TFB Ho una notizia da darti
#1

Per @@Les

It's nice to have a family.

Carol Marcus Umana

Mi trovavo nell'ufficio medico dell'Enterprise, un po' nervosa, ma cercando di mantenere la compostezza che mi contraddistingue. Avevo chiesto un incontro con il dottor McCoy, avendo bisogno di conferme su una questione piuttosto personale che mi riguardava molto da vicino.

«Carol, ho i risultati qui»  disse McCoy, guardandomi con un'espressione che non riuscivo a decifrare. «Sei incinta. Congratulazioni.»

Il mondo sembrò fermarsi in quel momento. Incinta. Il bambino di James T. Kirk. Il mio cuore batteva all'impazzata, e per un attimo mi lasciai andare alla paura, all'incertezza. Poi, come sempre, la mia indole combattiva prese il sopravvento. Non ero tipo da lasciarmi abbattere dalle difficoltà, e questa non sarebbe stata l'eccezione, anche se un misto di emozioni mi travolse. Sorpresa, gioia, ma anche ansia per il futuro.

«Grazie, questo cambia molte cose»  risposi, con un sospiro.

McCoy annuì, appoggiando le mani sul tavolo. «Lo so, Carol. E so anche chi è il padre. Devi parlargliene?»

«Sì, devo farlo»  dissi, più a me stessa che a lui «Sarà un shock, ma... è giusto che lo sappia. Ho solo una domanda. Come dovrei dirlo a Jim?» la domanda uscì prima che potessi trattenerla. McCoy si passò una mano sulla fronte, chiaramente a disagio.

«Carol, non sarà facile, ma sono sicuro che troverai il modo giusto per dirglielo. Se hai bisogno di parlare, o di qualsiasi cosa, sai dove trovarmi ed eventualmente puoi parlare con Joanna, mia figlia.» mi rassicurò McCoy con un tono sincero misto a compassione, che apprezzai molto in quel momento. Rimasi in silenzio per un lungo momento e fu allora che McCoy, con quella sua consueta saggezza e comprensione, offrì il suo supporto in un modo che non mi aspettavo. «Se hai bisogno di aiuto per parlare con Jim, o dopo aver parlato con lui, sono qui per te. So che questa è una situazione delicata, e se vuoi, posso esserci anch'io quando glielo dirai. A volte, avere un amico vicino può fare la differenza.» disse gentilmente.

La sua offerta mi colpì profondamente. La gentilezza e la disponibilità del dottor McCoy mi ricordarono che, nonostante la mia tendenza a essere autosufficiente e a non lasciarmi facilmente abbattere dalle difficoltà, non ero sola. Avevo degli amici, delle persone su cui potevo contare e in quel momento, la gratitudine per la presenza di McCoy nella mia vita fu immensa.

Uscendo dall'ufficio medico, mi sentivo come se il peso del mondo fosse sulle mie spalle, ma anche con una nuova determinazione. Dovevo affrontare James, era l'unico modo. Decisi che il luogo migliore per una conversazione del genere sarebbe stato il giardino botanico dell'Enterprise. Era un posto tranquillo, isolato dai rumori e dalle attività frenetiche della nave, un luogo dove potevamo parlare senza interruzioni.

Invitai James a incontrarmi lì quella stessa sera. Non gli dissi il motivo, ma sapevo che la curiosità lo avrebbe portato a non mancare e mentre aspettavo, cercai di organizzare i miei pensieri, di prepararmi a ogni possibile reazione. Non era facile prevedere come avrebbe preso la notizia, ma sapevo che dovevo fare ciò che era giusto. Non solo per me, ma anche per il bambino e, naturalmente, per Jim.
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#2

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Era stata una giornata relativamente tranquilla: l'Enterprise aveva ricevuto l'incarico di trasportare un ambasciatore caitiano verso Elkar IV, un piccolo pianeta confinante con lo spazio federale, dove avrebbe arbitrato una disputa tra gli elkariani. La loro società si era saparata secoli prima, installandosi su due diversi pianeti del sistema e ormai da generazioni le ostilità si facevano sempre più accese. Di recente le due fazioni avevano iniziato a coinvolgere nelle loro scaramucce alcuni avamposti federali, costringendo la Flotta Stellare ad intromettersi suo malgrado nella questione. Ma, in fondo, il grosso del lavoro lo avrebbe fatto l'ambasciatore: l'Enterprise era lì solo per accompagnarlo, il Comando contava sarebbe bastata la presenza dell'ammiraglia della flotta per scoraggiare proteste troppo aggressive nei confronti della Federazione e, fino a quel momento, così era stato.

