TFB Per la prima volta, nella mia vita, sono stata felice.
#21

Logic is the beginning of wisdom, not the end of it

T'Dal Zayrus Vulcaniana

Ascoltai con intensa concentrazione le parole di Dakona e di Smythe. Se l'analisi sugli effetti benefici di un ambiente incontaminato come Nova Velloria era logica, la rivelazione delle radiazioni Bertold aggiungeva un livello di complessità inaspettato alla situazione. L'idea che i coloni potessero essere immuni a tali radiazioni era affascinante quanto preoccupante.
Lasciai che Dakona passasse lo scanner su di me e poi su Smythe, poi su Ross e quando Dakona confermò l'esposizione alle radiazioni Bertold e la sorprendente immunità di Ross, mi ritrovai a riflettere sulle possibili implicazioni. In circostanze normali, avrei inviato una squadra specializzata a raccogliere campioni e dati, ma la situazione attuale richiedeva un intervento diretto. Ero consapevole che ogni membro del mio equipaggio presente sul pianeta, inclusa io stessa, era in pericolo, e ciò aggiungeva un senso di urgenza e responsabilità alle mie azioni.

Mentre Dakona e Smythe discutevano dei dettagli tecnici, i miei pensieri si volgevano agli effetti personali di questa minaccia: Smythe stava per sposarsi, Dakona aveva una famiglia, e io... anche se ce l'avevo una famiglia e degli amici; il mio equipaggio era la mia priorità e il mio compito portare tutti a casa. Mi promisi internamente che, durante quella settimana, avrei trovato il coraggio di esprimere ciò che avevo taciuto per così tanto tempo. Almeno, prima di morire, Dakona avrebbe saputo.

«Dottore, Smythe, avete tutto il mio supporto. Dobbiamo agire velocemente e con precisione. Smythe, inizia ad analizzare la flora. Io mi occuperò di indagare sui minerali, dottore fai delle analisi» dissi con un tono calmo ma deciso, mascherando la mia ansia interna sotto una facciata di logica e professionalità.

Newton Ross, che aveva assistito alla nostra conversazione, si avvicinò a Dakona. «Dottor Raal, vi porterò a conoscere il nostro medico e il resto dello staff della colonia. Saranno felici di collaborare e di fornirvi qualsiasi informazione di cui avete bisogno.»

Detto questo, il signor Ross accompagnò Dakona verso i campi, dove lo presentò al medico della colonia, il Dottor Eliot O'Shea. Quest'ultimo era un uomo di mezza età, curvo ad estirpare delle erbacce. Quando il signor Ross fece le dovute presentazioni, il volto di  O'Shea si illuminò e si pulì le mani sui pantaloni.

«Dottor Raal, è un piacere incontrarvi finalmente. È sempre bello vedere una nuova faccia qui a Nova Velloria. In una colonia così piccola, ogni nuovo arrivo è un evento. Se siete interessato, potrei condividere con voi il mio 'segreto'. È una delle ragioni per cui la nostra salute qui è così eccezionale, almeno secondo me»  esclamò  O'Shea, allungando la mano verso Dakona. L'ultima frase era stata pronunciata con tono esageratamente allegro.
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#22

Causing people to suffer because you hate them... is terrible. But causing people to suffer because you have forgotten how to care... that's really hard to understand.

Dakona Raal Rigeliano

Per quanto si stesse sforzando di andare avanti, di risolvere la situazione, Dakona stava andando lentamente a pezzi. Non era la prima volta che la sua vita era a rischio, né la prima che vedeva persone a lui vicine morire. Durante la sua permanenza nelle zone di guerra gli era capitato più di una volta di dover dichiarare il decesso di soldati o colleghi con cui aveva parlato solo alcuni minuti prima. Se fossero stati solo lui e i suoi colleghi della squadra di sbarco a star rischiando la sua vita, Dakona sarebbe stato in grado di prendere la necessaria distanza dalla crisi per poter lavorare al meglio delle sue capacità. Eppure, c'era anche T'Dal sul pianeta. Anche lei aveva ricevuto quella silenziosa condanna a morte a causa delle radiazioni Bertold che avevano rilevato troppo tardi. Poteva consolarsi che aveva una settimana di tempo per scoprire il segreto della colonia, per salvarla, ma la verità era che quella tempistica si accorciava ad ogni secondo che passavano su Nova Velloria.

