TFB ambasciatore più, ambasciatore meno...
#11

You brought me here because I speak Klingon. Then let me speak Klingon.

Nyota Uhura Umana

Comunicazione con la Saratoga aperta. Avvertì, mentre continuava a monitorare le comunicazioni sul pianeta. Seguì solo parzialmente la conversazione tra Jim e il capitano T'Dal, troppo intenta ad assicurarsi che non scoppiasse una guerra mondiale appena sotto di loro, ma le fu più che sufficiente per comprendere il piano: attirare l'attenzione nemica sull'Enterprise e far scendere sul pianeta l'ambasciatore Elieth. Un piano decisamente da Jim ma che aveva la sua approvazione. La priorità era risolvere l'incidente diplomatico prima che si arrivasse al punto di non ritorno: se per farlo era necessario attirare il fuoco nemico sull'Enteprise, così fosse.

Ricevuta l'autorizzazione, Nyota si mise subito all'opera. Il responso delle due fazioni non fu esattamente entusiastico, come se - in fondo, in fondo - stessero cercando una scusa per mandare all'aria le trattative e partire alla conquista dell'altra parte, ma nessuno sembrava pronto a inimicarsi le due grandi navi aliene in orbita attorno al loro pianeta. Almeno ufficialmente.

Capitano, Chiamò Jim. ho notificato le due fazioni e hanno accettato di non intervenire. Per sicurezza, continuerò a monitorare le loro comunicazioni. Accettare di non intervenire non significava necessariamente non farlo. Tra l'altro, ancora non avevano capito a quale fazione appartenessero le navette che li stavano attaccando. Essere cauti non faceva mai male.
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#12

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Jim mosse un cenno di assenso in direzione della vulcaniana Sulu, ci porti il più vicino possibile alla Saratoga annunciò, preferendo evitare di sovraccaricare i sistemi dell'Enterprise più del necessario. Scotty, mi serve massima potenza agli scudi. informò l'ingegnere, affrettandosi a chiudere la comunicazione con la sala macchine prima che l'altro avesse tempo di discutere. Nel frattempo, Uhura sembrava essere riuscita a far calmare le acque almeno sul pianeta Ricevuto. rispose Jim accennando un sorriso: certo, era un po' presto per cantar vittoria, ma la situazione, specialmente se paragonata ai giorni precedenti, sembrava relativamente tranquilla nonostante l'attacco in corso.

Ambasciatore Elieth, buona fortuna. disse prima che il vulcaniano lasciasse la plancia della Saratoga. La Saratoga è all'interno dei nostri scudi. annunciò Chekov. Capitano T'Dal, potete abbassare i deflettori... Uhura, comunichi agli elkariani che stiamo prendendo a bordo l'ambasciatore e che tra pochi minuti saremo di ritorno alla conferenza. disse, sperando che le navette elkariane stessero monitorando le loro comunicazioni con il pianeta o, almeno, che chiunque ci fosse dietro a tutta quella storia li avrebbe avvertiti del trasferimento, perché di certo non potevano chiamare i loro assalitori per chiedere di interrompere l'attacco e sperare nella loro collaborazione.

Un colpo centrò in pieno i deflettori, scuotendo la plancia. Scudi al 94% annunciò Chekov, senza destare grande preoccupazione nel capitano: avrebbero potuto starsene tranquillamente fermi lì a far da bersaglio per un po', prima che quell'attacco rischiasse di rivelarsi pericoloso. ... ancora qualche istante... disse Jim, calcolando mentalmente il tempo necessario a rendere credibile quella manovra anche per una specie che poco o nulla conosceva della loro tecnologia mentre faceva segno di attendere ai suoi. Sulu, tracci una rotta per la la luna di Elkar IV. Saratoga, voi procedete in direzione opposta. Preparatevi a rialzare i deflettori tra 10 secondi. 9... 8... contò per tutti.
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#13

Logic is the beginning of wisdom, not the end of it

T'Dal Zayrus Vulcaniana

Mentre l'Enterprise manovrava per posizionarsi al nostro fianco, il ponte di comando della Saratoga era un vortice di attività coordinata. Le comunicazioni tra il mio equipaggio e l'Enterprise fluivano costanti, ognuno consapevole della posta in gioco. Con la Saratoga ora sicura all'interno degli scudi dell'Enterprise, mi sentivo leggermente sollevata, ma la preoccupazione non aveva abbandonato la mia anima. «Abbassate i deflettori» ordinai, preparandoci per la prossima fase del piano. La nostra missione era chiara: proteggere l'ambasciatore Elieth e garantire il successo del suo trasferimento sul pianeta, nonostante il rischio di attacco.

