TFB ambasciatore più, ambasciatore meno...
#31

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

Jim conosceva bene l'ufficiale medico capo dell'Enterprise e sebbene l'uomo sembrasse aver deciso di tenere a freno la lingua per una volta, il suo sguardo era rimasto sufficientemente eloquente perché il capitano intuisse cosa gli stava passando per la testa. Jim si lasciò sfuggire un sorriso divertito di fronte a quell'insolito silenzio: Niente prediche sul comportamento sconsiderato del capitano? Dovrò ricordarmi di invitare più spesso ospiti a bordo scherzò in direzione dell'amico, assestandogli una generosa pacca sulla spalla mentre lo superava per dare un'occhiata all'elkariano ancora privo di conoscenza su uno dei bioletti, silenziosamente grato del fatto che Bones non avesse colto l'occasione di quella comparsata a sorpresa in infermeria per una visita medica a tradimento. Jim non era certo un esperto in quel campo, ma non era necessario per notare le evidenti ustioni sul corpo dell'uomo o capire che ci sarebbe voluto del tempo prima di poter essere certi che se la sarebbe cavata.

Capitano T'Dal, le ho chiesto di venire qui perché ho qualcosa da mostrarle. annunciò per poi rivolgersi agli ufficiali medici ... lasciamo l'infermeria nelle vostre capaci mani e, Bones... fammi sapere appena ci sono novità disse, indicando con un cenno della testa l'elkariano privo di sensi, prima di avviarsi nuovamente verso la porta, questa volta in direzione dell'hangar o, meglio, di ciò che ne restava. Fece qualche passo, poi si sentì in dovere di interrompere il silenzio che minacciava di accompagnarli fino alla loro destinazione: spero che il vostro viaggio sia stato meno movimentato dell'arrivo commentò con fare allegro ... tra una missione e l'altra noi siamo in servizio ininterrotto da quasi sei mesi, ormai... crede che al suo equipaggio potrebbe far piacere se organizzassimo una serata informale prima che ritorniate in territorio Federale? si informò: certo, la situazione poteva precipitare da un momento all'altro. Potevano esserci navi elkariane pronte ad approfittare di un momento di distrazione o qualche arma spaziale puntata contro di loro di cui ancora non erano a conoscenza... ma in fondo quello non era niente fuori dall'ordinario, almeno per l'equipaggio dell'Enterprise e Jim era sicuro che incontrare qualche volto nuovo avrebbe restituito un po' di ottimismo dopo gli eventi degli ultimi giorni.

Fu in quel momento che raggiunsero l'hangar, dove i tecnici erano alacremente al lavoro per tagliare le paratie danneggiate ed installarne di nuove. Un giovane ufficiale stava riconnettendo un fascio di cavi che era stato tranciato di netto quando le armi della navetta avevano sventrato il corridoio adiacente, ma tutti interruppero comunque il loro lavoro per scattare sull'attenti all'arrivo dei due capitani. Fate come se non ci fossimo li istruì Jim indicando a T'Dal alcuni detriti sul pavimento, perché non rischiasse di inciamparvici sopra perdoni il disordine scherzò, facendo strada verso l'interno dell'hangar, dove alcune delle paratie esterne erano ancora sostituite da campi di forza in attesa di essere riparate.

Jim passò oltre una delle navette danneggiate dall'attacco nemico per raggiungere infine la navetta elkariana e indicarla non senza soddisfazione: portarla a bordo era stato un azzardo che avrebbe potuto concludersi in maniera nettamente peggiore di qualche paratia saltata, ma contava che le informazioni che ne avrebbero ricavato, li avrebbero ampiamente ripagati del rischio corso. Preferisco che gli elkariani non sappiano che siamo riusciti a recuperarla intatta disse, spiegando perché non ne avesse fatto menzione quando avevano contattato la Saratoga. Senza aggiungere altro si arrampicò nuovamente all'interno della navetta per poi offrire una mano alla vulcaniana per aiutarla a fare altrettanto, anche se molto probabilmente non era necessario. Siamo riusciti a scaricare l'intero database, i miei ingegneri stanno lavorando per decifrarlo e contemporaneamente stiamo cercando di capire il funzionamento del loro sistema di occultamento, ma questa tecnologia ci è in gran parte sconosciuta. spiegò, indicando alcune componenti di cui avevano già ipotizzato il funzionamento. Per caso quacosa le è familiare? si informò, lasciando tempo alla vulcaniana per studiare l'interno del velivolo.
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#32

Causing people to suffer because you hate them... is terrible. But causing people to suffer because you have forgotten how to care... that's really hard to understand.

Dakona Raal Rigeliano

Dottor McCoy, è un piacere fare la sua conoscenza. Un lieve cenno di assenso col volto, in una silenziosa conferma della sua identità, e Dakona strinse la mano che gli era stata offerta. Avrei preferito incontrarla in un momento migliore, ma facciamo del nostro meglio per risolvere questa crisi.