Mi faccia strada, signor Ross. Rispose quindi, quando l'uomo propose di accompagnarlo fino al medico della colonia. Era preoccupato per T'Dal, non solo perché la sua vita era a rischio ma anche perché non sapeva come lei stesse prendendo la situazione. Avrebbe voluto parlare con lei e ascoltarla ma, considerando la situazione, non poteva far altro che aver fiducia e lasciarla fare il suo lavoro. Chiamami se hai bisogno di qualcosa. Qualsiasi cosa. Le disse, a voce bassa, mentre passava accanto a lei per seguire Ross.

La passeggiata verso i campi lo aiutò a recuperare, almeno parzialmente, il suo sangue freddo. Se i coloni erano sopravvissuti sul pianeta senza nemmeno sapere di star venendo irradiati dai raggi Berthold, non doveva essere difficile scoprire con cosa fossero esattamente venuti in contatto. Il piacere è mio, dottor O'Shea. Rispose, stringendo la mano che l'uomo gli stava porgendo. Sono davvero interessato a scoprire il segreto delle vostre eccelse condizioni di salute. Normalmente diffiderei di una medicina miracolosa ma i risultati sono davanti ai miei occhi: una cura per le radiazioni Berthold, questo rivoluzionerà la storia della medicina! La sua voce era più allegra di quanto lui stesso si sentisse ma sentiva il bisogno di vedere la reazione di O'Shea, di essere certo che non sapesse delle radiazioni. Perché, se sapeva e non li aveva avvertiti, sarebbe stato estremamente grave.
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#23

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T'Dal Zayrus Vulcaniana

Ascoltando le parole di Dakona e osservando la sua partenza con Ross, non potevo fare a meno di riflettere sulla profondità della sua preoccupazione. Era una situazione straziante per entrambi; il peso della nostra imminente fine pendeva su di noi come una spada di Damocle. Tuttavia, la determinazione di Dakona nel cercare una soluzione, nonostante la propria sofferenza interiore, era ammirevole.

Quando Dakona si avvicinò per dirmi quelle parole, dicendo di chiamarlo se avessi bisogno di qualcosa, provai un misto di gratitudine e ansia. La sua offerta era sincera, un gesto di solidarietà in un momento di crisi condivisa e gli risposi piano «D'accordo, fallo anche tu.» dissi guardandolo mentre si allontanava per raggiungere il Dottor O'Shea e cercare poi di dedicarmi alle rocce come avevo detto che avrei fatto.

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Dal canto suo, O'Shea, sorrise stringendo la mano del collega. La conversazione si spostò rapidamente sul cuore della questione: la straordinaria salute dei coloni.
«Mi segua allora» disse allegramente e con una scintilla di orgoglio negli occhi, O'Shea lo condusse verso un'area coltivata, dove crescevano delle piante dall'aspetto insolito e lo fece in silenzio.
«Ecco il nostro segreto! Queste piante, e in particolare le loro spore, sono la nostra cura per tutto! Grazie a loro, siamo più felici e sani. Ci curano e ci difendono. Sono la nostra panacea, la risposta a tutti i mali che ci affliggono. Provi se lo desidera, io sono stato l'ultimo a testare le spore e avrei voluto farlo prima.» disse con orgoglio e felice.
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Dakona Raal Rigeliano

Era difficile stabilire cosa passasse per la testa del dottor O'Shea. Non sembrava essere rimasto scioccato al suo nominare i raggi Berthold e questa sua assenza di reazione era decisamente sospetta. Purtroppo, non poteva considerarla una prova della sua colpevolezza. Era sufficiente però per portare Dakona a diffidare di lui. Provare le spore? Sarei un'idi*ta se le testassi senza prima farle analizzare dai nostri laboratori. Pensò, ma ad alta voce disse: Mi piacerebbe mandare dei campioni di queste piante sulla Saratoga per analisi, ho la sua autorizzazione? Come ho già detto, studiare le spore e i loro effetti sulla salute potrebbe essere rivoluzionario. Tra l'altro, se ha già fatto qualche studio in proposito, mi piacerebbe visionarlo.

