TFB comincia a mettersi male per qualcuno
#11

Rekon

Tellarite


"Solo storie e immaginazione, eh bambina?" rispose Rekon con un sorriso sghembo. Un sorriso per nulla divertito ma non ostile, nonostante mettesse in mostra zanne di svariati centimetri tutt'altro che rassicuranti.

Sembrava il sorriso di un vecchio, a metà tra il divertito e l'infastidito dall'ingenuità di un bambino "Non mi sembri una stupida, e neppure una sciocca. Quindi considererò la tua come inesperienza..."

Avrebbe anche potuto decidere di ignorarla e continuare a parlare con Kirk, dato che - alla fine - era solo lui che avrebbe dovuto decidere. Ma non lo fece.

Non lo fece perché voleva che anche quella zuccona dalla pelle verde capisse che non stavano giocando, ma che stavano maneggiando qualcosa di molto, molto pericoloso "Lasciamo da parte le Direttive Temporali dato che in questo caso non si applicano, dato che avete già subito una rilevante contaminazione temporale, tale da - probabilmente - generare una linea temporale alternativa e parallela a quella che si sarebbe sviluppata se quel pezzo di ferro Romulano nonnfosse tornato indietro..."

E quello era un eufemismo a dire poco. Aveva letto i rapporti che Kirk e Spock gli avevano fornito: la Narada aveva distrutto decine di astronavi klingon e federali, annientando Vulcano! Più contaminazione temporale di così!

Cominciò a gesticolare con le mani tozze, mentre parlava con voce tranquilla "Restiamo alle basi: Tenente, lei sa cosa dice la Prima Direttiva, ovviamente...e immagino abbia studiato le origini di tale norma che è alla base del nostro ordinamento, giusto?"

Lanciò una breve occhiata in giro, soffermandosi un lungo momento sul biondo Capitano dell'Enterprise. Kirk non era stato esattamente famoso per aver sempre rispettato la lettera della Prima Direttiva ma - anche quando l'aveva aggirata o infranta - lo aveva sempre fatto con logica, in modo positivo rispettandone comunque il senso o lo scopo...

"La Prima Direttiva serve ad evitare di mettere una tecnologia troppo avanzata nelle mani di chi non è pronto ad usarla, per il semplice fatto che ci siamo avvocati il diritto di stabilire una serie di standard evolutivi socioculturali che riteniamo mostrino una maturità sufficiente a gestire determinate informazioni ed i relativi effetti su una civiltà." adesso il tono era diventato effettivamente accademico, cosa che non lasciava dubbi sul fatto che questo Tellarite fosse - o fosse stato - un insegnante. Forse anche uno bravo, anche se questo non era evidentemente il suo campo "Ad esempio abbiamo deciso che una civiltà non dovesse sapere dell'esistenza di forme di vita aliena prima di aver scoperto la Curvatura, giusto? Ma in realtà è molto più complesso di così: anche dopo il Primo Contatto, abbiamo squadre che si occupano di introdurre gradualmente i vari pianeti nella società interstellare, no? Ha mai sentito parlare di fornire piattaforme di difesa planetaria armate con lanciasiluri fotonici ad un mondo che ha appena scoperto la Curvatura?"

Ovviamente era una domanda retorica. Il programma federale di introduzione dei mondi nella comunità galattica prevedeva vari step, che potevano durare anche un centinaio di anni prima che un pianeta fosse considerato maturo per entrare nella Federya pieno titolo.

"Il motivo, ovviamente, è che sappiamo non sono pronti ad andare lì fuori. Non possiamo ovviamente costringerli a seguire i tempi che pensiamo siano giusti per loro - ad esempio i Terrestri non lo fecero quando erano sotto l'egida dei Vulcaniani - ma cerchiamo di convincerli a farlo. Perché? Perché sappiamo che lì fuori..." ed indicò vagamente verso una paratia, come ad intendere lo spazio che circondava l'astronave "Lì fuori ci sono cose bellissime, ma anche pericoli che sappiamo non possono fronteggiare...come ci sentiremmo tranquilli a dare un motore a Curvatura 8 a una razza che ha appena conosciuto lo spazio, sapendo che potrebbe finire in territorio Klingon e venire distrutta? O, peggio, attirare i loro razziatori fino al suo mondo indifeso?"

Sbuffò, poi aggiunse "Qui ci troviamo di fronte ad una situazione sostanzialmente simile, anche se a voi non fa - ovviamente - piacere trovarvi dalla parte della razza che si trova in condizioni di svantaggio tecnologico. Stiamo parlando di un sistema propulsivo di concezione incredibilmente avanzata, che rivoluzionerà completamente la concezione dell'esplorazione. Qualcosa che vi costringerebbe a riscrivere integralmente la scala dei fattori Warp..."

Sbuffò, usando il computer della sala per richiamare la mappa dell'universo, selezionando il piccolo spazio del quadrante Alfa che. In quel momento, rappresentava il territorio della Federazione. Intanto parlava, stavolta guardando Kirk "Questo sistema non è un'arma...un nuovo tipo di siluro per il quale basta sviluppare una frequenza appropriata di scudi per renderlo inefficace. Se così fosse, non avrei remore ad aiutarvi, anzi. Vi darei io stesso quelle frequenze."

Ed era sincero, lo si capiva dagli occhi, anche se la mimica facciale era troppo aliena per comprenderlo "Questo è un complesso generatore/motore integrato. Il solo modo che avreste per stare al passo sarebbe adottarlo a vostra volta. Ma - una vita impiegato sulle vostre navi - la velocità con cui potreste espandere la vostra esplorazione dell'universo crescerebbe esponenzialmente..."