In mancanza di questioni più gravi da affrontare, Jim aveva passato la giornata a concordare una serie di interventi di manutenzione rimandati da tempo, assicurandosi che non interferissero con le operazioni sul pianeta, poi aveva lasciato il lavoro ai tecnici. Non fosse stato per l'invito a sorpresa di Carol, l'evento più memorabile della giornata si sarebbe rivelato il malfunzionamento del sistema di aerazione che aveva stordito senza gravi conseguenze due ufficiali, prima che fosse possibile ripararlo. Era quindi immaginando una conclusione di serata altrettanto tranquilla che Jim si avviò verso il giardino botanico.

Guardiamarina... disse cordiale, salutando una donna nell'uniforme azzurra della sezione scientifica che per poco non lo travolse uscendo a passo deciso dal giardino. Di Carol, comunque, non sembrava esserci traccia e Jim si incamminò distrattamente tra gli arbusti fino a raggiungere i grandi oblò che davano sull'esterno, dai quali si intravedeva la superficie rossastra del pianeta attorno al quale stavano orbitando.

non cercarti vita, morte e miracoli del pianeta: l'ho inventato sullo spot per il gusto di avere una side-story
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#3

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Carol Marcus Umana

Quella giornata, con il suo ritmo apparentemente tranquillo e la routine di bordo dell'Enterprise, aveva offerto un contrasto stridente con il tumulto che infervorava il mio interno: mentre l'ambasciatore caitiano si preparava a disinnescare una disputa secolare tra gli elkariani, io mi trovavo ad affrontare una mia personale tempesta emotiva, scaturita dalla recente scoperta della mia gravidanza e dalla decisione di condividerla con James.
Avevo scelto il giardino botanico per il nostro incontro, un luogo che offriva una pausa dalla sterilità tecnologica dell'astronave, un rifugio di verde e tranquillità dove speravo di trovare il coraggio necessario per affrontare il capitano Kirk con la notizia che avrebbe cambiato le nostre vite. L'idea di parlargli in un ambiente così sereno e lontano dai corridoi metallici dell'Enterprise mi aveva sembrato appropriata, un modo per ammorbidire l'impatto delle mie parole.

La decisione di attendere Jim nel giardino non era stata presa alla leggera. Ogni pianta, ogni albero, era un testimone silenzioso della mia lotta interiore, del mio desiderio di trovare la giusta armonia tra il dovere professionale e le esigenze personali; mentre camminavo tra i sentieri, il fragore delle mie emozioni contrastava con la calma del luogo, e l'immagine della superficie rossastra di Elkar IV, visibile dagli oblò, mi ricordava quanto fossero distanti eppure simili le sfide che stavamo affrontando: l'ambasciatore con la sua missione diplomatica, e io avevo una mia rivelazione personale da fare.
Quando infine vidi Jim avvicinarsi, il mio cuore iniziò a battere con forza. La sua figura, così familiare eppure in quel momento così carica di significato, mi fece capire che stavo per attraversare un punto di non ritorno. «Jim.» lo chiamai, cercando di nascondere l'agitazione nella mia voce, mentre mi avvicinavo a lui con passo deciso.
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#4

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James T. Kirk | Human

Il pianeta all'esterno della nave aveva distratto Jim per qualche istante: per quanto capisse che si trattava di una missione estremamente delicata, l'idea che a poche migliaia di chilometri di distanza si trovasse un pianeta sulla cui superficie avevano messo piede un numero di abitanti della Federazione talmente esiguo da poter essere contato sulle dita della sua mano, faceva sembrare quel mondo fastidiosamente irraggiungibile. Ah, cosa avrebbe dato per poter accompagnare l'ambasciatore e curiosare di persona cosa nascondeva quella superficie rossiccia! Fu la voce di Carol alle sue spalle a riportarlo alla realtà: Ehi! Ecco dov'eri finita! la accolse con un sorriso allegro, mentre si allontanava dall'oblò per raggiungerla e stringerla in un abbraccio giocoso.
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#5

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Carol Marcus Umana

La sorpresa di Jim, il suo sorriso allegro e l'abbraccio giocoso furono un balsamo per il mio cuore in tumulto. Per un istante, le mie preoccupazioni si dissolsero, e mi trovai a sorridere insieme a lui, apprezzando la semplicità di quel gesto. Tuttavia, sotto la superficie di quella felicità momentanea, la gravità della mia notizia giaceva in attesa, un promemoria silenzioso del motivo per cui lo avevo chiamato lì.