Mentre parlavano, si erano avvicinati alle piante. Per quanto leggermente a disagio, Dakona riteneva di essere ancora ad una distanza di sicurezza più che sufficiente. Una volta nei campi non c'era modo di sfuggire totalmente all'effetto delle spore trascinate dal vento, ma immaginava che un'esposizione così limitata non avrebbe fatto grandi danni. Non più delle radiazioni Berthold, almeno. Quello che non si aspettava era che, improvvisamente, la pianta più vicina a lui (posta almeno ad un metro di distanza) gli spruzzasse un getto di spore dritto in faccia.

Un'imprecazione gli sfuggì dalle labbra e Dakona si affrettò a recuperare il suo tricorder. Mentre passava lo scanner medico per il suo corpo, rilevando un calo lieve ma graduale dei danni da esposizione ai raggi Berthold, la consapevolezza dell'importanza di quello che stava facendo cominciò a sfuggirgli. Scosse la testa, cercando di schiarirsi la mente appannata. Come rigeliano, non si era sottoposto alla rigida disciplina vulcaniana: il suo popolo studiava le arti telepatiche vulcaniane, ma preferiva sfogare le emozioni nell'esercizio fisico al posto di sopprimerle. Dakona non era attrezzato per comprendere esattamente cosa gli stesse succedendo, né per tentare di resistergli. Così non ci volle molto perché il suo timore per gli effetti nocivi delle spore svanisse completamente.

Cosa aveva fatto fino a quel momento? Tutte le sue preoccupazioni, i suoi sacrifici e il suo impegno ora gli sembravano inutili. Viaggiare tra le stelle, rischiando la vita nell'oscurità dello spazio, non gli sembrava più così allettante. Che senso aveva passare i propri giorni nei corridoi metallici della Saratoga quando di fronte a lui c'era un pianeta rigoglioso? Questo è meraviglioso... dobbiamo mostrarlo agli altri. Disse. Ho bisogno di una paletta. Devo portare una di queste piante - uno di questi fiori - a T'Dal. Il fusto di quelle piante poteva essere spesso, ma il loro fiore aveva una certa eleganza. Gli sembrava perfetto per dichiararsi alla donna di cui da tempo si era invaghito.
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#25

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T'Dal Zayrus Vulcaniana

Mentre mi concentrai sui compiti a me assegnati, non potevo fare a meno di sentire un crescente senso di preoccupazione per Dakona. La sua assenza prolungata e il silenzio radio mi lasciavano nell'incertezza e nell'ansia per ciò che potesse star facendo o affrontando.. Era con un medico, ma se avesse avuto bisogno di aiuto? Mi dissi che sarei andata a cercarlo, quello che cercavo non aveva senso, tutto sembrava.. normale considerando tutto.

Se alla domanda del collega riguardo la risposta di O’Shea fu semplicemente un laconico «Certo, faccia pure!», la reazione dell’uomo all'entusiasmo improvviso di Dakona fu sorprendentemente accomodante. Con un sorriso allegro, disse: «Ah, ci penso io!» e prontamente tornò con una paletta e un paio di cesoie, offrendole a Dakona. «Queste potrebbero tornarti utili, no?» chiese, mantenendo il suo tono gioioso e disponibile, come se incoraggiasse Dakona nella sua nuova, seppur irrazionale, missione.
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Dakona Raal Rigeliano

L'irrazionalità della situazione avrebbe dovuto essergli evidente, eppure la mente di Dakona non riusciva a rilevarla. Ti ringrazio, O’Shea. Disse, con un gran sorriso sulle labbra, mentre accettava paletta e cesoie. Mentre lavorava nel terreno, il rigeliano si sentiva allegro. Non sapeva praticamente nulla di coltivazione ma, grazie ai consigli e alle correzioni dell'ex-dottore trasformatosi in agricoltore, riuscì con successo ad estrarre una delle strane piante dal terreno. È perfetta, sembra una rosa. Non lo sembrava, assolutamente. Eppure nella mente di Dakona la lieve somiglianza nella forma della parte fiorita era più che sufficiente. Spero che a T'Dal piaccia.