Il commento scherzoso del capitano Kirk, rivolto al suo ufficiale medico capo, lo sorprese non poco. Non tanto per il legame che lasciava trasparire ma per il suo significato recondito: cosa aveva combinato Kirk per sentir la necessità di sottolineare quel punto? Nonostante fosse incuriosito, il rigeliano non fece domande. La ringrazio per la fiducia, capitano Kirk. Disse invece, più per formalità che altro, mentre osservava Kirk lasciare l'infermeria in compagnia di T'Dal. Considerando quello che aveva sentito su di lui, Dakona fu parzialmente turbato dalla scena. Immaginava che la maggioranza di quelle voci non fossero veritiere, ma non era semplice osservare la propria donna allontanarsi con un noto donnaiolo.

Come posso aiutare? Si rivolse a McCoy, costringendosi ad allontanare quelle inutili preoccupazioni. Kirk era un genio, un eroe: donnaiolo o meno, difficilmente avrebbe importunato una collega. Tra l'altro T'Dal non era una fanciulla indifesa: era sicuro che avrebbe messo Kirk in riga se ce ne fosse stata la necessità. Ho ricevuto il suo rapporto sulle condizioni mediche dell'ambasciatore M'Saar. Ci son stati dei cambiamenti? Aggiunse, deciso a seguire le sue indicazioni. Non era una questione di ruoli o di gradi (per quanto il grado di McCoy fosse effettivamente superiore al suo), ma di luogo: si trovava sull'Enterprise, non sulla Saratoga. Quello non era il suo territorio, era quello di McCoy.
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#33

Logic is the beginning of wisdom, not the end of it

T'Dal Zayrus Vulcaniana

Mentre attraversavo l'hangar dell'Enterprise al fianco del capitano Kirk, la mia mente era concentrata su più livelli. Ero consapevole dell'importanza strategica e diplomatica del recupero della navetta elkariana, così come delle implicazioni che avrebbe potuto avere sul conflitto in corso. Kirk, con la sua solita disinvoltura, cercava di allentare la tensione con il suo umorismo caratteristico, ma io rimanevo focalizzata sulla logica e sull'analisi dei fatti.

Quando Jim scherzò sul nostro viaggio e sul suo desiderio di organizzare una serata informale per i nostri equipaggi, considerai brevemente la proposta. La socializzazione è un aspetto importante per mantenere il morale dell'equipaggio, specialmente dopo periodi prolungati di tensione. Tuttavia, ero consapevole che il nostro tempo su questa missione fosse limitato e che ogni istante dovesse essere utilizzato al meglio. «Una serata informale potrebbe certamente giovare al morale degli equipaggi, ma deve sapere il mio primo ufficiale è indisposto» risposi, mantenendo il tono neutro ma non disinteressato. «Tuttavia, sarà essenziale assicurarci che la situazione sia completamente sotto controllo prima di impegnarci in attività ricreative»

Quando raggiungemmo l'hangar, i tecnici erano al lavoro con precisione, riparando i danni causati dall'attacco. Notai subito l'efficienza con cui operavano, un riflesso dell'addestramento rigoroso e dell'attenzione ai dettagli che caratterizzano l'equipaggio dell'Enterprise. Mentre Kirk mi indicava i detriti sul pavimento per evitare che inciampassi, apprezzai il gesto pur sapendo che, come vulcaniana, avrei facilmente evitato l'ostacolo. «Grazie, capitano» risposi formalmente, seguendolo all'interno dell'hangar danneggiato.

Quando Kirk mi condusse alla navetta elkariana, notai subito l'orgoglio nel suo tono mentre la indicava. Recuperare una navetta nemica intatta era senza dubbio un successo tattico, uno che avrebbe potuto fornirci informazioni cruciali sulla tecnologia elkariana. Mi arrampicai all'interno della navetta, accettando la mano che Jim mi offriva più per cortesia che per necessità.

Una volta all'interno, mi trovai di fronte a una serie di pannelli e componenti che non erano del tutto familiari, ma che potevano essere decifrati con il giusto approccio. Ogni componente, ogni pannello era un enigma da risolvere. Jim mi spiegò che i suoi ingegneri stavano lavorando per decifrare il database e comprendere il funzionamento del sistema di occultamento, ma ammise che gran parte della tecnologia era sconosciuta. «Alcuni componenti sembrano avere analogie con sistemi che ho visto utilizzati da altre specie, ma ci sono anche aspetti unici che meritano un'analisi approfondita; dato che posso affermare che questa tecnologia sembra essere un'integrazione di vari sistemi, non tutti di origine elkariana. Suggerisco di coordinare gli sforzi dei nostri ingegneri e specialisti per esaminare questa tecnologia. Potrebbe rivelarsi utile anche per comprendere meglio le strategie degli elkariani.» osservai, riflettendo ad  mentre esaminavo attentamente i componenti. Avevo dato un'occhiata fugace ad alcuni dettagli. La mia osservazione era tanto una constatazione quanto un avvertimento. Se questa tecnologia era stata acquisita da altre fonti, gli elkariani potrebbero non essere gli unici coinvolti. Le implicazioni erano numerose, e ognuna di esse meritava un'indagine attenta e metodica