La mappa estese una seconda area sul visore, mostrando l'area che quei nuovi motori avrebbero permesso loro di raggiungere "Arrivereste qui troppo presto, quando ancora non sareste pronti alle meraviglie ed ai pericoli che vi aspettano..."

Rabbrividì impercettibilmente, e non era una simulazione. Stava pensando ai Borg e al Dominio, le due razze in assoluto più pericolose che la Federazione avesse mai incontrato. Questa giovane Federazione era ancora più impreparata di loro ad affrontarli, sia sotto il profilo tecnologico ma soprattutto sotto il profilo socioculturale. Era piccola, molto meno estesa e quindi povera di risorse, nonché ancora piena di conflitti interni che dovevano essere appianati. Come si sarebbero opposti ad una flotta di invasione del Dominio, o a un Cubo Borg?

"Non intendo parlarvene nel dettaglio, ovviamente, ma vi serve tempo per essere pronti. Come a quel mondo immaginario serviva tempo per essere pronto ad incontrare i Klingon..." cancellò la mappa, riportando la visualizzazione alla situazione del complesso Romulano "Come serve a loro. Questo è un complesso segreto, quindi probabilmente tutti gli scienziati che lavorano a questo progetto sono qui. Possiamo rendere informaticamente le loro ricerche falsate e inutilizzabili, questo Ve lo garantisco, mentre per quel che riguarda le persone che le hanno seguite...beh, questo è un campo nel quale non so aiutarvi, perché non so se esiste un modo telepatico o farmacologico per cancellare o alterare loro la memoria su determinati argomenti."

Sapeva che - con ogni probabilità - Kirk non sarebbe stato convinto del tutto, quindi aggiunse "Ascolti Capitano, lo so che non ha motivo di credermi quando le dico che non siete pronti. E lo so perché anche la mia gente ha fatto questo errore: io ho solo letto il rapporto, ma è successo...eravamo certi di potercela fare, tronfi della nostra sicurezza. E questo ci ha fatto arrogantemente ignorare un avvertimento sincero, che scambiammo per un tentativo di tarparci le ali. La lezione fu dura, estremamente dura*"

Guardò Spock, ricordando il suo vecchio amico e mentore, un Vulcaniano che aveva fatto tantissimo per aiutarlo a superare il lutto della perdita dei suoi cari. Ricordando quando quel dannato orecchie a punta aveva deciso di condividere il dolore del Tellarite per aiutarlo a superarlo, aggiunse "Se può servire a convincerla, Capitano, sono disponibile a consentire al Signor Spock di dare un'occhiata ai miei pensieri. A mostrargli ciò di cui parlo...a patto che mi giuri di non farne parola con nessuno, mai."


*Ovviamente Rekon si riferisce all'episodio di TNG 2x16 - Q Who?
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#12

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James T. Kirk | Human

Jim nutriva qualche dubbio sul modo in cui l'intelligence della Flotta aveva l'abitudine di trattare le informazioni, ma allo stesso tempo doveva riconoscere che il tenente Retik non aveva tutti i torti: se non volevano uccidere i Romulani per assicurarsi che non rivelassero informazioni, l'alternativa migliore sembrava affidarli a chi, per mestiere, si occupava di analizzare e neutralizzare eventuali minacce in seno alla Federazione.

Quanto alle parole pungenti che l'orioniana rivolse al tellarite ne condivideva certamente la sostanza, ma molto meno sia il tono provocatorio che il modo in cui lo accusava di avere tra le mani solo una fervida immaginazione. Quello era sicuramente un ottimo modo per scatenare una rissa da bar, ma difficilmente avrebbe aiutato qualcuno risolvere il loro problema. Tenente, si attenga ai fatti e ci risparmi i commenti, o dovrò chiederle di lasciarci... e lo stesso per lei, Signor Rekon: saremo più giovani di lei e ne sappiamo sicuramente meno su ciò che troveremo là fuori, ma si ricordi che non siamo dei bambini. tagliò corto, con il tono di chi non aveva voglia di discutere oltre su quel tema, anche perché non avevano né tempo, né energie da sprecare con quel genere di battibecchi.

La lezioncina che il tellarite aveva preparato, comunque, attirò la sua attenzione... anche se forse non esattamente sugli elementi a cui Rekon sembrava voler dare rilevanza. A Jim non era infatti sfuggito che, tra tutte le ragioni che avevano portato ad istituire la Prima Direttiva, avesse scelto di menzionare proprio l'incontro con altre forme di vita... che avesse citato i Klingon come esempio tra i pericoli che una civiltà pre-curvatura si sarebbe trovata ad affrontare e altrettanto curiosa trovò la menzione dello spazio che sarebbero riusciti ad esplorare nel giro di pochi anni grazie a una simile tecnologia. Studiò l'immagine di quelle stelle lontane con sguardo pensieroso: non serviva certo un grande sforzo di immaginazione per incastrare assieme tutte quelle mezze informazioni e intuire che lì da qualche parte, in quello spazio al di fuori della loro portata, doveva esserci qualcuno che secondo il tellarite non erano attualmente in grado di affrontare. Ma dove? Quanto lontano? Quanto poteva essere pericoloso se non sarebbe bastato qualche nuovo siluro potenziato per fermarlo? Fornire le informazioni sulla tecnologia romulana al Comando, congiuntamente alla richiesta di dichiarare off-limits quei settori di spazio, avrebbe risolto il problema?

