere a Seeth di utilizzare il computer le comunicazioni passano attraverso un hub centrale, ho inserito il codice di autorizzazione per contattare la IKS Kal'Ruq disse, soffermandosi un istante per squadrare Korinna con fare sospettoso. La betazoide sostenne lo sguardo, più per carattere che perché sapesse cosa fare in quella situazione... il fatto di non poter utilizzare le proprie abilità, infatti, stava cominciando a provarla emotivamente ad un livello molto vicino al suo limite di sopportazione.

... e per quanto riguarda Idaris? si informò Korinna, che dopo ciò cui aveva assistito iniziava seriamente ad essere preoccupata per le condizioni di salute del Trill. Il Klingon le rivolse una smorfia che di amichevole non aveva nulla, ciò nonostante si affacciò sulla soglia per richiamare una delle guardie e chiedere di condurre da loro il prigioniero.

vogliamo fare che non lo trovano e si scopre che c'è un gruppo di prigionieri ribelli armati a piede libero? Magari gli stessi che sono riusciti a minare la nostra navetta come diversivo e adesso stanno tentando di scappare?
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#28

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Seeth Rahnaz Mezza Klingon

Non poté evitare che un'espressione sorpresa attraversasse brevemente il suo volto quando si rese conto che Idaris era stato assegnato proprio a quella miniera. Quante probabilità c'erano che loro si schiantassero proprio a pochi chilometri dalla destinazione finale? Si era aspettata di dover dirigersi, via terra, verso il complesso carcerario principale prima di riuscire ad ottenere la posizione del prigioniero. Meglio così, avevano recuperato tempo.

Avvicinandosi al terminale del computer, Seeth si affrettò a contattare la Kal'Ruq. Per alcuni minuti parlò in un fitto klingon, facendo rapporto sulla loro situazione e sulla morte del collega, poi la situazione sembrò cambiare. Un espressione di rabbia sul volto, Seeth colpì il tavolo col pugno del braccio malandato. La fitta di dolore che ne seguì la portò ad imprecare sonoramente, ma si affrettò comunque a trasmettere in maniera forte e chiara cosa pensava della notizia che aveva appena ricevuto: Questo è ridicolo! Suder non ha minato la navetta! Ricontrollate le prove, qualcuno sta tentando di incastrarla. Abbiamo un traditore a bordo, trovatelo!

Chiuse la comunicazione appena in tempo per assistere al ritorno della guardia. Sola. Dov'era Idaris?

Abbiamo un'emergenza, signore. L'uomo fece rapporto. Il prigioniero non è nella posizione a lui assegnata, e non è l'unico. Le guardie assegnate alla zona sono morte e i loro disgregatori sono scomparsi. Abbiamo un gruppo di prigionieri fuori controllo.

Mi dispiace mettere nei guai Korinna Lie ma ho pensato che, se qualcuno a bordo ha minato la navetta (come diversivo per far fuggire un qualche suo parente/amico/ecc da Rura Penthe), sicuramente tenterebbe di prendere tempo facendo ricadere la colpa su di lei (l'unica estranea a bordo). Risolveremo, forse. Laugh
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#29

Korinna Suder

Betazoid

Ancora una volta, l'ufficiale klingon si esibì in quella che Korinna intuì essere un'imprecazione di qualche genere, prima di abbaiare ai sottoposti di correre alle armi e di iniziare le ricerche. Tu! Resta con loro, assicurati che non vadano in giro! sbottò ad uno dei suoi collaboratori, evidentemente sospettoso nei confronti delle due ultime arrivate. Ad onor del vero, Korinna in quel momento non aveva nessuna voglia di mettere nuovamente il naso fuori da quelle gallerie e rischiare di assiderare sul terreno gelato: la prospettiva di rimanere lì in attesa non suonava poi così terribile non fosse stata per la notizia della scomparsa di Idaris, unita a qualcosa che non era del tutto certa di aver percepito correttamente mentre si avvicinavano al pianeta.

Rapidamente il vociare dei klingon parve allontanarsi mentre le squadre di ricerca uscivano una dopo l'altra. Diplomatica Rahnaz...?! chiamò in direzione della collega, che in quel momento sembrava assorta nei propri pensieri. Quanto sono nei guai? si informò, avendo captato qualcosa della comunicazione con la Kal'Ruq.
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#30

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Seeth Rahnaz Mezza Klingon

Hanno trovato delle tracce di esplosivo nel suo alloggio. Rispose alla domanda della collega betazoide, parzialmente esasperata. Come se fosse sensato minare la navetta su cui si sta per salire... alle volte vorrei sapere cosa passa per la mente dei miei colleghi. Se si fosse trovata sulla Kal'Ruq, a quell'ora avrebbe tirato un pugno a qualcuno per farlo rinsavire. Purtroppo, era bloccata sulla superficie di Rura Penthe, così poteva soltanto sfogare la sua rabbia in imprecazioni. va1, immagino qualcuno abbia deciso che l'unica non klingon a bordo fosse il capro espiatorio adatto. Ma per quale ragione? Già, quella era la vera domanda. Perché tentare di ucciderci? Che io sappia, Idaris non ha informazioni compromettenti sulla droga San. Non avrebbe senso tentare di fermarci ora.

Qual era lo scopo dell'attentatore? Scatenare una guerra tra Impero e Federazione? Suder però non era al momento ben vista dal suo popolo, quindi non sarebbe stato più logico attaccare l'ambasciatore Elieth? Seeth non aveva risposta al quesito.

Parlando di Idaris, quante probabilità ci sono che sia coinvolto in questa piccola rivolta? Non era stato trovato in loco, ma quello non significava necessariamente che si trovasse coi rivoltosi. Era possibile che fosse semplicemente scappato. Spero solo che non si faccia ammazzare...

Già, forse sarebbe stato meglio andare lì fuori e controllare la situazione. Eppure, non avrebbe avuto senso farlo nelle loro condizioni. Avete un medico in questa struttura? Si decise quindi a domandare al klingon rimasto a sorvegliarle. Se c'è una rivolta in corso, voglio essere pronta a spaccar teste. E con questo braccio sarebbe difficile. Una mezza verità ma, alle volte, era meglio non essere totalmente sinceri. Soprattutto quando era la sua parte trill a parlare.



1 va: forma abbreviata dell'imprecazione "Qu'vatlh". Usata per mostrare solo una leggera rabbia o turbamento.
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