I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Guardai Jim mentre scherzava sulla mia insolita mancanza di parole. Lo conoscevo abbastanza bene da capire che stava cercando di stemperare la tensione, ma la situazione era troppo seria perché potessi lasciarmi andare alle solite battute. Anche se non l'avevo detto, il mio sguardo tradiva la preoccupazione per le condizioni dei pazienti sotto la mia cura. Ero consapevole che Jim si aspettava da me una delle mie solite prediche sul suo comportamento sconsiderato, ma in quel momento, non avevo né il tempo né l'energia per farlo.

«Niente prediche, Jim, ma non credere che mi sia dimenticato che devi ancora passare per la tua visita medica. Ti ricorderò io quando sarà il momento, stanne certo.» risposi infine, mentre lui mi dava una pacca sulla spalla e si avviava verso l'elkariano privo di conoscenza su uno dei bioletti.

Mentre Jim si allontanava con T'Dal, la mia attenzione tornò subito al mio paziente, che era in gravi condizioni: ustioni estese su gran parte del corpo, segni evidenti di trauma e la necessità di supporto vitale costante. Ogni respiro del paziente era un promemoria del sottile filo tra la vita e la morte su cui camminava. Era il mio compito assicurarmi che rimanesse dalla parte giusta di quel filo.

Dakona, l'ufficiale medico capo della Saratoga, era già al lavoro al mio fianco, osservando la situazione con attenzione. «Dottor McCoy, è un piacere fare la sua conoscenza» disse, con un cenno rispettoso.

«Il piacere è mio, Dakona e per favore chiamami Bones e diamoci del tu.» risposi, mentre mi sforzavo di mantenere la mia solita sicurezza nonostante la gravità della situazione. «Avrei preferito incontrarti in circostanze migliori, ma sembra che la nostra vita sia fatta di crisi da risolvere, una dopo l'altra

Dakona sembrava turbato da qualcosa, forse una preoccupazione riguardo alla partenza di T'Dal con Jim. Era un sentimento che capivo. Mi avvicinai e gli posi una mano rassicurante sulla spalla. «Andrà tutto bene per il vostro capitano. I vulcaniani sanno badare a se stessi meglio di chiunque altro nella Flotta. Se c'è qualcuno che può tenere Jim in riga, è proprio T'Dal

Quando mi chiese se ci fossero stati cambiamenti nelle condizioni dell'ambasciatore M'Saar, capii che stava cercando di concentrarsi sul lavoro. «Le condizioni dell'ambasciatore sono stabili, ma critiche. Abbiamo dovuto somministrare dosi elevate di analgesici per gestire il dolore, e il supporto vitale è essenziale per mantenerlo stabile; ma non possiamo ancora abbassare la guardia.» dissi, indicandogli la postazione dove il paziente era monitorato.

Lo guardai negli occhi, cercando di trasmettere la serietà della situazione. «Apprezzo molto il tuo supporto. Non è mai facile gestire casi come questi, ma con la tua esperienza, sono sicuro che faremo il possibile per salvare queste vite.»

Gli lasciai un attimo per assorbire le informazioni, mentre riflettevo sulla nostra posizione. Non era la prima volta che mi trovavo a collaborare con un altro ufficiale medico, ma ogni situazione era unica. Sapevo che avremmo dovuto lavorare come una squadra coesa per superare questa crisi. «Se hai qualche idea su come migliorare il trattamento dell'ambasciatore, sono tutto orecchie» aggiunsi, aprendo la porta a qualsiasi suggerimento o esperienza che Dakona potesse portare.

Poi, con un sorriso malizioso, chiesi: «Dimmi, Dakona, anche il tuo capitano odia fare le visite mediche quanto il mio?» Volevo vedere se un po' di umorismo poteva alleviare la tensione, sebbene sapessi che ogni capitano avesse il suo modo di evitare il nostro amato bisturi e tricorder.
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#34

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James T. Kirk | Human

Jim annuì in risposta alle parole della vulcaniana siamo giunti alla stessa conclusione rispose pensieroso ... c'è una cosa che non mi torna in tutta questa vicenda: le fazioni elkariane continuano a combattersi da anni e nessuna riesce a prevalere, altrimenti non saremmo qui a discutere con loro ragionò a voce alta, mentre T'Dal osservava i sistemi a bordo della navetta ma... la tecnologia presente qui e quella utilizzata per l'attentato all'ambasciatore sono nettamente superiori alle armi che usano per combattersi o a quelle utilizzate negli attacchi contro gli avamposti federali. Se possiedono questo tipo di tecnologia... perché non la usano? chiese, più a se stesso che alla donna. Semplicemente non aveva senso non utilizzare una tecnologia in grado di consentire una rapida vittoria se quello era il loro scopo. Per come la vedo io, o abbiamo interpretato male le loro vere intenzioni, o c'è qualcosa di molto sospetto riguardo a questa tecnologia. disse, stringendosi nelle spalle ed allontanando quel pensiero mentre si avviava nuovamente verso il portellone di accesso alla navetta.