Quando il tellarite si rivolse a lui, Jim drizzò il capo con aria assorta, per poi posare un istante lo sguardo sul Vulcaniano al proprio fianco. Rekon sembrava possedere un buon numero di informazioni su tutti loro e anche se probabilmente si trattava solamente di qualcosa che aveva recuperato da qualche vecchio libro di storia su individui che si limitavano ad avere i loro stessi nomi, la proposta che aveva avanzato di condividere con Spock le proprie informazioni era quantomeno sospetta. Chiariamo, Jim dubitava che Rekon agisse realmente con malizia. La sua impressione era che l'ingegnere fosse sinceramente preoccupato per le conseguenze di quella tecnologia, ma allo stesso tempo Rekon non era uno sprovveduto e il capitano sospettava che il tellarite pensasse di poter convincere Spock a sostenere la propria posizione presentandola in maniera sufficientemente logica. Non che Jim non si fidasse del giudizio del vulcaniano, era certo che qualunque sua valutazione sarebbe stata la più accurata che si potesse desiderare, statisticamente parlando... ma per quanto nutrisse nei suoi confronti un profondo rispetto e una sincera amicizia, sapeva anche di poter battere quelle sue statistiche a occhi chiusi.

Signor Spock? chiese, sapendo che la decisione di accettare o meno la proposta del tellarite spettava all'ufficiale scientifico, non a lui. Comunque intendo autorizzare questa procedura solamente a una condizione aggiunse: ... voglio vedere anch'io cosa ci minaccia.
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#13

We will do what we have always done, Jim. We will find hope in the impossible.

Spock S'chn T'gai | Vulcan

Il mio silenzio era come una calma prima della tempesta. Osservavo i presenti mentre meditavo sulle loro argomentazioni.
Le preoccupazioni espresse da Rekon riguardo alla consegna della tecnologia romulana avevano il loro fondamento. La Prima Direttiva era stata creata per preservare la stabilità e la maturità delle civiltà nell'universo. Eppure, avevo sempre creduto anche nell'importanza della scoperta scientifica. La tecnologia romulana avrebbe sicuramente rivoluzionato l'esplorazione e la comprensione dell'universo. Tuttavia, c'era un prezzo da pagare, come Rekon giustamente aveva sottolineato, la Federazione non era pronta per una tecnologia così avanzata, e che l'acquisizione avrebbe potuto portare a una serie di conflitti e destabilizzazioni.
Ascoltai attentamente anche le obiezioni provocatorie di Osyraa. La sua risposta diretta e senza peli sulla lingua mostrava un lato della questione, ma avevano il merito di richiamare l'attenzione su una verità fondamentale: non potevamo sapere cosa avrebbe successo, ma era logico tentare la sorte anche questa volta?
Quando il Capitano Kirk prese la parola, apprezzai la sua saggezza nel cercare una soluzione equilibrata. Era importante prendere le decisioni giuste, basate sulla logica e sulla prudenza.

Quando Rekon si rivolse a me con la sua proposta di condividere i suoi pensieri, ne rimasi sorpreso, così alzai un sopracciglio. Non vi era malizia nelle sue parole, ma sembrava ci fosse una sincera preoccupazione per il futuro. Tuttavia, avevo bisogno di saperne di più, di comprendere appieno ciò che aveva visto e vissuto nel suo tempo.

«Ho ascoltato attentamente le vostre argomentazioni. La questione è complessa, e dobbiamo prendere una decisione ponderata.» dissi in tono calmo e misurato, per poi guardare Jim e poi il tellarite.
«Accetto la proposta del signor Rekon. Sarà un passo importante per comprendere meglio la situazione e valutare le minacce potenziali e per me si può fare.» dissi rivolto a Jim quando il capitano disse che voleva vedere anche lui cosa ci stava minacciando.

Non potevo (o non volevo?) permettere che l'informazione fosse trasferita solo a me senza la supervisione del nostro capitano. Era un compromesso ragionevole tra il desiderio di acquisire conoscenza e la necessità di preservare la sicurezza della Federazione e dell'equipaggio dell'Enterprise. C'era da dire che Jim non era solo il mio capitano, ma era anche un amico fidato. La sua richiesta di vedere direttamente la minaccia era saggia. Aveva sempre dimostrato una capacità straordinaria di prendere decisioni basate sulla sua intuizione, ma ora era giunto il momento di valutare attentamente i fatti e le prospettive future.
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#14