«La ringrazio, capitano Kirk» disse mio fratello guardando l'uomo e io guardai mio fratello. «Fai attenzione.» dissi con un tono che sapevo trasmettesse sia la mia fiducia sia la mia preoccupazione fraterna. Elieth, sempre impeccabile nella sua compostezza vulcaniana, si avvicinò brevemente. «Anche tu e mantieni la nave al sicuro» rispose, alzando leggermente un sopracciglio in quel modo che conoscevo così bene. Con un cenno della testa, confermò la sua prontezza prima di dirigere verso la sala del teletrasporto.

Appena Elieth lasciò il ponte, ascoltavo Jim che dall'altro lato della comunicazione coordinava la nostra manovra diversiva. «Preparatevi a eseguire la manovra su mio segnale.» Gli ufficiali annuirono, ognuno attento ai propri strumenti, pronti a reagire rapidamente.

Il conto alla rovescia di Kirk continuava, e io sentivo la tensione crescere. Nonostante la situazione critica, c'era una parte di me che rifletteva sulla natura del nostro impegno: proteggere la pace, difendere i nostri alleati, e svolgere il nostro dovere con onore. Queste erano le responsabilità che portavo come capitano della Saratoga, e mentre guardavo il mio equipaggio lavorare con precisione e dedizione, non potevo fare a meno di sentirmi orgogliosa della loro resilienza e del loro coraggio
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#14

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Nyota Uhura Umana

Non era semplice filtrare quanto loro serviva tra le varie comunicazioni che venivano scambiate sul pianeta. La situazione in orbita era sicuramente l'evento di maggior interesse per le due fazioni, e non pareva che nessuna delle due avesse intenzione di rivelare il proprio coinvolgimento con l'attacco ancora in corso. Mentre l'Enterprise e la Saratoga si mettevano in posizione, Nyota interruppe la sua ricerca attiva di comunicazioni sospette per comunicare agli elkariani quanto riferitole da Jim.

Aveva appena finito di parlare quando un colpo centrò i loro scudi deflettori. Chiusa la comunicazione, si affrettò a controllare quanto registrato dai sistemi della sua console. Lei poteva aver smesso di monitorare attivamente le comunicazioni, ma il computer di bordo aveva continuato a lavorare. Purtroppo, i sistemi non avevano intercettato nulla che potesse sembrare una comunicazione dal pianeta alle navette occultate. Non che potesse dirsi sorpresa dalla mancanza di risultati: era possibile che i loro attaccanti stessero come lei monitorando le comunicazioni, o che avessero considerato la manovra della Saratoga sospetta. Non era strettamente necessario che qualcuno sul pianeta li avesse avvertiti del (fittizio) trasferimento dell'ambasciatore Elieth sull'Enterprise.

3... 2... Mentre il conto di Jim si avvicinava allo zero, Nyota sentì la tensione accumularsi in lei. Quando la Saratoga avesse lasciato i loro scudi, per un breve istante sarebbero stati più vulnerabili. La Saratoga avrebbe dovuto riattivare i suoi scudi, l'Enterprise ritrarre quelli che aveva espanso per avvolgere l'altro vascello. Non credeva che gli elkariani avessero la tecnologia necessaria per approfittare di quel preciso momento, ma non poteva far a meno di rimanere in allerta.
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#15

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James T. Kirk | Human

Lo sguardo di Jim era puntato sull'immagine dello spazio elkariano che occupava lo schermo principale, in cerca di un qualunque segno che potesse tradire la presenza dei loro assalitori. C'era qualcosa di profondamente sbagliato in quell'intera situazione e l'impressione che gli stesse sfuggendo qualche dettaglio importante era difficile da ignorare 2... 1... ora! ordinò il capitano. Una frazione di secondo dopo i deflettori dell'Enterprise lasciarono la Saratoga e prima ancora che le due navi riuscissero a separarsi una scarica di siluri si abbatté contro gli scudi dell'Enterprise.

Oh, adesso ci considerano! scherzò Jim vediamo per quanto riusciamo a tenerli impegnati. Chekov, al prossimo attacco fingiamo un malfunzionamento del deflettore colpito. Se riusciamo a convincerli a concentrare il fuoco su un punto preciso, dovrebbe essere più semplice individuarli e colpirli quando disattiveranno l'occultamento per attaccare valutò, considerando che le posizioni da cui avrebbero potuto fare fuoco su quel singolo settore sarebbero state comunque inferiori rispetto a quelle che potevano assumere per un attacco portato ad un punto qualunque della nave. Con un po' di fortuna, questo avrebbe non solo tenuto gli elkariani occupati il tempo necessario alla Saratoga per raggiungere il pianeta, ma avrebbe dato all'Enterprise qualche chance in più per centrare finalmente gli avversari.