Le farò avere tutti i dati su cui stiamo lavorando, chissà che una mente fresca non riesca a trovare la soluzione decise, balzando nuovamente nell'hangar per poi ritornare senza fretta verso i corridoi della nave. Ho un'altra buona notizia: quello in infermeria era uno dei piloti, l'altro è in condizioni decisamente migliori. Le va di assistermi mentre gli faccio qualche domanda? si informò, pronto a riaccompagnarla in infermeria se avesse invece preferito dare un'ulteriore occhiata alle condizioni dell'ambasciatore. O, meglio, fino all'infermeria: aveva altro da fare in quel momento che assecondare l'ufficiale medico per l'ennesima, inutile, visita.

Il fatto che la vulcaniana preferisse assicurarsi di avere la situazione completamente sotto controllo prima di approvare qualche attività ricreativa lo aveva fatto sorridere tra sé e sé. Per quanto quell'affermazione non lo sorprendesse, non condivideva del tutto le preoccupazioni dell'altro capitano: quando mai le situazioni nelle profondità dello spazio erano completamente sotto controllo? Al massimo gli era capitato che fossero ragionevolmente sotto controllo, ma abolire un po' di sano divertimento solo perché si trovavano in zona di guerra o nel mezzo di una missione non era sua abitudine. Senza un po' di follia dubitava seriamente che chiunque sarebbe salito a bordo di una nave stellare mossa da un motore ad antimateria che poteva esplodere al cedimento di quel misero campo di contenimento che separava l'esplorazione dello spazio da una catastrofe nucleare. Chi mai sarebbe sceso su un pianeta pieno di creature e malattie sconosciute che avrebbero potuto ucciderlo all'istante? Quello che facevano non era sicuro, né sotto controllo. Solo la capacità di reagire prontamente a situazioni inattese consentiva loro di sopravvivere per un'altra giornata... e se gli elkariani avessero attaccato di nuovo, Jim sapeva di poter contare sul fatto che i suoi ufficiali sarebbero stati pronti, anche nel mezzo di una festa.

Tuttavia aveva sufficiente esperienza nel trattare con un vulcaniano nello specifico da sapere che difficilmente quelle sarebbero state argomentazioni in grado di convincere la donna. Terremo monitorata l'area. Se non si presenteranno ulteriori anomalie tra i dati dei sensori e l'ambasciatore Elieth confermerà che il negoziato si sta svolgendo positivamente, sappia che non avrà scuse per rifiutare qualche ora di svago prima di ripartire puntualizzò ... e terremo da parte una fetta di torta per il suo primo ufficiale. aggiunse con un sorriso cordiale.

butto lì una possibile soluzione: se l'ambasciatore è Romulano, potremmo fare che il problema è che Bones lo sta cercando di curare dando per scontato che sia Caitiano. Dakona, essendo un Debrune, conosce la propria fisiologia molto meglio di McCoy (soprattutto considerando che in questo periodo storico la Federazione ha poche informazioni sui Romulani, in TOS manco sapevano che aspetto avessero, improbabile che abbiano complessi dati medici). Potrebbe riuscire a rilevare dei valori che gli catturano l'occhio perché tipici per la sua specie. Magari sul momento non se ne fa niente, poi i tecnici potrebbero scoprire che parte della tecnologia della navetta è Romulana, la cosa gli mette la pulce nell'orecchio, inizia a cercare di capire se c'è qualche collegamento e da lì ci avviamo verso la soluzione. Che dite, si incastra decentemente?
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#35

Causing people to suffer because you hate them... is terrible. But causing people to suffer because you have forgotten how to care... that's really hard to understand.

Dakona Raal Rigeliano

L'uomo sul bioletto non era l'ambasciatore. Le ustioni estese su gran parte del corpo rendevano difficile comprenderne la specie, ma era evidente già a colpo d'occhio che non avesse caratteristiche feline. Considerando poi che il rapporto medico di M'Saar non parlava di ustioni, doveva trattarsi di un membro dell'equipaggio o di un abitante del pianeta.

Elkariano, maschio, età approssimativa 30 anni. Fu quanto scoprì dando un'occhiata alla cartella clinica del paziente. Uno dei piloti delle navette che ci hanno attaccato? Domandò, mentre aiutava McCoy nei suoi controlli. Le condizioni dell'uomo erano particolarmente gravi: se era vivo, era solo grazie al rapido intervento dello staff medico dell'Enterprise e grazie alla meraviglia tecnologica chiamata bioletto. Gli elkariani non erano nel suo campo di esperienza, ma la terapia scelta non sembrava star avendo effetti collaterali. Per il resto, avrebbero dovuto attendere.