Osyraa Retik

Orioniana

Osservò il tellarite rimanendo in silenzio per qualche secondo ma, se come dite, la linea temporale è stata già inquinata allora non è possibile dire con certezza che i parametri di valutazione usati siano rimasti invariati. Una tecnologia che poteva essere troppo avanzata per noi prima della contaminazione potrebbe non esserlo ora era curiosa, più che altro.
Non conosceva la storia del tellarite o cosa lo spingesse a parlare così e forse era proprio questo che la costringeva a continuare in quel discorso. Spostò rapidamente gli occhi sul Capitano andando ad annuire alle sue parole, mordendosi la lingua e distogliendo per qualche secondo lo sguardo per focalizzarlo sul tavolo tattico intorno al quale erano riuniti.
Tornò a guardare il tellarite la prima direttiva viene usata esclusivamente dalla flotta stellare, non è un criterio d'azione generale ne un modo per intervenire nelle faccende di altre razze. Intervenire contro un'altra razza solo perché ha una tecnologia che potrebbe essere dannosa per noi è una violazione della prima direttiva, non è l'applicazione della direttiva stessa. La Flotta Stellare non è composta da custodi con una verità assoluta il tono questa volta era più pacato, come da raccomandazioni del Capitano naturalmente comprendo anche che questo non è una galassia ideale e di conseguenza di tanto in tanto è necessario agire, come stiamo facendo ora, per il superiore interesse della Federazione in fin dei conti nessuno metteva in dubbio la necessità di distruggere quella tecnologia ed evitare che i romulani potessero metterci mano, la loro divergenza di vedute era principalmente derivante dalle modalità con cui tale azione doveva essere intrapresa.
Quanto ai pericoli che li aspettavano saremmo ancora più pronti se decidesse di fornirci pieno accesso alle sue informazioni, questi avvertimenti fumosi possono portare a conseguenze altrettanto distruttive per milioni di individui. Se proprio dobbiamo riceverne tanto vale avere le informazioni complete, senza di quelle il comando potrebbe prendere una decisione errata distorcendo le informazioni per farle aderire alla situazuone che si troverà ad affrontare. Come avviene con le leggende troppo fumose, si finisce per applicarle e trovare connessioni in praticamente ogni situazione del resto conoscere cose era il suo lavoro, sentire quelle mezze parole non la metteva a suo agio.
Spostò lo sguardo su Spock e poi nuovamente sul tellarite. C'erano momenti, come quello, in cui le dispiaceva non essere in grado di operare una fusione mentale.
Portò brevemente lo sguardo su Kirk alla sua richiesta di essere messo a conoscenza dei pericoli alla Federazione di cui Rekon aveva parlato. Era d'accordo con quella richiesta, la cosa era palese, tuttavia per il momento non disse nulla, limitandosi a valutare senza interrompere.

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#15

Rekon

Tellarite


Se Rekon si sentisse o meno intimorito dal rimbrotto del Capitano dell’Enterprise sarebbe stato impossibile dirlo, dato che la sua espressione non mutò mai. Del fatto che non fosse particolarmente entusiasta della richiesta di Kirk di vedere a sua volta ciò che avrebbe mostrato a Spock, invece, tutti si sarebbero accorti senza alcuna difficoltà.

Il vecchio ingegnere era infatti palesemente insoddisfatto di quella richiesta perché – se dal Vulcaniano poteva essere certo di ottenere discrezione su quanto visto – il Capitano Kirk era una incognita. Quell’uomo era stato – ai suoi tempi – una stella di prim’ordine, ma incontrollabile. Sarebbe stato in grado di sublimare la naturale preoccupazione che i ricordi di Rekon gli avrebbero generato? O essi lo avrebbero spinto a cercare di sfidare il destino?

Sbuffò, fingendo invece di concentrarsi sulle parole dell’Orioniana, cui rispose per prima ”Ragazza, se vi dicessi di più ci sarebbe il concreto rischio di spingervi o verso il pericolo o verso una eccessiva prudenza, ed entrambe le cose sarebbero dannatamente deleteree rispetto a determinate situazioni!”

Sbuffò. Ovviamente le parole che aveva rivolto ad Osyraa erano dirette più a Kirk e Spock che a lei…come dicevano i Terrestri? ”Parlare a nuora perché suocera intenda”…o qualcosa del genere, comunque.

Alla fine annuì seriamente al Capitano, affermando ”Sta bene, se è così curioso faccia pure. Ma voglio che mi dia la sua parola che non divulgherà quel che le mostrerò, né pubblicamente né tantomeno in rapporti riservati. Forse è un eccesso di prudenza il mio, ma non potrei dormire la notte, sapendo di aver condannato la Federazione…”

Condannata alla distruzione, sia che fosse da parte dei Borg o del Dominio – se si fossero messi in luce troppo presto – o da parte delle altre forze ostili del quadrante, se avessero invece scelto di chiudersi in loro stessi per paura, smettendo di crescere e non essendo abbastanza grandi da fungere da deterrente verso i loro bellicosi vicini.

Attese quindi che Spock iniziasse la fusione a tre, cominciando a richiamare in primo luogo i ricordi che aveva sui Borg. Rekon non aveva mai avuto il (dis)piacere di affrontarli dal vivo, perché la sua nave era stata troppo lontana per intervenire di Wolf 359.

Aveva però fatto parte della Task Force del Comandante Shelby per la ricostruzione della Flotta dopo la cocente sconfitta subita alle porte del Settore 001 e, in questa veste, aveva rivissuto decine – centinaia – di volte tutti i filmati relativi agli incontri con gli alieni cibernetici del Quadrante Delta: aveva visto i diari di bordo dell’Enterprise e le registrazioni delle scatole nere delle 47 navi che il Cubo aveva distrutto. Aveva anche partecipato a numerose – fallimentari – simulazioni olografiche costruite su quei dati, nel tentativo di scoprire modi ingegnosi per opporsi alla potente forz adi invasione aliena che, con tale facilità, aveva sopraffatto le loro difese.

Ad ogni modo, per far comprendere ai due ufficiali della Flotta del ventitreesimo secolo il pericolo dei Borg doveva dare loro dei criteri di paragone. Per questo motivo iniziò la fusione mentale con una rapida panoramica della Plancia dell’Enterprise D come l’aveva vista simulata decine e decine di volte. Non mostrò loro molto, ma ci teneva a che vedessero la grande postazione di Ingegneria, affinché potessero constatare la quantità di potenza erogata dal reattore di curvatura, oltre cinquanta volte superiore a quella della nave su cui viaggiavano e superiore anche a quella che – teoricamente – si sarebbe potuto produrre con il reattore a singolarità che i Romulani tentavano di sviluppare.