Io farei che riusciamo a colpire almeno una delle due navi, così possiamo allungare il brodo indagando su quello che rimane per cercare di capire che sta succedendo, se invece spariscono come sono arrivati non aggiungono molto alla trama... ma lascio a voi gli esiti, as always.
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#16

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T'Dal Zayrus Vulcaniana

Mentre l'Enterprise coordinava le sue difese e il conto alla rovescia di Jim si avvicinava al termine, un'ondata di tensione mi attraversava, amplificata dal silenzio elettrico del ponte di comando. La Saratoga era ormai quasi pronta a far scendere mio fratello e riattivare i propri deflettori, in un momento di vulnerabilità che non potevamo evitare.

«Riattivare i deflettori» dissi al mio ufficiale, la voce calma ma ferma. Il mio cuore batteva in maniera controllata, il prodotto di anni di addestramento vulcaniano per mantenere la compostezza anche nelle situazioni più pericolose.

Pochi secondi prima che potessimo completare la manovra, un colpo di siluri colpì la Saratoga. Un brivido corse attraverso la struttura della nave, un ruggito sordo che echeggiava attraverso i corridoi. Il ponte tremò leggermente sotto l'impatto, ma i danni furono minimi, gestibili. «Rapporto sui danni» ordinai, mentre i miei occhi guardavano il mio ufficiale alle armi.

«Scudi al 92%, nessun danno critico ai sistemi primari, capitano» rispose. Respirai un sospiro interiore di sollievo; la nostra nave era ancora forte, ancora capace di portare a termine la missione.

In quel momento, più che mai, mi mancava la presenza di Jor. La sua abilità nel gestire le situazioni di crisi con un'intuizione quasi sovrannaturale avrebbe reso questi momenti meno gravosi. Tuttavia, ero consapevole che dovevamo affidarci alle nostre attuali risorse e competenze.

Con logica e determinazione, ordinai: «Rafforzate gli scudi, monitorate continuamente le comunicazione. Dobbiamo mantenere la nave stabile e sicura per permettere ad Elieth di completare la sua missione, ma bisogna capire cosa vogliano da noi gli elkariani. Aprire le comunicazioni» Ogni decisione che prendevo era calcolata per massimizzare la sicurezza e l'efficacia, seguendo il mio addestramento vulcaniano che mi istruiva a rimanere distaccata e analitica, anche sotto pressione.

Mentre la nave si stabilizzava e i deflettori si rialzavano, il ponte di comando rimase in uno stato di allerta elevata, ogni ufficiale al suo posto, ogni schermo e pannello un lembo del tessuto più ampio della nostra missione. Come capitano della Saratoga, era il mio dovere garantire che ogni variabile fosse considerata, che ogni rischio fosse calcolato. E in quei momenti di tensione e attesa, la logica vulcaniana era il faro che guidava ogni mia decisione, ogni mio comando.

«Nessuna risposta capitano.» disse il mio ufficiale alle comunicazioni e sospirai.
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#17

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Nyota Uhura Umana

..e, invece, ne avevano approfittato. Nyota corrugò la fronte, perplessa. Occultamento e conoscenza del funzionamento degli scudi. L'attacco elkariano non aveva provocato gravi danni, anzi poteva essere considerato poco più di un ronzare fastidioso, ma le due navette erano un'anomalia unica. Gli elkariani avevano veramente quel livello di tecnologia? Il dubbio aleggiò per un istante nella sua mente poi la donna fu distratta da un suono captato dal sistema di comunicazione. A differenza di Jim, Nyota non aveva avuto molti contatti con gli elkariani: per lei era difficile, se non impossibile, interpretare quelle anomalie come l'interferenza aliena che erano. Così, mise da parte i suoi dubbi e si concentrò sul suo lavoro, recuperando con fatica lo strano segnale che aveva attirato la sua attenzione.

Di primo acchito, sembrava un semplice rumore di fondo. Si mimetizzava quasi alla perfezione tra i rumori tipici dello spazio e le interferenze dovute alle comunicazioni sul pianeta. Se ad occupare la console di comunicazione in quel momento non fosse stata lei ma un suo collega, probabilmente sarebbe passato inosservato. Eppure, Nyota non era una comune addetta alle comunicazioni: quando incappava in un sistema di comunicazione, per quanto anomalo, era dannatamente brava a riconoscerlo. L'azione delle navette elkariane non era improvvisata: magari non stavano ottenendo i danni desiderati, ma si stavano muovendo con una strategia. Quando una navetta usciva dall'occultamento per attaccare, l'altra era pronta a supportarla. Stavano comunicando tra loro, organizzando attacco dopo attacco. Se lei fosse riuscita ad individuare la fonte di quel rumore di fondo, avrebbe trovato le navette. Occultate o meno che fossero.

Capitano, ho intercettato quello che sembra essere una comunicazione tra le due navette. Disse quindi. Per decriptarla ci vorrebbe tempo ma, coi dati dei sensori, potrei riuscire a identificare da dove parte e così localizzare la posizione delle navette.

Ho buttato giù un possibile modo per localizzare le navette. Decidete voi se il tentativo di Uhura ha successo o meno (e agite di conseguenza Tongue). Wink
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