Concordo che le crisi da risolvere sembrino la norma nel nostro lavoro, Rispose, con un sorriso. Già lavorare come medico significava dover affrontare una crisi dopo l'altra, se si aggiungevano anche i pericoli dello spazio... il loro non era sicuramente un lavoro facile. ma forse questo è parte integrante del suo fascino? Salvare vite laddove nessuno osava arrivare era pericoloso, ma anche dannatamente soddisfacente.

Ti ringrazio, Bones. Aggiunse poi, alle sue rassicurazioni su T'Dal e il capitano Kirk. Il suo timore era stato stupido, lo sapeva bene. T'Dal se la sarebbe cavata alla grande e, vista la crisi in corso, Kirk aveva ben altro da fare che provarci con lei. Poteva solo sperare che assieme riuscissero a trovare qualche indizio che facesse un po' di luce sulla situazione attuale e sul motivo per cui gli elkariani li avevano attaccati. Dakona non aveva ben chiaro tutti i risvolti diplomatici e politici della crisi in corso - era lì per curare l'ambasciatore, dopotutto - ma aveva la sensazione che ci fossero molte cose che non quadravano.

Annuì alle parole di McCoy sulle condizioni dell'ambasciatore. Le condizioni di entrambi i pazienti erano gravi ma, ora che c'erano due ufficiali medici capo all'opera, le loro possibilità di sopravvivenza erano già più alte. Fammi leggere la sua cartella clinica: due occhi in più non guastano. Disse, avvicinandosi al bioletto in cui era steso M'Saar. McCoy era estremamente competente quindi era difficile che gli fosse sfuggito qualcosa di importante, ma un controllo in più non poteva far male.

Aveva appena iniziato a leggere le prime righe della cartella clinica, quando faticò a trattenere il riso. Per fortuna no. Rispose. Il suo essere una vulcaniana aiuta in questi casi. Era certamente logico presentarsi alle visite mediche, ma forse quello non era il motivo principale per cui T'Dal era bendisposta a farsi visitare da lui. La loro relazione non era certo un segreto, ma Dakona non aveva intenzione di sbandierarla. Mi pare di capire che Kirk sia un paziente problematico.

Corrugò la fronte mentre continuava a leggere: c'era qualcosa che non quadrava in quella cartella clinica ma non riusciva a capire cosa. A meno che... Borbottò tra sé e sé, d'un tratto dimentico della conversazione in corso, mentre estraeva il tricorder e iniziava a scansionare l'ambasciatore. È strano... Affermò poi, trovato conferma nei risultati della scansione. Siamo sicuri che l'ambasciatore non abbia antenati vulcanoidi? Guarda qui, questa irregolarità. Se l'avessi trovata su un rigeliano, l'avrei considerata il sintomo di una patologia cronica. La stessa di cui soffriva una sua cugina. Su un caitiano, difficile dire cosa possa significare.

Ho provato ad indirizzarmi verso l'idea di Les. Pensavo ad una patologia non grave, che non intacca troppo la vita di tutti i giorni, tipica di debrune e romulani ma magari non vulcaniani. Magari qualcosa di raro, che Dakona conosce solo perché sua cugina ne soffre, così si spiega perché Bones non l'abbia notata. Essendo M'Saar (per quanto ne sappiamo) un caitiano senza antenati rigeliani, possiamo benissimo sottovalutare la cosa fino a quando non si saprà della tecnologia romulana. Ma vedete voi come preferite muovervi. ^^

Per quanto riguarda T'Dal, ho dato per scontato che non le dispiacessero le visite mediche (con Dakona *fischietta*) ma in caso contrario dimmelo che correggo. Laugh
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#36

Logic is the beginning of wisdom, not the end of it

T'Dal Zayrus Vulcaniana

Jim parlava con la sua solita sicurezza, ragionando ad alta voce sulle complessità della situazione elkariana. Le sue parole, benché dirette, sollevavano una serie di interrogativi logici. La discrepanza tra la tecnologia avanzata utilizzata nell'attentato e quella con cui le fazioni si combattevano da anni era palese. Mi era chiaro che Kirk non stesse aspettando una risposta da me, ma stava piuttosto cercando di dare forma ai suoi pensieri mentre esploravamo la navetta elkariana. Anche io avevo notato lo stesso problema. Se gli elkariani possedevano la tecnologia per occultarsi e attaccare in modo così preciso, perché non l’avevano mai usata per sconfiggersi a vicenda o per dominare i territori contesi? La logica suggeriva che ci fosse un elemento esterno in gioco, qualcosa che non ci era ancora chiaro. Un supporto tecnologico proveniente da una fonte non elkariana era una possibilità da considerare.