Dopodiché li guidò fino alla consolle tattica, ove avrebbero potuto constatare che la nave che stavano vedendo era – per essere un vascello esplorativo – pesantemente armata e dotata di tecnologie belliche sia offensive che difensive imparagonabili alle loro.

Solo allora gli avrebbe mostrato tutto ciò che ricordava del primo contatto con i Borg, consentendo loro di vivere in prima persona le fasi iniziali dell’attacco assolutamente non provocato da parte di un cubo immenso, l’irrisoria facilità con la quale avevano prima sbriciolato quei potentissimi scudi e poi bloccato quegli avanzatissimi motori a curvatura con un semplice raggio traente.

Quindi gli mostrò la risposta federale, i possenti Phaser dell’Enterprise che perforavano il nero ed antiestetico scafo devastandone oltre il 30%, apparentemente disabilitando – o forse distruggendo – il vascello nemico. Ma si trattava di una vittoria di Pirro, dalla quale il nemico si riprese in pochissime ore, andando a rigenerare i danni subiti da solo, ad una velocità impensabile anche per i più moderni tra i cantieri spaziali presenti nei bacini di carenaggio di Utopia Planitia.

Mostrò loro come la nave nemica, pur essendo ancora non del tutto riparata, si fosse al secondo confronto dimostrata capace di assorbire e disperdere con facilità irrisoria l’energia delle armi federali che la prima volta l’avevano sopraffatta, per poi abbattere nuovamente gli scudi dell’Enterprise iniziando a farne a pezzi lo scafo.

Mostrò loro la fuga disperata, impossibile nonostante gli avanzati motori a curvatura della nave stellare della Federazione, che venne facilmente surclassata sia in velocità che in durata della curvatura, e mostrò loro come i Borg riuscirono a strappare l’Enterprise dal subspazio con un semplice – quasi banale – attacco.

Ma non era finita, perché Rekon ricordava perfettamente ogni dettaglio di quei rapporti che aveva rivisto centinaia di volte, così poté anche mostrare loro la colonia di Jouret IV, totalmente estirpata dalla crosta rocciosa del pianeta dove si trovava. Mostrò loro il secondo contatto con i Borg e la consapevolezza di come questi ultimi, per seguirli, avessero percorso una grande distanza in tempi impensabili per la Federazione del futuro (e, a maggior ragione, per quella di Kirk e Spock).

Questo secondo confronto era stato ancor più deprimente del primo perché – nonostante avessero avuto oltre un anno per prepararsi – i federali erano stati sbaragliati con la medesima, irrisoria, facilità della prima volta. Anzi, addirittura più facilmente, segno che il misterioso aggressore a forma di Cubo aveva appreso dalla passata battaglia come difendersi dalle armi della Federazione, rendendole totalmente inerti.

Mostrò quindi loro l’immagine di uno schermo visore, su cui comparve un umano – il Capitano dell’astronave federale - alterato ciberneticamente e reso parte della Collettività Borg. Quest’uomo, un tempo fedele agli ideali della Federazione e della Flotta Stellare, venne mostrato ormai privo di ciò che lo rendeva un uomo, mero strumento di distruzione per i suoi stessi compagni.

Fu una lunga carrellata di tale distruzione che Rekon dedicò ai due ufficiali comandanti dell’Enterprise. Scene frenetiche di una lotta disperata, riprese dalle plance di decine e decine di navi schierate contro un singolo Cubo e distrutte una alla volta, con metodica – spietata – precisione.

47 navi stellari, alcune grandi come cittadine ed altre più piccole erano state travolte da quei ventisette chilometri cubi di tritanio, distrutte e spezzate portando alla morte gli oltre 11.000 membri di equipaggio.

Con uno sbuffo Rekon decise di interrompere quel ricordo, sondando le menti dei due tramite la connessione creata dal vulcaniano per capire se ciò che aveva loro mostrato fosse o meno sufficiente.


@All
dato che non sono in grado di raccontarla così bene, andatevi a vedere “Chi è, Q?”, “L’attacco dei Borg parte 1 & 2” e i flashback di Sisko della prima puntata di DS9 Big Grin
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#16

