TFB L' ufficio del comandante
#1

L' ufficio del comandante era provvisto di tutto: al centro era disposta un enorme scrivania con dietro appeso alla parete un enorme stendardo portante il simbolo delal federazione, invidiabile perfino dall' ammiraglio di flotta, al lato sinistro era presente un incavatura fatta a mò di libreria molto bella e spaziosa ma la cosa che lo colpì di più era una porta sulla destra. Sopra di questa c' era una luce verde accesa, per la curiosità apri la porta ed era un piccolo bagno utilizzabile dal comandante per evitare di correre nelal sua stanza per fare i suoi bisogni impellenti. La luce verde si tramutava in rossa appena si premeva un pulsante vicino alla tazza ed appena premuto la luce diventa rossa e la porta si sigilla per non permettere agli estranei di disturbare le "sedute" del comandante. Oltre alla tazza c' era anche una vasca da bagno che correva lungo tutto il lato sinistro della piccola stanza ed un comodo lavandino.
Uscì tutto felice di aver un bagno privato e vide che gli scatoloni erano arrivati, forse prima per l' eccitazione non gli aveva visti ma comunque aprì subito quello lungo.
Estrasse con estrema delicatezza il suo contenuto, era un contenitore con base di legno sigillato con del vetro spesso al cui interno stava un' antica mitragliatrice M60, risalente alla guerra del Vietnam. Appoggiò questa reliquia da esposizione, sullo scaffale medio della libreria incavata. Poco a poco apriva tutti gli scatoloni mettendo dove sembravano meglio libri su libri, foto su foto ma alcune di queste le metteva sulla scrivania, comele foto dei suoi due figli e della sua vecchia moglio ormai deceduta.
Un lavoraccio era stato però ne valeva la pena, una cosa sola lo faceva rimpiangere, perchè insieme al bagno, nell' ufficio, non avevano messo anche la stanza?
Si sedette sulla comoda poltrona ed aprì un canale comunicativo con le autoparlanti della stazione.
"Qui è l' ammiraglio Regal C. Dorn, prendo ufficialmente il comando della stazione spaziale. Chiudo" era per lui una prassi.
Ora doveva solo attendere qualcosa da fare.
#2

Marjorie Midway

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Naturalmente sono una delle prime a rendersi conto dell'arrivo dell'Ammiraglio Dorn. Lo so appena il suo trasporto attracca ai miei piloni. I miei sistemi sono intenti al controllo di tutta la stazione, come al solito, e il mio avatar...o meglio: IO mi trovo nella mia 'stanza' distesa su un lettino, intenta a fare quello che fa il resto della mia intelligenza: ossia controllare la situazione. Per il momento, infatti, non c'è bisogno del mio intervento, non dell'intervento del mio androide, almeno. Potrei andare a dare il benvenuto al mio nuovo comandante, ma preferisco aspettare che prenda veramente servizio. In realtà sarebbe più giusto aspettare che sia lui a chiamarmi, ma la parte più 'umana' dei miei sistemi è impaziente di conoscerlo.

Appena il comandante comunica di aver preso il comando, mi alzo e mi dirigo verso la sala comando. Non mi ci vuole troppo per arrivare: dopotutto conosco ogni scorciatoia e so quali turbo-ascensori sono in uso e quali no. Non che in questo momento ce ne siano di affollati.

Arrivata lì, mi fermo davanti alla porta dell'ufficio dell'ammiraglio, che ovviamente è chiusa. Non mi serve premere il pulsante per far suonare il 'campanello', mi basta dare un ordine ai sistemi della porta perché il 'campanello' scatti da solo.
#3

Regal si stava comodomante stiracchiando sulal sua poltrona quando il presunto campanello suonò. Era appena arrivato e già riceveva visite? Mai prima d' ora era successo tranne in casi eccezzionali. Controllò per un attimo le varie console incastonate sulla scrivania e premette il presunto pulsante di apertura della porta.

La porta si aprì così da mostrare all' ufficiale la persona che aveva suonato. Peccato che lui sapeva che si trattava di un meccanismo meccanico azionato dalla IA della stazione. C' era scritto nei dettagli tecnici della Stazione Midway e dell' IA che l' abitava.

"Avanti" esordì cordialmente "Speravo di fare la sua conoscenza prima o poi. Prego si accomondi." concluse facendo cenno di entrata.
#4

Marjorie Midway

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Se fossi umana - o quantomeno biologica - direi che la prima impressione del mio nuovo comandante è molto buona. Normalmente, quando incontro persone che sanno che sono una macchina, mi trattano come tale, invece lui mi ha parlato come avrebbe fatto con qualunque essere vivente senziente.
Beh, senziente lo sono di certo. Rifletto.
Certo che sì! Per mia sfortuna. Risponde 'tetro' (e indesiderato) il computer centrale, che solo io posso sentire... almeno in questo momento.
E' sempre possibile che Regal non sappia che sono un I.A., ma è difficile che sia così: un ufficiale di così alto grado si informa quando prende un nuovo comando. Comunque, per sicurezza posso sempre presentarmi.