«Siamo giunti alla stessa conclusione. La logica suggerirebbe che, se possedessero una tecnologia tanto avanzata, l'avrebbero utilizzata per ottenere una rapida vittoria. Tuttavia, ciò non è avvenuto. Questo solleva domande sulle loro vere intenzioni o, forse, sull'origine stessa di questa tecnologia. Potrebbe esserci un terzo attore, una fazione esterna, che ha fornito questo tipo di armamenti, ma non per permettere una vittoria elkariana. Potrebbe esserci un interesse nel mantenere instabile la regione.» dissi concordando con lui. Era una deduzione logica, ma come sempre, avremmo avuto bisogno di prove.
Non era razionale che una fazione in guerra possedesse un'arma capace di determinare una vittoria e tuttavia non la utilizzasse. Qualcosa non quadrava, ed era evidente che ci mancavano ancora dei pezzi fondamentali del puzzle. Forse la tecnologia non apparteneva davvero agli elkariani, oppure era stata loro fornita da una terza parte con interessi ancora sconosciuti.

Kirk interruppe i miei pensieri annunciando che mi avrebbe fatto avere tutti i dati raccolti. La sua fiducia nel coinvolgere una "mente fresca" era tipica del suo stile di comando, un misto di pragmatismo e audacia. Mi limitai a un lieve cenno di assenso, concentrata ancora sugli elementi tecnici della navetta. «Grazie, sono convinta che questa collaborazione potrebbe portarci a intuizioni utili.» e annuii, accettando il suo invito a partecipare all'interrogatorio del pilota, dicendo «certamente». La raccolta di informazioni dirette da un testimone poteva rivelarsi preziosa tanto quanto i dati tecnici. La logica imponeva di sfruttare ogni opportunità per comprendere meglio la situazione.

Mentre ci dirigevamo verso l'infermeria, Jim sembrava divertito dal fatto che io volessi attendere una conferma ufficiale prima di approvare eventuali attività ricreative. Non sembrava affatto sorpreso e forse, pensai, che fosse abituato al suo primo ufficiale.

Per un attimo rimasi in silenzio. Il riferimento a Jor, mi colpì più di quanto volessi ammettere. Jim non sembrava consapevole del motivo della sua assenza, e ovviamente, non c'era stato motivo per lui di chiedermi nulla a riguardo. Non era necessario che sapesse, almeno non in quel momento. Non avrebbe cambiato nulla nella nostra missione.
Sebbene apprezzassi il valore del morale, non potevo fare a meno di riflettere sul rischio che una distrazione simile potesse rappresentare. «Molto bene.» dissi, alla fine, cercando di ricordare che dovevo bilanciare il mio senso di responsabilità con la comprensione del valore del riposo. Il mio giudizio si sarebbe fondato esclusivamente sulle informazioni che mi avrebbe fornito mio fratello maggiore ed eventualmente mi sarei confrontata anche con Dakona, ovviamente non avrei basato la mia riposta su altri fattori emotivi che, logicamente, non potevano influire sul mio ruolo di capitano.


I don't need a doctor, damn it! I am a doctor!

Leonard McCoy Umano

Ero tornato indietro alle parole di Dakona. «Elkariano, maschio, età approssimativa 30 anni» disse, confermando ciò che avevo già ipotizzato. Le sue parole rivelavano una familiarità con la gravità della situazione, e il suo aiuto era il benvenuto.

«» risposi con un cenno. «Uno dei piloti delle navette che ci hanno attaccato, probabilmente. Siamo riusciti a salvarlo per un soffio.» Mentre parlavo, il mio sguardo si posava sul paziente, sentendo il peso della nostra responsabilità come medici. «Le sue condizioni sono gravi, ma ha una possibilità. Ho già visto casi peggiori e ne siamo usciti.» era un dettaglio che di certo non migliorava la situazione. Dovevamo salvargli la vita, non importa da dove provenisse o cosa avesse fatto. Il giuramento che avevo preso come medico della Flotta non faceva distinzioni.

Con un respiro profondo, mi avvicinai al bioletto e iniziai a controllare i parametri vitali. Tutto sembrava regolare, almeno quanto poteva esserlo nelle sue condizioni critiche. Mi stavo abituando a questo tipo di casi. Una crisi dopo l'altra. Non mi illudevo più di poter trascorrere una giornata in cui tutto fosse tranquillo. E, in fondo, ammetto che una parte di me lo preferiva. Ogni giorno era una sfida, ogni vita salvata un piccolo miracolo. Anche se a volte dovevo far pace con l'idea che, nonostante tutti i nostri sforzi, non potevamo vincere tutte le battaglie.

Dakona, l'ufficiale medico della Saratoga, era un medico esperto e si vedeva. Il suo approccio calmo e meticoloso mi dava fiducia, e sapevo che insieme avremmo potuto gestire qualsiasi emergenza. Nonostante tutto, non potevo non sorridere quando mi chiese di Kirk. «Oh, che rimanga tra noi, Kirk non è solo un paziente problematico. È un disastro ambulante. È bravo a rischiare la pelle, ma se c’è qualcosa che odia più delle visite mediche, non so cosa sia. Ogni volta che cerco di fargli un controllo, trova un modo per sgattaiolare via, come se la salute non fosse affar suo.»