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Spock S'chn T'gai | Vulcan

Con la consapevolezza della responsabilità che gravava su di me, annuii seriamente alle sue richieste e risposi: «Vi do la mia parola, Rekon, che ciò che vedrò rimarrà confidenziale. Comprendo l'importanza di proteggere la Federazione e la sua sicurezza. Non divulgherò nulla di quanto vedrò.» dissi, sperando che il capitano avesse le mie buone intenzioni, dato che talvolta si lasciava troppo condizionare dai propri sentimenti.
Mi preparai quindi per l'inizio della fusione mentale a tre, consentendo a Rekon di condividere con me e il Capitano Kirk i suoi ricordi. Mentre esploravo le immagini che lui proiettava nella mia mente, mi trovai subito immerso nella simulazione della Plancia dell'Enterprise D. Era un'esperienza affascinante vedere il funzionamento di quella nave così avanzata rispetto alla nostra epoca.
Continuai ad osservare attentamente mentre Rekon ci guidava attraverso i dettagli della tecnologia avanzata e delle risorse di cui disponeva l'Enterprise. Era evidente quanto fosse impressionante e potente questa astronave rispetto alle navi stellari del nostro tempo.
Poi, la visione si spostò sui Borg. Non avevo mai visto niente di simile e mi trovai a vivere le fasi iniziali dell'attacco dei Borg, la loro incredibile potenza, nonché la loro capacità di adattarsi alle nostre armi. La lotta disperata e la distruzione delle navi stellari della Federazione erano impressionanti e scioccanti. Le immagini del capitano tramutato in Borg erano ancor più perturbanti, testimoniando la sua completa assimilazione nella Collettività. Era una testimonianza potente del pericolo che i Borg rappresentavano per la Federazione e per l'intera galassia del futuro.
Mentre esploravo questi ricordi, la mia mente razionale analizzava le informazioni, cercando di comprenderle appieno e trarne insegnamenti per il futuro. Quando Rekon interruppe il flusso di ricordi, capii che aveva condiviso con noi abbastanza per farci comprendere appieno la minaccia dei Borg, ero grato per l'opportunità di aver avuto accesso a queste preziose informazioni, anche se erano state esperienze strazianti da rivivere. Guardai Rekon e annuii solennemente, rispondendo con voce calma e ponderata: «Comprendo ora la gravità della minaccia del futuro, Rekon. Le immagini che hai condiviso sono impressionanti e rivelano una minaccia senza precedenti. Prometto che non divulgherò mai ciò che ci hai mostrato.»

Mi girai verso il Capitano Kirk e dissi: «Capitano, penso che ora sia chiaro quanto sia cruciale affrontare questa minaccia con la massima cautela. Dobbiamo fare tutto il possibile per proteggere la Federazione e la sua integrità. Rekon ha condiviso con noi informazioni preziose, e dobbiamo utilizzarle saggiamente. Suggerisco di fare tutto il possibile per affrontare questa minaccia in modo responsabile e prudente.»
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#17

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James T. Kirk | Human

Qualcosa diede a Jim l'impressione che il tellarite si stesse rivolgendo a lui più che al tenente Retik quando mise in guardia l'orioniana che dare ulteriori informazioni avrebbe rischiato di alterare il loro modo di agire. Che fosse spingendoli verso il pericolo o alla prudenza, per Rekon sembrava facesse poca differenza per il destino della Federazione. Non serviva una grande fantasia nemmeno per capire che non fosse particolarmente felice della sua idea di ficcare il naso in ciò che li aspettava, ma il capitano non aveva la minima intenzione di ritirare quella richiesta solo per fare felice il loro ospite: se voleva trovare una soluzione al problema attuale, aveva bisogno di sapere esattamente di cosa stavano parlando. Ha la mia parola garantì sincero, lasciando che Spock si occupasse del resto.

Non ci volle molto prima che nella sua mente si formasse l'immagine della plancia di quella che sembrava una nave federale. Le uniformi dei presenti erano sufficientemente riconoscibili, sebbene diverse dalle loro e perfino da quella con cui era arrivato Rekon. Il tellarite parve voler attirare la loro attenzione sulla console tattica e Jim la osservò con attenzione, senza tuttavia perdere di vista il resto della plancia. La potenza di quei motori e delle armi era impressionante: una nave come quella avrebbe potuto facilmente distruggere intere flotte nella loro epoca e perfino la Narada, che aveva causato tanta distruzione, probabilmente sarebbe stata messa fuori combattimento senza grosse difficoltà con simili armamenti. Tuttavia ciò che aveva maggiormente attirato la sua attenzione era la targa appesa ad una delle paratie. Enterprise?

Il suo sguardo si spostò poi sull'insolito vascello apparso sullo schermo e sui falliti tentativi dell'equipaggio di contattarlo. Poi l'allarme rosso, l'attacco, la facilità con la quale gli alieni avevano prima catturato, poi inseguito l'Enterprise. Quella nave nemica che sembrava rigenerarsi più che richiedere riparazioni e gli attacchi avversari sempre più precisi, le difese federali sempre più deboli. Non era facile assistere a tutta quella distruzione senza poter intervenire e Jim non poté fare a meno di spostare freneticamente lo sguardo da una console all'altra mentre ogni tentativo di sfuggire agli avversari sembrava vano. Decine e decine di navi federali distrutte in pochi colpi sotto ai loro occhi... e il capitano che avevano visto agire con determinazione all'inizio, trasformato in una creatura che di umano non aveva più nulla. Era questo il futuro della Federazione?

Jim ebbe bisogno di qualche istante per riuscire a metabolizzare quelle immagini e per altrettanto tempo si ritrovò ad invidiare la compostezza con cui sia Rekon che Spock sembravano semplicemente accettare ciò a cui avevano appena assistito. 47 navi. Le aveva contate. Distrutte impietosamente in un solo attacco... decine di migliaia di vite strappate in pochi secondi. Cominciava a capire la preoccupazione di Rekon e i suoi decisi avvertimenti. Condividerli, tuttavia, era un'altra storia. Non era la prima volta che veniva messo di fronte alla consapevolezza che lì fuori c'erano cose al di sopra della loro comprensione, della loro portata... e che non tutte erano amichevoli. Aveva visto le decine e decine di simulazioni di Rekon e dei suoi colleghi, alcune particolarmente ingegnose ma tutte ugualmente inutili nel tentativo di stabilire una strategia in grado di contrastare quella minaccia. Sembrava davvero non ci fosse alcuna speranza per loro, eppure...