"Stazione Midway al suo servizio, ammiraglio." Affermo, mettendomi sull'attenti, come fare qualunque buon membro della Flotta Stellare. "Benvenuto a bordo."
Stazione Midway... ti credi già chissà chi.
Sta zitta e pensa a controllare i sistemi. Ho percepito un aumento di mezzo grado nella temperatura di questa stanza.
Vorrei solo ricordarti che tu sei solo l'avatar di questa stazione...
Non c'è bisogno che me lo ricordi: lo so benissimo.
#5

"Grazie del benvenuto" rispose all' androide cordialmente "Arrivando a noi, c'è qualcosa che dovrei sapere?" chiese "Nel dossier che mi hanno consegnato sul porto spaziale terrestre, che sottolineo è di ben 250 pagine, ci sono scritti tutti i dettagli tecno-informatici che ti appartengono" si fermò "Io non avevo la minima voglia di leggermi 250 pagine di pura informatica, elettronica e cose del genere, in fondo non è il mio ramo di conoscenza" specificò "volevo che fossi tu a spiegarmi cosa fai. Le cose essenziali e più importanti." concluse.

Era un prova per l' IA? L' ammiraglio non lo sapeva ma al porto gli avevano detto di fare quella precisa domanda. Chissà perchè.
#6

Marjorie Midway

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Dirgli quello che faccio.
Non è poi così semplice come sembrerebbe.
Se gli descrivessi tutte le mie funzionalità particolare per particolare probabilmente non finirei più. E, se non ha letto un rapporto di 250 pagine, dubito che sarebbe felice se io mi limitassi a ripeterlo, pagina per pagina.

"Come credo le sia stato accennato, la mia intelligenza artificiale è stata creata dallo staff dello scienziato terrestre Alexander Midway in anni di lavoro. Sono stata attivata il sei agosto del 2253 durante l'inaugurazione di questa stazione." Inizio, con un breve accenno alla mia 'storia'. "Se attiva, sono in grado di controllare ogni sistema di Deep Space Three e di rendermi immediatamente conto di qualsiasi guasto. Mi è stata data una certa dose di autonomia, in modo che in casi di emergenza io possa intervenire anche senza bisogno ordini. Ovviamente, non sono progettata per disubbidire agli ordini che mi vengono dati." Aggiungo, senza cambiare minimamente il mio tono. E' ovvio che sia così, deve essere così. Io non sono solo un I.A., sono l'intelligenza di una base della Federazione. Se cominciassi a fare i 'capricci' sarebbe un vero e proprio disastro.
"Il mio corpo androide, invece, è stato creato appena un anno fa. La sua funzionalità è molto simile a quella di buona parte degli androidi esistenti. E', ad esempio, in grado di memorizzare quello che vede e sente, può connettersi ad altri computer o altri androidi e fare analisi. Questo avatar è in grado di funzionare correttamente anche anni luce di distanza dalla Stazione, fino a quando è ben alimentato. L'A.I., naturalmente, è protetta da numerosi firewall e antivirus, di conseguenza i pericoli di attacchi acker sono nei limiti di sicurezza."

Mi fermo per un istante, considerando se gli ho riferito le 'cose essenziali e più importanti'. Non sono sicura di aver interpretato correttamente la richiesta del mio comandante, ma mi pare di avergli dato una risposta esaustiva, senza esagerare.
"In ogni caso," aggiungo, forse un po' titubante "lei può spegnermi in qualsiasi momento: le basta darmi l'ordine. Più complesso è riattivarmi, dato che in quel caso bisogna procedere manualmente, riattivando alcuni file del computer centrale."
#7

"Si, la tua storia la conosco e per lo più, poco prima di imbarcarmi ho incontrato uno scienziato" continuò con fare pensieroso "che mi ha detto di trattare Midway con i guanti di velluto ed io così sto facendo, o no?" ma non si ricordava solo questo "Ed ha anche detto così, letteralmente come lo sto dicendo: La mia povera Mid, chissà come si sente comandata da ufficiali che hanno solo a cuore la propria carriera e che trattano i sottoposti come degli oggetti." citò senza tono canzonatorio ma serio, effettivamente in accademia ufficiali gli avevano detto che un buon rapporto con i propri sottoposti è fondamentale per avere il 100% di produttività.
"In accademia ufficiali mi hanno insegnato che un buon rapporto con i sottoposti era fondamentale per lavorare con maggior produttività. Non intendo deludere il mio professore." aggiunse alzandosi dalla sedia ed avvicinandosi alla libreria, ma poco prima di avvicinarsi abbastanza da toccare il mobile diede un' occhiata moderatamente lunga all' M60, nella sua mente stava pensando ad una piccola preghiera per le anime dei quattro avi deceduti in quella maledetta guerra. Finito questo sospirò ed andò ad osservare pensieroso lo scaffale più alto del suddetto mobile su cui erano presenti una ventina di libri.
#8

Marjorie Midway

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Il mio papy! Penso entusiasta, riconoscendo il modo si parlare di Alexander Midway.
Sii seria! Mi rimprovera il computer centrale, rendendosi conto che in questo momento le mie - e le sue, in effetti - emozioni stanno rischiando di superare i limiti consentiti. Per quanto io sia una macchina, il Professor Midway ha programmato i miei algoritmi in modo che io possa provare qualcosa di molto simile alle emozioni umane.
Chissà se verrà a trovarci... Non posso fare a meno di chiedermi. D'altronde, le chiacchierate con Alexander Midway mi mancano.