Nonostante il tono scherzoso, c’era un fondo di verità nelle mie parole. Kirk era un capitano straordinario, nessuno poteva negarlo, ma il suo rifiuto costante di prendersi cura della propria salute mi faceva venire i capelli bianchi. Forse era proprio questa la sfida più grande del mio lavoro: tenere in vita un capitano che sembrava impegnato a mettersi costantemente nei guai. «Devo ricordargli regolarmente che, se continua così, un giorno non ci sarò più io a salvarlo; ma come avrai intuito, non ascolta mai.»

Mi fermai un attimo, riflettendo su ciò che Dakona aveva detto riguardo a T'Dal. «Devo ammettere che la sua capitana sembra più ragionevole del mio, almeno per quanto riguarda le visite mediche. Forse essere vulcaniana aiuta. La logica ha i suoi vantaggi, immagino.» Era un pensiero curioso. Non avevo mai avuto a che fare con troppi vulcaniani come pazienti, e la disciplina e autocontrollo di Spock rendevano la mia professione più facile; ma con Kirk… beh, con lui era sempre una lotta.

Mentre Dakona continuava a leggere la cartella clinica dell’ambasciatore M’Saar, notai un cambiamento nel suo atteggiamento. Il suo sguardo si fece pensieroso e concentrato, come se avesse individuato qualcosa di anomalo. «Cosa c’è che non va?» chiesi, avvicinandomi per dare un’occhiata più da vicino. E quando estrasse il tricorder per una scansione, il mio interesse crebbe. Le sue parole mi colpirono: una possibile irregolarità genetica? Vulcanoidi?

«Non credo che l'ambasciatore M'Saar abbia antenati vulcanoidi, almeno non che io sappia» risposi, scrutando la scansione che Dakona stava effettuando. L'irregolarità genetica che aveva individuato era interessante. Forse questo avrebbe spiegato alcune delle complicazioni che avevamo riscontrato nel trattamento dell'ambasciatore. Ma con specie così diverse, ogni nuovo dettaglio poteva essere cruciale.

Mi avvicinai un po' di più al bioletto, gettando un’occhiata ai parametri vitali del paziente, e poi mi voltai verso Dakona. «Sai, non ho mai avuto molto a che fare con caitiani. Romulani neanche a parlarne e anche la mia esperienza con i vulcaniani è abbastanza limitata» ammisi, con un tono di sincera riflessione. Non era comune che lo ammettessi, ma sapevo che in quel momento, avere il supporto di un medico esperto come Dakona poteva fare la differenza. «Perciò, il tuo aiuto è davvero prezioso

Guardai di nuovo la cartella clinica, cercando di capire se ci fosse qualcosa che ci stava sfuggendo. «Vuoi dare un’occhiata alla cura che ho prescritto per l’ambasciatore? Forse ci vedrai qualcosa che a me è sfuggito, visto che non ho molta familiarità con questa particolare combinazione di specie e patologie.» Non era facile ammettere che potesse esserci un margine di errore nel mio piano di trattamento, ma se c’era anche una minima possibilità di migliorarlo, ero disposto a farlo. Non si trattava di orgoglio, ma di salvare una vita. «Se ha davvero qualche legame genetico con una specie vulcanoide, potremmo dover rivedere il suo intero trattamento.» Lasciai che fosse Dakona a esaminare i dettagli mentre mi concentravo sulla scansione. «Queste irregolarità… potrebbero spiegare alcune delle reazioni che ho visto e del perché non migliora in nessun senso. O magari no, magari è solo una coincidenza; ma in medicina, non possiamo mai lasciare nulla al caso.»
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#37

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James T. Kirk | Human

... c'è un'altra cosa insolita riguardo a questa missione: non trova curiosa tutta la segretezza da parte dell'Ambasciata? Voglio dire, non so quanto abbiano condiviso con lei, ma per quanto mi riguarda prima dell'incidente l'unica cosa che sapevo era che dovevamo scortare qui l'ambasciatore M'Saar per una conferenza di pace riguardo a degli attacchi al confine. Stop. Quando ho provato a curiosare tra i file della missione ho scoperto di non avere l'autorizzazione per farlo. E' stato solamente quando mi hanno chiesto di sostituire l'ambasciatore che ho ricevuto l'accesso ai file. Non che contenessero poi chissà che segreto, tra l'altro. Per il resto M'Saar partiva la mattina presto e ritornava la sera senza fare parola con nessuno. Per carità... può essere che sia semplicemente un tipo particolarmente riservato... ma mi è sembrato un livello di sicurezza insolitamente alto per una missione come questa. Non è certo la prima volta che ci troviamo coinvolti in qualche baruffa al confine e gli elkariani non rappresentano una vera minaccia... ragionò, mentre attraversavano i corridoi verso il turboascensore che li avrebbe portati fino all'area detentiva.