Le parole di Spock lo allontanarono per un istante dai suoi pensieri: sono d'accordo che questo sia un pericolo da non sottovalutare, ma quello che il signor Rekon vuole, è che non affrontiamo affatto questa minaccia. Quello che ci sta chiedendo è di starcene fermi nel nostro angolino di spazio finché non saremo pronti. rispose in direzione del vulcaniano, per poi rivolgersi direttamente a Rekon nemmeno voi eravate pronti, quando li avete affrontati gli fece notare ma ciò che ci ha fatto vedere è solo una faccia della medaglia. Ben selezionata. Enterprise D... è la sesta. Ha detto di averne conosciute otto... tutto quello che abbiamo visto deve essere accaduto molti anni prima del momento in cui è tornato indietro nel tempo e lei non è una macchina, è un ufficiale della Flotta Stellare. Mi corregga se sbaglio: sospetto che la Federazione abbia trovato un modo per combatterli alla fine. Non sono invincibili. concluse.

*Lexi se la ride per conto suo* Laugh
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#18

Rekon

Tellarite


Rekon era certo che non sarebbe bastata la sola visione dei Borg a spaventare un tipo come Kirk, poiché il Capitano era troppo abituato ad affrontare trasversalmente le situazioni, cercando (e trovando) soluzioni creative anche dove la gente normale non era in grado di farlo.

Il Tellarite era certo che, se avesse iniziato a strillare, avrebbe perso posizioni rispetto all'ufficiale. Per questo scelse la strada inversa, decidendo di condividere informazioni anziché nasconderle "Oh, i Borg - questo è il loro nome, tra parentesi - sono invincibili, almeno militarmente parlando. Sono una mente collettiva formata da migliaia di miliardi di individui, in grado di impiegare questa enorme capacità di analisi collettiva per analizzare qualsiasi forma di difesa o arma in pochi secondi. Dategli qualche minuto - ora, nei casi più complessi - e si adatteranno a qualsiasi tecnologia bellica possiate inventare, rendendola praticamente inefficace..."

Non c'era traccia di menzogna nella sua voce, poiché era la pura verità e i due ufficiali che avevano visto i suoi ricordi lo avrebbero riconosciuto: era così che i singoli Borg si adattavano ai phaser portatili ed era così che il primo Cubo aveva reso inutili le armi dell'Enterprise D "Sarò onesto, non abbiamo mai incontrato - se non in entità che avevano trasceso il mondo materiale - una forza bellica anche lontanamente paragonabile. Se avessero deciso di dedicarci la loro piena attenzione, inviando magari dieci o venti Cubi insieme, avrebbero assimilato l'intera Federazione in una settimana..."

Ma Kirk aveva affermato l'ovvio, evidenziando come loro esistessero ancora, pertanto l'ingegnere spiegò "No, la debolezza dei Borg sta nella distanza e nella loro natura: di base loro hanno come unica ambizione il miglioramento, l'evoluzione. E la perpretano assimilando forme di vita e tecnologie che ritengo idonee a migliorare sotto qualche aspetto ciò che sono. Per questo agiscono metodicamente, estendendo la loro influenza concentrica mente, partendo dal loro settore di origine nel Quadrante Delta. Oppure - come nel caso della Federazione - quando notano qualcosa di interessante cercano di assimilarlo ma, a meno che non si trovi nella loro area diretta di espansione - lo fanno sempre col minimo delle risorse che ritengono necessarie e mai se dovesse costare loro più di ciò che otterrebbero..."

Congiunse le tozze dita di fronte a sé, spiegando "Noi siamo stati fortunati, in questo senso. Quando si sono accorti di noi e ci hanno ritenuti degni della loro attenzione eravamo ancora estremamente lontani dal loro spazio di espansione, ma abbastanza forti da resistere alle loro forze minime, nello specifico ad un singolo Cubo per volta. Ma ci è costato grandi quantità di risorse. Ogni volta. Voi, per contro..."

Sorrise cupo, indicando con la testa pelosa e canuta lo schermo che indicava l'attuale estensione della Federazione, per poi allargare le braccia come ad includere l'intera Enterprise "Senza offesa, ma al momento né voi, né i Romulani o i Klingon avete la tecnologia per confrontarvi con loro, né tantomeno le risorse per sostenere un simile sforzo. Se qualcuno attivasse adesso quella tecnologia accenderebbe un faro su questo settore di spazio, attirando inevitabilmente la loro attenzione."

Ci pensò ancora...era il caso di chiudere il circolo, aggiungendo il cosiddetto carico da undici? Forse, in effetti, sì... "Teoricamente potreste anche averle, unendovi. Forse se creaste una grande alleanza con tutte le specie più forti del Quadrante potreste fermare anche un Cubo, seppur con perdite enormi. Ma poi sareste tutti e tre allo stremo, impreparati per tutto il resto che c'è là fuori..."

Prese un respiro e con un cenno invitò Spock a ricominciare la fusione mentale se avesse voluto, poiché aveva altro da mostrare, se le sue parole non fossero bastate "Perché, Capitano, non ho mai detto che i Borg siano il peggio che ci è capitato, solo il peggio che capiterebbe a voi se raggiungeste troppo presto determinati livello tecnologici. Per quanto siano la razza più pericolosa in termini assoluti, non sono loro che ci hanno quasi annientati..."


@Kirk, Spock
Se le parole di Rekon non bastano, è disponibile a fare una seconda fusione mentale, stavolta mostrandovi il pericolo del Dominio. Ve lo inserisco al prossimo post del caso
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#19

We will do what we have always done, Jim. We will find hope in the impossible.