Al pensiero della donna, Dakona estrasse il comunicatore. A quell'ora poteva essere ovunque nella colonia, probabilmente preoccupata per una crisi ormai risolta. T'Dal, qui Dakona. Disse, attivato il comunicatore. Dove ti trovi? Ho bisogno di parlarti: ho risolto il mistero dell'immunità dei coloni alle radiazioni. ...e ho qualcosa per te. Completò nella sua mente. Il fiore era una sorpresa, quindi non aveva intenzione di parlargliene via comunicatore.

Con un nuovo cenno di ringraziamento ad O’Shea, a cui restituì la strumentazione presa in prestito, Dakona cominciò ad incamminarsi verso l'uscita dei campi. In una mano aveva il comunicatore aperto, mentre con l'altro braccio stava avvolgendo e sostenendo con cautela la pianta appena estirpata. Mentre attendeva la risposta di T'Dal, cominciò a dirigersi a passo sostenuto verso la colonia.

Fai pure che ti raggiunge. Wink
p.s. le spore cominciano a farmi paura Fear Laugh
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#27

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T'Dal Zayrus Vulcaniana

Mentre Dakona mi comunicava attraverso il comunicatore la sua scoperta, un'ansia cauta mi pervase, data l'insolita allegria nella sua voce. La sua affermazione di aver risolto il mistero dell'immunità dei coloni alle radiazioni mi intrigò profondamente. «Sono nei laboratori della colonia, collaborando con il team scientifico. Posso incontrarti a breve; dove ti trovi?» chiesi e alla sua risposta, mi affrettai verso il luogo dell'incontro, il mio passo veloce segnava la mia determinazione di sapere come poter tornare alla nave il prima possibile.

Quando Dakona apparve, la sua felicità era evidente, accresciuta dalla pianta che teneva. La sua gioia era contagiosa, ma una parte di me era decisamente preoccupata. «Come hai scoperto questa immunità? E cos'è quello che hai lì?» chiesi, ma prima che Dakona potesse spiegare, la pianta tra le sue mani si attivò, liberando una nuvola di spore nell'aria. Nonostante il mio tentativo di allontanarmi, fui avvolta comunque dall'effetto delle spore. La mia reazione fu immediata e viscerale. Non volevo che quelle spore avessero effetto su di me, desideravo resistere, mantenere il controllo che avevo sempre esercitato su me stessa. «No» dissi con un suono strozzato, seguito da un implorante, «per favore... no» volevo resistere, ma le spore erano troppo potenti, e il mio solito controllo Vulcaniano iniziò a svanire rapidamente.

In quel momento, tutte le preoccupazioni che avevano dominato la mia vita sembrarono perdere ogni significato. La Saratoga, la nave che avevo guidato con orgoglio e dedizione, i miei obblighi come capitano, il mio matrimonio fallito con Mestral che sembrava appartenere a un'altra vita, e persino i legami con la mia famiglia, tutto ciò divenne piano piano irrilevante, come se quella vita non mi appartenesse più ad eccezione di una cosa in particolare.

L'unica cosa, l'unica persona che rimaneva nella mia mente, era Dakona. Lui era lì, davanti a me, e in quel momento nulla altro contava. Con un sorriso che non avrei mai creduto possibile sul mio viso, ammisi con una sincerità che non avevo mai conosciuto prima: «Io ti amo. Ti posso amare ora.»

Queste parole, dette con una chiarezza e una certezza inaspettate, segnavano un distacco totale dalla persona che ero stata fino a quel momento. Ero sopraffatta da un'emozione pura e profonda, una dedizione che superava ogni razionalità e ogni controllo precedentemente imposto dalla mia cultura e dalla mia formazione.

In piedi davanti a Dakona, con il cuore aperto in un modo che non avrei mai immaginato possibile, ero pronta ad esplorare questa nuova realtà. Le spore avevano eliminato ogni barriera, ogni restrizione che mi ero imposta, permettendomi di esprimere un amore che aveva sempre aspettato, in silenzio, di essere rivelato.
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#28

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Dakona Raal Rigeliano

La forte reazione di T'Dal alle spore lo scosse profondamente. Le sue suppliche, il suo evidente dolore, ebbero un certo effetto su di lui. Cosa stava facendo? Cosa aveva fatto? Il moto di preoccupazione e rabbia sorto in lui in quella visione contrastò, per un breve istante, l'effetto delle spore. La sua lotta però terminò in sconfitta appena il dolore di T'Dal svanì e la donna gli proclamò tutto il suo amore. Era tutto a posto, non era successo nulla. Non c'era niente di cui preoccuparsi. Erano lì, insieme e felici: cosa altro avrebbe potuto chiedere?