Sia chiaro, non sto dicendo che il Comando o l'Ambasciata sono coinvolti in qualcosa... è solo che in tutta questa situazione c'è più di una cosa fuori posto. Prenda ad esempio gli elkariani. Entrambe le fazioni negano di essere responsabili dell'attentato, accusandosi a vicenda... come si stavano accusando reciprocamente poco fa, per l'attacco alle nostre navi aggiunse, scuotendo la testa con fare pensieroso sono sempre più convinto ci sia davvero una terza fazione, ma nell'indagare... ho la sensazione che dovremmo interrogarci anche sulle intenzioni di chi ci ha mandati qui concluse mentre raggiungevano l'area detentiva. In una delle celle si trovava l'elkariano che aveva tentato di distruggere l'Enterprise con la bomba a bordo della propria navetta e bora se ne stava seduto con aria contrariata sulla branda.

L'ufficiale della sicurezza che faceva da guardia al prigioniero scattò sull'attenti nel vederli entrare e Jim gli rivolse un sorriso cordiale riposo lo autorizzò, mentre il suo sguardo si posava sul prigioniero. L'elkariano si limitò a squadrare i due capitani con sguardo seccato, ma subito il suo sguardo tornò a concentrarsi sulla paratia di fronte a sè.
James Kirk si presentò Jim ... e lei è il capitano T'Dal. Speravamo potesse aiutarci a fare un po' di chiarezza su quello che è successo. spiegò lei è un surun o un di'tak? si informò, incuriosito dal fatto che nel suo abbigliamento non ci fosse nessun segno che potesse ricondurlo ad una delle due fazioni, a differenza dei diplomatici alla conferenza che sembravano divertirsi ad ostentare la loro appartenenza con ogni dettaglio, dalla foggia dell'abito ai colori, passando per i simboli delle due fazioni sempre chiaramente visibili.

T, se vuoi possiamo decidere a tavolino cosa scopriamo e tagliare a quando ci ricolleghiamo con il club in infermeria. Comunque l'idea di Jim del momento di relax non mi dispiace. Quello lo ruoliamo, vero? Thinking E libera di inventare sulle fazioni.
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#38

Causing people to suffer because you hate them... is terrible. But causing people to suffer because you have forgotten how to care... that's really hard to understand.

Dakona Raal Rigeliano

Ah, vedo che non siamo così diversi, dopotutto. Rispose Dakona, con un pizzico di ironia. Il rigeliano comprendeva perfettamente la frustrazione di McCoy. Anche lui aveva avuto a che fare con quel tipo di disastri ambulanti: principalmente nelle zone di guerra in cui aveva fatto volontariato, ma anche sulla Saratoga. Ogni nave ha il suo "Kirk", anche se probabilmente il tuo è un caso più... estremo. Ci sono un paio di ufficiali sulla Saratoga che sembrano avere una resistenza innata verso qualsiasi tipo di controllo medico. Non raggiungono certo il livello del tuo capitano, ma ci vanno vicino.

Fece una pausa, durante la quale ricontrollò alcuni dati nel tricorder, poi aggiunse: Sai, penso che abbiano tutti una sorta di allergia verso noi medici. O forse credono che ammettere di avere bisogno di cure significhi ammettere una debolezza. Non so quante volte mi sono sentito dire frasi come "Dottore, sto bene!" quando chiaramente non era così. Sì, era decisamente snervante. Voler aiutare una persona e trovarsi di fronte un muro. Era il motivo principale per cui si era dato alla psicologia, ma non poteva definirla la sua area di specializzazione. Ma devo darti credito, McCoy. Se sei riuscito a tenere in piedi Kirk fino ad adesso, nonostante la sua testardaggine, meriti una medaglia.

Dakona non poteva dire di conoscere Kirk, ma sapeva che aveva salvato l'Enteprise e la Federazione innumerevoli volte. Non sarebbe stato sbagliato chiamarlo un eroe. Una persona così era già problematica, se poi si aggiungeva anche quanto appena sentito... sì, McCoy meritava una medaglia. Si sottovalutava spesso il ruolo svolto dai medici ma, senza gente come McCoy e lui, la flotta non sarebbe sopravvissuta a lungo nello spazio.

È comprensibile, ogni specie presenta sfide uniche, e nessuno può avere esperienza su tutto. Rispose all'ammissione di McCoy, riportando la sua attenzione sul paziente. Anch’io non ho mai avuto a che fare con i caitiani ma, da quello che ho studiato, i loro parametri fisiologici non dovrebbero avere somiglianze coi vulcanoidi. Credo valga la pena studiare questa anomalia per stabilire se possa o meno interferire col trattamento. Sarebbe stato complesso ma era sicuro che, lavorando assieme, sarebbero riusciti a venir a capo di quel mistero.
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