Spock S'chn T'gai | Vulcan

Guardai Kirk, rivolgendosi direttamente a me, quando mi disse che secondo il suo punto di vista, Rekon stava suggerendo di non intervenire affatto.

«Non condivido necessariamente la sua visione, Capitano» risposi con calma. «Tuttavia, comprendo l'importanza di essere preparati prima di affrontare una minaccia così significativa. Rekon ha condiviso con noi una prospettiva inquietante, ma è essenziale ricordare che ciò che ha mostrato riguarda eventi accaduti in un lontano futuro. La Federazione, nel corso del tempo, ha dimostrato la sua capacità di adattamento e risoluzione di sfide complesse.»

Ascoltai attentamente le parole di Rekon, era evidente che i Borg rappresentavano una minaccia senza precedenti in termini di capacità di adattamento e di potenza bellica, il tellarite proseguì spiegando la natura dei Borg, la loro ricerca costante di miglioramento e l'approccio metodico all'assimilazione delle forme di vita e delle tecnologie. Era un quadro inquietante di ciò che la Federazione avrebbe dovuto affrontare se avesse attirato l'attenzione dei Borg... Tuttavia, avevo fiducia nella capacità della Federazione di affrontare sfide apparentemente insormontabili. «È evidente che i Borg rappresentano una minaccia formidabile, come hai descritto, Rekon. La loro abilità di adattamento e assimilazione è impressionante. Tuttavia, come hai sottolineato, la loro natura è basata sull'evoluzione e il miglioramento. Questo potrebbe essere un punto debole che la Federazione potrebbe sfruttare in futuro. In ogni caso, non ignoro la gravità della situazione, ma credo che la Federazione sia capace di affrontare questa minaccia in modo responsabile, il nostro obiettivo dovrebbe, se non potrebbe essere quello di acquisire conoscenze e risorse che ci permettano di resistere e, eventualmente, sconfiggere i Borg, senza però attirare prematuramente la loro attenzione. Dovremmo pianificare con attenzione il nostro approccio e cercare di ottenere tutti i vantaggi possibili prima di affrontarli direttamente.» dissi pacatamente per poi dire rivolgendomi al capitano «Capitano, ho fiducia nella capacità della Federazione di affrontare questa minaccia in modo strategico. Dobbiamo imparare da ciò che Rekon ha condiviso con noi e cercare soluzioni che siano compatibili con la nostra missione di esplorazione e diplomazia. La conoscenza è la nostra arma più potente, e dobbiamo usarla saggiamente.»
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#20

Where I come from, if someone
saves your life, you don't stab them in the back.

James T. Kirk | Human

A Jim sfuggì un mezzo sorriso nel sentire le parole di Spock: gli sarebbe tanto piaciuto sapere in quale anfratto di quella sua razionalissima mente, il vulcaniano avesse deciso che Rekon intendeva aiutarli ad affrontare i Borg dopo tutto quello che aveva detto e mostrato loro... ma non era quello il vero punto della questione e avevano problemi molto più urgenti cui prestare attenzione, a partire dai Romulani e dalla tecnologia che stavano sviluppando, passando per quell'inquietante visione del loro futuro. Concordo con il signor Spock disse il capitano, dopo aver ascoltato con attenzione sia le parole del vulcaniano che quelle del tellarite. O, meglio, concordava in parte, ma anche in quel caso si trattava di sottigliezze.

La preoccupazione che l'ingegnere sembrava nutrire all'idea che incontrassero quegli strani alieni-macchina appariva genuina e Jim non aveva difficoltà a comprenderla: aveva visto ciò che erano in grado di fare, così come tutti i tentativi falliti per contrastarli. La ragione per cui non era altrettanto sicuro che avrebbero portato alla fine della Federazione come il tellarite paventava, non era pura arroganza o una sottostima della loro tecnologia. Non mi fraintenda... precisò non intendo andare a cercarli o provocarli in alcun modo. Rappresentano sicuramente un grave rischio per la Federazione riconobbe. Ma... c'era un non indifferente "ma" che né il loro ospite, né Spock sembravano aver tenuto in considerazione.

Tuttavia... l'ha detto lei stesso: questi Borg ambiscono al miglioramento e all'evoluzione ricordò rivolgendosi all'ingegnere ... se questo è il loro obiettivo principale, mi aspetterei siano molto efficienti nel perseguirlo, dedicando la maggior parte delle loro risorse a questo scopo. disse, lasciando un istante al tellarite perché intuisse dove voleva andare a parare. Nei ricordi che ci ha mostrato gli alieni possedevano una tecnologia nettamente superiore a quella delle navi federali. Tutto questo avverrà... a un centinaio di anni da oggi? ipotizzò. Non sarebbe con loro che ci troveremmo a scontrarci: ipotizzando che gli alieni procedano secondo uno sviluppo tecnologico più rapido della Federazione dato che il nostro obiettivo primario è l'esplorazione... se li incontrassimo oggi, le loro armi e le loro difese potrebbero essere addirittura inferiori alle nostre. Specialmente se avessimo a disposizione la tecnologia che stanno studiando i Romulani. fece presente. Tutto quello che ci ha fatto vedere... potremmo essere perfino in grado di impedire che accada!

abbiate pazienza, mi diverto a rigirare le frittate, non voglio davvero togliere a Picard l'onore del primo contatto Laugh
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