Ti amo anch'io, T'Dal. Le rispose. Anch'io ti posso amare, ora. Fino a questo momento ho tentennato, ho creduto di dover rinunciare a te per il tuo bene. Ma di quale "bene" stavo parlando? Noi siamo fatti l'uno per l'altra, perché dovremmo rifiutare di riconoscerlo?

Era così ovvio ora, eppure non lo era stato solo pochi minuti prima. Perché si era fatto influenzare da concetti così labili? Perché aveva pensato di doversi sacrificare per un uomo che stava evidentemente facendo soffrire l'amata? Mestral era un brav'uomo, ne era sicuro. Non lo conosceva di persona ma era convinto che, essendo stato scelto dai genitori di T'Dal, non fosse una brutta persona. Eppure, non era adatto a lei. La stava facendo soffrire, come probabilmente T'Dal stava facendo soffrire lui. Perché continuare a tormentarsi per un matrimonio fallito sin dal suo inizio?

Questa rosa è per te, Proseguì, offrendole la pianta che ormai aveva rilasciato le sue spore. mio capitano. Sulle sue labbra, il grado di T'Dal si era trasformato in un soprannome romantico. Si era svuotato di tutta la sua importanza, di tutti i suoi doveri. Le spore li volevano sul pianeta, così Dakona non era più in grado di percepire né il desiderio di viaggiare nello spazio, né il suo dovere verso chi soffriva. Quello che contava era lì, su Nova Velloria. Tutto il resto non aveva importanza.
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#29

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T'Dal Zayrus Vulcaniana

La confessione di Dakona, così piena di sincerità e priva di ogni dubbio precedente, mi colpì nel profondo del cuore. La sua lotta interna, palpabile nei momenti prima che pronunciasse quelle parole, aveva trovato risoluzione nella più pura espressione d'amore. Ascoltando Dakona parlare del nostro essere "fatti l'uno per l'altra" e del superamento dei dubbi che lo avevano tormentato, non potei fare a meno di sentire una ondata di calore attraversarmi. Le sue parole riecheggiavano il cambiamento dentro di me, una trasformazione portata dalle spore che avevamo entrambi inalato. La logica, l'obbligo, il dovere - tutto sembrava svanire di fronte a questa nuova realtà in cui esistevamo solo io e lui, uniti da un amore che le circostanze avevano rivelato in modo così improvviso e assoluto.
Quando Dakona proseguì, presentandomi la pianta, ormai priva delle sue spore, come una rosa per me, "mio capitano" divenne un termine carico di nuova intimità e affetto. In quel momento, qualsiasi senso di responsabilità o comando che avevo avvertito come capitano della Saratoga sembrava irrilevante. Le spore ci avevano convinti che Nova Velloria fosse il nostro unico universo desiderabile, eliminando ogni altra aspirazione o impegno: era come se le spore avessero cancellato ogni ombra di dubbio o incertezza, lasciandoci in uno stato di beatitudine incondizionata e provare finalmente le sensazioni che tanto avevamo soppresso.
«Dottore, non pensavo che tu ti sentissi così, io pensavo che io non ti interessassi...! Il bene che dovrebbe interessarci è solo il nostro» dissi accarezzandogli il volto con un gran sorriso.
In tutto questo, in un angolo remoto della mia mente, un sussurro di razionalità persisteva, lottando per farsi sentire. Questo amore, questa felicità - era reale o semplicemente il prodotto di un'illusione? In quel momento, però, quelle domande rimanevano inascoltate, sommerse dalla forza delle emozioni che Dakona e io condividevamo.
«È meraviglioso qui, Dakona… dobbiamo condividerlo» gli dissi, il cuore traboccante di una felicità non filtrata dalla logica o dal ragionamento «Facciamo scendere l'equipaggio, voglio che tutti vedano e siano felici»