«Sono così felice di vederti» risposi, cercando di mantenere il tono leggero, pur sapendo che il nostro incontro sarebbe presto diventato serio. «Mi dispiace per aver interrotto la tua giornata, spero di non averti distolto da qualcosa di importante in plancia. Avevi di meglio da fare?» La domanda scivolò fuori quasi involontariamente, riflettendo la mia ansia per averlo coinvolto in un momento tanto personale in mezzo ai doveri del comando.
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#6

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James T. Kirk | Human

Jim sciolse il suo abbraccio per poter guardare Carol negli occhi mentre le rivolgeva un'occhiata ironica Sul serio!? Meglio che essere qui con te? Anche se avessi avuto da fare ti assicuro che la competizione sarebbe stata intensa... rispose con un sorriso sornione, per poi scuotere la testa e passare a un tono più serio: ... è da questa mattina che cerco di inventarmi cose da fare: praticamente l'ambasciatore si è preso tutto il divertimento. Lui è giù a discutere con degli alieni di cui sappiamo poco o nulla e noi non siamo autorizzati nemmeno a scendere sul pianeta per dare un'occhiata! Sembra che la nostra funzione in questa missione sia puramente decorativa. spiegò, stiracchiandosi con fare vagamente seccato ... dubito sentiranno la mia mancanza in plancia. Piuttosto... disse, avviandosi lungo uno dei percorsi del giadino e contemporaneamente invitando con un cenno Carol a seguirlo è quasi ora di cena, che ne dici se più tardi saliamo nel mio alloggio e mangiamo qualcosa assieme? propose, felice di quella deviazione imprevista dalla routine di una giornata che si era rivelata perfino troppo tranquilla.
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#7

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Carol Marcus Umana

Il tono ironico di Jim e il suo sorriso sornione mi fecero sorridere, alleggerendo l'atmosfera. La sua capacità di passare da un umore scherzoso a uno serio era una delle qualità che mi piacevano di più in lui. «Hai ragione, sembra proprio che questa volta l'azione sia tutta nelle mani dell'ambasciatore» risposi con un sorriso gentile, per poi ascoltare con interesse mentre Jim esprimeva la sua frustrazione per il ruolo marginale che l'Enterprise aveva in quella missione. Era chiaro che, nonostante l'importanza del nostro incarico, lui sentiva la mancanza dell'adrenalina e dell'eccitazione che venivano con le esplorazioni più attive. «Posso immaginare che per un uomo d'azione come te, rimanere in orbita senza poter esplorare sia piuttosto frustrante» dissi, con un tono comprensivo.

Quando propose di cenare insieme nel suo alloggio, sentii una punta di sollievo. Era l'opportunità perfetta per parlare in un ambiente più riservato e confortevole. «Mi piacerebbe molto. Sarà bello trascorrere del tempo insieme, lontano dalla plancia e dalle formalità della missione» ammisi con un sorriso, mentre camminavamo lungo il sentiero del giardino, il mio cuore batteva forte. Sapevo che la cena con Jim sarebbe stata l'occasione per rivelargli la notizia della mia gravidanza, un momento che avevo anticipato con una miscela di ansia e speranza.

«C'è qualcosa di cui devo parlarti stasera. È... importante.» La mia voce era calma, ma sentivo il peso di ogni parola.
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#8

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James T. Kirk | Human

Frustrante è un eufemismo... sospirò Jim, mentre distrattamente faceva strada lungo uno dei percorsi che tagliavano il vivaio. Attorno a loro arbusti più o meno colorati, provenienti da varie parti del quadrante, si amalgamavano in un improbabile giardino che sembrava partorito dalla mente di qualche scrittore di fantascienza più che qualcosa in grado di svilupparsi spontaneamente su un qualche pianeta. Il guardiamarina Addison, che si occupava di organizzare i campioni vegetali e trovare loro posto in quell'area, aveva sicuramente un tocco creativo nel disporli. Lo sguardo di Jim si posò un istante su una curiosa pianta blu, che riconobbe immediatamente come uno dei campioni che avevano raccolto poche settimane prima durante l'esplorazione di uno dei tanti pianeti di classe M, poi proseguì oltre.