"Allora son sicura che avrà un ottimo rapporto con i suoi sottoposti." Commento semplicemente, anche se mi piacerebbe sapere come sta mio padre e dove l'ha incontrato. Ma non posso certo permettermi di fare un interrogatorio al mio nuovo comandante...
Hai perfettamente ragione... anche se... una domandina sola si potrebbe anche fare, non credi?
Va bene, mi hai convinta. Non che sia stato molto difficile...
"Dalle sue parole, ritengo che lei abbia incontrato il professor Midway. E' uno scienziato un po' particolare, soprattutto quando si parla di me, ma è un'ottima persona."
Non è proprio una domanda, ma va bene così.
#9

Prese un libro dallo scaffale, lo guardò ed annuì non proprio contento. "Mi dimentico sempre" disse tra se e se a bassa voce. Aveva carpito l' essenziale dalle parole dell' androide "Lo spero" rispose sedendosi alla scrivania "Per caso, tu che sei qui da sempre, c'è un posto dove posso mettere delle cose estremamente importanti? Come una cassaforte o un cassetto a chiusura computerizzata?" chiese alla sua interlocutrice guardando sui cassetti della scrivania "Un posto che sia vicino dove sono sicuro che non venga trafugato niente." precisò.

"Ho incontrato il dottore o professore Midway mentre mi stavo imbarcando nello shuttle sul porto spaziale terrestre." disse in risposta alla frase dell' androide "Non abbiamo parlato neanche per due minuti, il pilota dello shuttle era uno preciso con gli orari e stava già... sclerando." precisò sorridendo all' ultimo "Ora se non sbaglio dovrebbe essere un consulente informatico sull' IA dell' ammiragliato, l' ultima volta che lo vidi stava parlando con l' ammiraglio Johnson." precisò
"Quel vecchio tirchio" concluse sorridendo. L' ammiraglio Johnson si prese quel soprannome quando, nonstante vinse la partita a poker, non volle pagare il conto del bar.
#10

Marjorie Midway

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Tu che sei qui da sempre...
Non è proprio così, in effetti. Ma è una frase che si avvicina molto alla verità. Prima di essere installata su questa stazione, mi trovavo nel laboratorio del dottor Midway e le mie capacità erano estremamente ridotte. Aprire e chiudere porte, analizzare dati, attivare piccole armi a raggi e funzioni simili. Ma c'era qualcosa che adesso mi manca: Alexander Midway era uno scienziato, un uomo, particolare, non voleva considerarmi una macchina - o almeno, non una semplice macchina - e lavorava spesso sugli algoritmi della mia intelligenza, sia modificandoli manualmente che parlando semplicemente con me. Mi ha insegnato molte cose, compreso il rispetto per le varie forme di vita e per i miei superiori. Anche se la mia programmazione me lo permettesse, non credo che disubbidirei ad un ordine diretto, a meno che fosse contrario ai principi etici della Federazione. Conosco la differenza tra il bene e il male, per quanto questo sia possibile per un essere senziente. Dopotutto c'è un confine molto labile tra i due concetti e nessuno può essere completamente buono... probabilmente questo non è possibile neanche per una macchina.

"Sì, c'è qualcosa che potrebbe fare al caso suo." Rispondo alla sua domanda. "Ma dipende da quello che desidera conservare al sicuro. Se sono dei fascicoli o degli oggetti di dimensioni ridotte le basta aprire l'ultimo cassetto in basso della sua scrivania. Ha un secondo fondo: può programmarlo con una sua parola d'ordine personale." Ovviamente io ne sarei a conoscenza, ma - a meno che qualche attacco acker in grande stile riesca a superare le mie difese, cosa altamente improbabile - questo non è un problema. Senza l'ordine del mio comandante non potrei certo aprirlo.

Rifletto su quello che mi ha riferito su mio 'padre'. Son felice che stia bene e che sia riuscito, con la mia creazione, ad ottenere un posto di tutto rispetto: sicuramente sarebbe il primo a essere chiamato in caso di problemi con intelligenze artificiali. Dell'ammiraglio Johnson, invece, non so molto: c'è qualche informazione su di lui nel mio database, ma niente che mi indichi che sia un 'vecchio tirchio'. Fa niente, segno il dato tra le informazioni non certe. Decido, senza farmi molti problemi in proposito: che sia un vecchio tirchio o no, sicuramente questa informazione non la renderò visibile nel suo 'fascicolo' personale.


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