Volendo possiamo anche avvicinarci alla fine, tu che ne dici? Thinking
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#30

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Dakona Raal Rigeliano

Sì, l'unico bene che deve interessarci è il nostro. Confermò. Dakona si era tanto prodigato per il bene altrui, arrivando anche a rischiare la vita in pericolose zone di guerra. L'effetto delle spore non era così forte da cancellare totalmente l'importanza di quello che aveva fatto in passato, ma gli stava offrendo la chiara impressione di aver fatto abbastanza. Si era sacrificato a sufficienza per gli altri, quindi era arrivato il momento di pensare a sé stesso. Avrebbe vissuto il resto della sua vita su quella colonia, in compagnia di T'Dal. Perché non c'era nulla più importante di lei.

..ma hai ragione, sarebbe egoistico tenerci tutto questo solo per noi. Dakona aveva passato l'intera vita ad aiutare gli altri: poteva farlo un'ultima volta per aiutare i suoi compagni bloccati sulla Saratoga. Facciamoli scendere e... ah! Potrei mandar loro degli esemplari di rosa. Così saranno immuni alle radiazioni e vedranno come noi la bellezza di questo pianeta. Sì, avrebbe dato l'ordine di teletrasportare a bordo quelle meravigliose piante, in modo che le loro spore salvassero i loro colleghi dal triste destino di morire a causa dei raggi Berthold. Poi potremmo prenderci il resto della giornata tutta per noi, che ne dici?

I am hopeful that one day I will discover my own humanity.

Marjorie Midway Androide

Alcune ore dopo, sulla USS Saratoga.

Un getto di spore dritto in faccia accolse il suo ingresso in infermeria. Dopo aver lanciato uno sguardo omicida alla pianta in questione, posizionata con cura sul bioletto come se fosse un paziente, Mid estrasse il phaser dalla cintura. Una veloce modifica alle impostazioni e un raggio colpì la pianta, disintegrandola. All'allarme sonoro che scattò subito dopo, Mid sospirò in una perfetta imitazione umana. Non possiamo disattivarlo una volta per tutte? Si lamentò, per poi avvicinarsi al terminale ed inserire il codice di autorizzazione per disattivare l'allarme. Si trattava di un allarme importante, che permetteva di reagire prontamente in caso di disintegrazione di un collega da parte di ostili, ma al momento era del tutto inutile. L'unico lato positivo era che le piante teletrasportate sulla Saratoga non erano molte. Se non fosse stato per gli infetti che le avevano portate a spasso per la nave e il sistema di areazione che aveva accelerato la diffusione delle spore, la situazione non sarebbe stata così critica.

Le spore non erano arrivate alla plancia, per fortuna: la Saratoga aveva ancora una catena di comando funzionante, ma aveva perso buona parte dello staff: soprattutto quello scientifico e medico. Mid stessa si era ritrovata a dover condurre con la forza diversi colleghi al loro alloggio o, nei casi più gravi, alle celle del settore carcerario. Non era stato possibile fermare tutti, quindi c'erano infetti che si stavano godendo una pericolosa vacanza nella colonia, ma avevano fatto del loro meglio.

Dopo aver ispezionato con attenzione l'intera infermeria, alla ricerca di eventuali altre piante, Mid tornò al terminale del computer e fece partire la procedura di disinfestazione sporicida. Normalmente il sistema avrebbe iniziato un conto alla rovescia per procedere all'evacuazione del locale ma lei lo scavalcò. Era la sola in infermeria ed era stata appena riempita di spore. Essendo un androide, l'esposizione a quella sostanza sporicida non le avrebbe causato problematiche alla salute. Quindi perché non risparmiare tempo e fare due cose in una volta sola?

Midway a plancia. Attivò il comunicatore, appena la procedura si fu conclusa. Ho disinfestato l'infermeria. Comandante, vuole che proceda all'attivazione del MOE? Avevano campioni da analizzare e pazienti da curare. Qualsiasi mano in più, anche olografica, avrebbe fatto comodo.

Dimmi se c'è qualcosa che non quadra/da sistemare. Wink
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