Quando Carol accettò il suo invito a cena, il capitano si lasciò sfuggire un sottile sorriso soddisfatto che si tramutò quasi subito in un'occhiata interrogativa di fronte all'ultima, curiosa, affermazione della dottoressa ... e deve per forza aspettare stasera? si informò, stringendosi nelle spalle Dimmi pure. la incitò, confuso dalla necessità di posticipare il discorso, specialmente se si trattava di qualcosa di importante.
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#9

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Carol Marcus Umana

Quando Jim, con quella sua naturale empatia, mi chiese se la conversazione dovesse per forza aspettare fino a sera, sentii un nodo nello stomaco. La sua offerta di parlare subito era una via di fuga dalla tensione che mi opprimeva, ma allo stesso tempo, era un salto nel vuoto che mi spaventava. Annuii, sospirando profondamente. «No, non deve per forza aspettare stasera» ammisi, sentendo il peso delle parole che stavo per pronunciare.

La mia mente era un vortice di pensieri. Come avrebbe reagito? A cosa avrebbe pensato? Cosa avrebbe significato questo per noi, per la mia carriera nell'Enterprise, per il nostro futuro? Nonostante la mia indole forte e decisa, non potevo negare il senso di vulnerabilità che mi pervadeva in quel momento. Io non volevo lasciare l'Enterprise se non fossi stata costretta, sicuramente avrei accettato il congedo di maternità, ma non avrei voluto fare nient'altro dopo. Amavo l'Enterprise, avevo creato un sincero rapporto con l'equipaggio che consideravo davvero parte della mia famiglia e nonostante il mio rapporto con il capitano, non avrei voluto nessun'altra assegnazione. Se una decisione a riguardo fosse stata data dal comando di flotta avrei accettato, ma... speravo non accadesse.

«Sono andata a vedere il dottor McCoy. Non mi sentivo bene da un po' e... e ho scoperto di essere incinta. Ti ho chiamato subito dopo, chiedendo di raggiungermi qui» ammisi, la mia voce un filo più tremante del solito. La rivelazione sembrava quasi irreale, anche se l'avevo ripetuta nella mia mente innumerevoli volte.

«So che questa notizia arriva inaspettata e so che cambierà molte cose, ma volevo che tu lo sapessi da me, direttamente.» dissi, cercando di mantenere la calma, per poi guardarlo in volto, cercavo un segno, una conferma che, nonostante le sfide che ci aspettavano, avremmo affrontato tutto ciò insieme.
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#10

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James T. Kirk | Human

Incinta? Per un istante Jim fu quasi certo di aver capito male. Poi gli passò per la mente l'idea che Carol stesse scherzando, ma la escluse rapidamente non appena il suo sguardo perplesso incrociò quello di lei. Ma come...!? Erano sempre stati ragionevolmente attenti ad evitare che succedesse. Certo, forse con il tempo avevano un po' allentato tutta quell'attenzione... e poi c'era stata quella volta che... ah. In effetti, ripensandoci, doveva riconoscere che le probabilità non erano proprio pari a zero. Jim incrociò le braccia, fermandosi un istante per appoggiarsi contro uno degli alti vasi che contenevano alcune rare varietà di orchidea. Non era esattamente quello che aveva in testa quando avevano iniziato quella relazione. Una lunga serie di domande affollavano ora la mente del capitano, mentre parte di lui si trovò istintivamente a cercare una via d'uscita. Fu proprio quando si rese conto di avere un dignitoso numero di opzioni che notò lo sguardo teso di Carol e capì all'istante che non avrebbe potuto risolvere quella questione con un paio di ordini dati al momento giusto, come era solito fare.

Da quando la conosceva, Carol era sempre stata sicura di sé, determinata nel raggiungere i propri obiettivi... eppure in quel momento, dietro alla maschera di calma che sembrava essersi imposta, trapelava chiaramente la preoccupazione per un futuro che le si delineava incerto. Jim sospirò vieni qui... disse, offrendole un abbraccio di cui sembrava avere decisamente bisogno in quel momento puoi contare su di me, non dubitarne per un solo istante promise. Si prese qualche altro momento per riflettere, poi aggiunse ci sono diverse cose di cui dovremo discutere. Che dici...? E' un buon momento o abbiamo già avuto fin troppe emozioni per oggi? chiese abbozzando un sorriso.
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